Vaccini, è l’ora delle forze armate: la valenza strategica della nomina del generale Figliuolo
di OSSERVATORIO GLOBALIZZAZIONE (Andrea Muratore)
La scelta di Mario Draghi di sostituire il commissario straordinario dell’emergenza Covid-19, rimuovendo dall’incarico Domenico Arcuri e chiamando in campo il generale Francesco Paolo Figliuolo è strategica e rilevante sotto diversi punti di vista.
Mettendo da parte il complesso dibattito sulla gestione Arcuri, uomo che ha dovuto gestire una situazione di forte stress del comparto organizzativo e ha pagato troppo spesso scelte comunicative intempestive o errate, la chiamata di Figliuolo impone una discontinuità e profonde riflessioni. Draghi dà mandato a un generale affidandogli la lotta all’emergenza Covid-19 e la macchina organizzativa della filiera biosanitaria e della logistica vaccinale. Ovvero le sfide cruciali per poter dare un colpo decisivo alla pandemia a oltre un anno dall’esplosione dei focolai di Codogno.
Le forze armate stavano già dando ottima prova nel quadro dell’Operazione Eos, finalizzata a organizzare nel migliore dei modi la gestione della catena del freddo volta a conservare i vaccini, specie quelli più delicati come Pfizer-Biontech, nel corso del loro viaggio dall’estero fino ai centri di stoccaggio situati sul territorio nazionale; la campagna vaccinale ha però dovuto subire ostacoli imponenti di natura esogena (come le incertezze sulle forniture) e endogene (l’assenza di una pianificazione sulla produzione nazionale) che hanno richiamato, in forma più grave, le problematiche legate alle criticità dell’apparato industriale bio-sanitario emerse all’inizio della pandemia. Da qui la motivazione della chiamata di Figliuolo, già comandante logistico dell’Esercito italiano, che per Draghi e il suo governo è premessa di un necessario cambio di paradigma.
Logistica, produzione, integrazione di sistema, tutela dai rischi esogeni ed endogeni: il maggiore coinvolgimento delle forze armate che i nuovi piani vaccinali imporrano porterà con sé una valutazione a tutto campo della partita vaccinale nel quadro di una precisa strategia nazionale di organizzazione delle filiere medicali e sanitarie. A dicembre, nella pubblicazione “Pianificazione e Protezione delle Filiere Logistiche per il Comparto Industriale Biosanitario nella Lotta al Covid” edita dal Centro Italiano Studi d’Intelligence (Cisint) chi scrive ha contribuito ad analizzare i profili di rischio e le minacce che il sistema-Paese doveva affrontare nel quadro della partita per il contrasto alla pandemia sotto un profilo securitario e organizzativo. La pubblicazione ha voluto valorizzare il protocollo “Scudo Italia” inteso come funzionale per la definizione degli scenari organizzativi di risposta alle crisi sistemiche: “L’attività”, si legge nella pubblicazione, “deve porsi l’obiettivo primario della tutela del patrimonio tangibile e intangibile dell’organizzazione dell’operatore economico (risorse umane, beni strumentali, know-how tecnologico) e della sua struttura finanziaria. Il protocollo è principalmente rivolto a mitigare i rischi derivanti da minacce di natura fisica, biologica, cibernetica, reputazionale e finanziaria da parte di “entità ostili” nazionali ed estere, aventi finalità di interdizione e sabotaggio delle attività operative oppure di acquisizione malevola delle capacità tecnologiche”.
La campagna vaccinale deve, nelle sue articolazioni, affrontare rischi multilivello di diverso tipo e facenti riferimento all’eterogenea galassia sopra citata. Dalla valutazione attenta delle imprese e delle strutture dello Stato coinvolte alla scelta del personale operativo chiamato in causa dalla struttura commissariale, fino alla complessa questione sulla futura possibilità di veicolare nel Paese parte della produzione dei futuri vaccini, l’Italia deve pensare a livello di sistema. E, questo è il senso della nomina di Figliuolo, la nuova strategia parte da una constatazione ben chiara e dalla consapevolezza del fatto che le Forze armate sono abituate a essere flessibili e sono capaci di modulare gli assetti in relazione alla mutazione delle condizioni sul terreno. Posto che le nuove priorità parlano di un’accelerazione della campagna di somministrazione delle prime dosi volta a creare un’immunità di base e di una logistica rafforzata vegliata dal presidio sulle forniture da parte delle case farmaceutiche, Figliuolo sarà chiamato a vigilare sulla continuità operativa delle strutture dello Stato, con le forze armate che si muoveranno in diretto coordinamento con strutture quali la Protezione Civile per organizzare hub regionali, campagne di somministrazione, apparati logistici.
Un’efficace struttura di governo dei processi di continuità operativa richiede una catena di comando chiara, un’organizzazione snella fondata sul minimo numero possibile di strutture e procedure consolidate. Sui primi due fronti, Figliuolo troverà un punto di riferimento nel nuovo direttore della Protezione Civile, Fabrizio Curcio. La Protezione Civile garantirà capillarità alla logistica vaccinale coordinata dalle forze armate rimediando al mancato coinvolgimento in profondità che è stata forse l’eredità più controversa dell’era Arcuri. Inoltre, sul secondo fronte, Figliuolo sembrerebbe essere interessato a evitare frammentazioni – da qui la necessità di strutture grandi come caserme e tensostrutture, o comunque mobili per arrivare anche nei comuni più piccoli. La distribuzione dovrebbe passare totalmente sotto il controllo dell’Esercito (con il coinvolgimento di 470 medici e 798 infermieri militari).
Questo approccio, si scriveva nel report Cisint, è preferibile perché “tende a favorire la creazione del minor numero possibile di siti e le loro migliori condizioni di attrezzaggio. Potranno infatti essere ottimizzate le modalità per una corretta conservazione dei prodotti (soprattutto quelli chimico-farmaceutici, come vaccini e reagenti) e si potranno implementare infrastrutture di sicurezza adeguate”. Sulle procedure, sarà doveroso monitorare l’avanzamento della campagna e capire come si potranno creare best practices e sanare eventuali “colli di bottiglia” legati a coordinamento operativo, ritardi nelle forniture, minacce sistemiche. Ma nel passaggio da Arcuri a Figliuolo si è mandato un messaggio dirompente: le forze armate, al servizio del Paese, possono essere il game-changer della campagna vaccinale grazie al loro potenziale operativo, tecnico, organizzativo. Ovvero a quel capitale umano e gestionale che in qualsiasi situazione di risposta a crisi ed emergenze è di vitale importanza. Tanto più se si parla del contrasto a una pandemia globale.
Fsi… è diventato vaccinista? Addieeeu