Per chi suona la campana (2a parte)
di PAGINA FACEBOOK (Ugo Boghetta)
II° parte (Draghi: l’assassino ritorna sempre sul luogo del delitto)
Un discorso di grande politica quello di Draghi, questa è l’opinione trasmessa dai media e da quasi tutti gli intellettuali. A questo proposito vale quanto scritto da Eco: “Il primo dovere degli intellettuali è tacere quando non servono a nulla”.
E che non servano a nulla, assieme ai giornalisti, basta confrontare il testo di Draghi con quello di Conte di un anno fa: sono quasi identici. Del resto, a pensiero liberista unico, moneta unica irreversibile, corrisponde un discorso unico. Ecco allora che la narrazione è la stessa: sconfiggere il covid, far ripartire la crescita. L’ideologia ormai imperante è il green. Il recovery plan è la grammatica di questo mantra ormai mondiale.
Ci sono variazioni, ma contingenti a questa coalizione. La sottolineatura dell’orientamento europeista ed atlantico è rivolta a Salvini e M5S; ma tenendo comunque la porta aperta a Russia e Cina. Anche il passaggio sulla necessaria morte di aziende fuori mercato (messe fuori mercato da chi e da cosa!?) sono state smussate dal … ma anche tutelare i lavoratori tutti o accompagnare le imprese in crisi verso altri lidi. Certo, porre la questione generazionale nei termini detti: “Ogni spreco di oggi e un torto alle giovani generazioni …” non lascia presagire nulla di buono, in particolare in materia di pensioni.
Significativo, in realtà, è il non detto. Non si parla di nessun piano occupazionale, né tanto meno di come difendere il lavoro. Non si va oltre la retorica dei giovani e delle donne: cose che si ascoltano da decenni. Del resto, ormai tutti affermano che il tempo del covid ha aumentato le diseguaglianze a dismisura, ma nessuna parla di piena occupazione, uguaglianza, redistribuzione di ricchezza, redditi e salari fermi da quando abbiamo intrapreso la strada dell’euro.
Così come non ha pronunciato la parola: “pubblico”: nemmeno per quanto riguarda sanità e scuola.
Poichè sappiamo che i soldi unionisti sono pochi rispetto alle necessità e diluiti nel tempo, è chiaro che per gran parte della popolazione, e le imprese ultime nella filiera produttiva rimarranno abbandonate. Parliamo delle attività chiuse dettate dai provvedimenti del governo, e delle oltre 150 aziende medio-grandi in crisi con vertenze aperte e da tempo sul tavolo del Ministero del Lavoro.
Tutto ciò delinea un quadro della sofferenza economica e sociale trasversale che non potrà trovare risposta dentro a questo quadro liberista ed unionista.
La campana suonerà per costoro.
Tuttavia, in uno o due anni, a Draghi forse potrebbe bastare poco per fare apparire un qualche miglioramento. Probabilmente praticherà il suo: “whatever it takes” per essere eletto sullo scranno più alto. Anche se oltralpe staranno a vedere se ora, in posizione di governo, razzolerà in maniera coerente.
L’ultima questione riguarda Draghi e l’Unione. Certamente il carisma del nostro conterà molto in un’Unione in fase di transizione: il recovery ne è un aspetto anche se contrastato dai paesi del nord. Potrebbe essere un “una tantum” per poi tornare alle vecchie logiche austeritarie. C’è una debolezza ai vertici per l’uscita della Merkel. Ed è sempre aperto il problema di quale modello unionista cui tendere fra spinte confederali, il super-stato carolingio, il modello federale.
Draghi, a questo proposito, è stato assai chiaro. Ha certo parlato della scontata irreversibilità dell’euro, e che fuori dall’Unione vi è la solitudine. Passaggio esaltato quando invece è una falsità: nessun italexit pensa all’autarchia. Infatti, dopo aver retoricamente sostenuto il ruolo degli stati poiché in questi si riconoscono i cittadini, ha prospettato ulteriori cessioni di sovranità là dove il ruolo degli stati è ritenuto debole, proponendo, fra le altre, politiche di bilancio e fiscali unioniste.
Ma in che cosa dovrebbero rispecchiarsi i cittadini se: bilancio, fisco, sicurezza, difesa, politica estera fossero cedute alla tecno-democrazia unionista!? Gli Stati diventerebbero asfittici come le Regioni italiane.
E va sempre ricordato che la cessione di sovranità è contro la Costituzione. Ma, non a caso, Draghi non l’ha mai citata!? Del resto, questa è una maggioranza liberista, unionista e, dunque, contro la Costituzione come tutta la cosiddetta seconda repubblica.
Sta di fatto che il cambio fisso dell’euro, le tensioni internazionali, gli incappucciati della finanza sono sempre all’opera e continueranno a stressare i popoli europei.
Prima o poi la campana suonerà anche per Draghi ed i suoi amici.
Ora bisogna organizzare i suonatori.
FONTE: https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=3713503328686207&id=100000797283987
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