Urbanistica preventiva: le trappole dello spazio pubblico
di Daniele Porretta
Pubblicato su Masala, giornale di critica sociale di Barcellona, gennaio 2010
Forse qualcuno ricorda una scena del film Manhattan. Woody Allen e Diane Keaton uscivano di notte insieme, facevano una lunga passeggiata per New York, prendevano un caffè in un bar e finivano seduti su una panchina, aspettando l'alba e guardando il ponte di Brooklyn. La stessa immagine veniva anche riprodotta in bianco e nero sul manifesto del film: Allen e Keaton seduti di spalle, guardando l'East River. Manhattan venne girata nel 1979 ed è possibile che nei prossimi anni questa scena finisca per diventare completamente anacronistica. Da molto tempo ormai è stata dichiarata una guerra silenziosa contro le panchine ed è probabile che in futuro non ne rimanga nessuna.
In molte città le panchine sono state eliminate, sostituite da sedie individuali o, nel migliore dei casi, modificate con separazioni e appoggiabraccia. La giustificazione per l'adozione di queste misure risiederebbe nel denominato "uso incivico" che si farebbe di questi elementi del mobiliario urbano. In altre parole si vuole impedire che in determinate zone della città la popolazione in continuo aumento dei senza tetto le utilizzi per dormire. Comportamento non solo "incivico", ma anche immagine poco decorosa di fronte ai numerosi turisti che ogni giorno visitano i nostri bei centri storici.
Recentemente in alcuni punti considerati conflittivi di Ciutat Vella (Barcelona) sono state adottate una serie di misure urbanistiche per evitare le cosiddette "condotte inciviche". Si tratterebbe dell'installazione delle panchine "anti-indigente", con appoggiabraccia per rendere impossibile sdraiarvisi e dormire, e la costruzione di rampe "anti-urina" negli angoli delle strade. Tutte queste misure si aggiungono ai già numerosi elementi di un sempre più vasto repertorio di strumenti "anti-qualcosa o qualcuno" dei quali si sta dotando lo spazio pubblico di Barcellona. Vi sono per esempio le "Pig ears" (orecchie di maiale), uno strumento anti-skaters. Perché questi giovani incivici non girino impuni per le strade della città, sono state installate in molti punti strategici delle grappe a forma di "orecchio di maiale" che funzionano da ostacolo e finiscono per rendergli la vita impossibile.
Però dove realmente si è stati più creativi è stato al momento di adottare misure affinché dormire in determinate zone sia praticamente impossibile: dall'irrigazione delle piazze, passando per l'installazione di sedute scomode alle fermate della metro e dell'autobus, fino ad arrivare a punzoni negli angoli che potrebbero essere utilizzati come rifugio per la notte. Questo repertorio di soluzioni veniva recentemente definito dai giornali come "urbanistica preventiva", una definizione meno conosciuta, però senza dubbio migliore e meno orwelliana che "architettura del controllo", meno reazionaria che "architettura disciplinaria" e meno allarmista che "costruzione dello spazio difendibile". Siamo però sicuri che l'unico obiettivo della guerra contro le panchine sia eliminare, o almeno spostare, gli indigenti dal centro della città?
Ancora una volta il centro commerciale sembra essersi convertito nello schema per la modificazione dello spazio pubblico delle nostre città. I centri commerciali fin dalla loro nascita rappresentarono una "versione filtrata dell'esperienza della città, una simulazione dell'urbanità" (1). Assomigliano a una città, hanno strade, piazze, ma realmente non lo sono. Rappresentano solo una simulazione di un ambiente urbano, qualcosa che è molto caratteristico di un'epoca, la nostra, che sembra preferire sempre più la simulazione alla realtà.
Una strada di questi centri è differente da una strada reale fondamentalmente per la sua ragion d'essere: esiste solo ed esclusivamente in funzione della vendita delle merci mostrate nelle vetrine. Non può essere un luogo per passeggiare, poiché è stata costruita per indurre al consumo. Per questa ragione nei centri commerciali le poche panchine sono state installate strategicamente di fronte ai negozi. I nostri centri storici seguono lo stesso esempio, si blindano non solo per rifiutare gli indesiderati, come i giovani e i senzatetto, ma si modificano anche per indurre al consumo. Ed è chiaro che nelle strade e nelle piazze del futuro sedersi non sarà gratis.
[1] Trevor Boddy, “Subterránea y elevada: la construcción de la ciudad análoga”, en Variaciones sobre un parque temático. La nueva ciudad americana y el fin del espacio publico, ed. Gustavo Gili, Barcelona, 2004,p. 146.
stefano, non riesci a mettere le foto che erano nella mail che ti girai?