La rassegnazione
di CLAUDIA VERGELLA (FSI-Riconquistare l’Italia Roma)
Rispetto a tre anni fa ho potuto constatare che le persone del mio quartiere (a Roma) sono molto cambiate. L’occasione per accorgermene sono stati i banchetti organizzati a scopo di divulgazione politica e la raccolta di firme.
Solo tre anni fa molte persone si fermavano volentieri a parlare di politica, esprimevano sfiducia, ti contraddicevano su alcune prese di posizione, ma avevano voglia di parlarne. Oggi è molto generalizzato un atteggiamento di rassegnazione e disincanto tale da precludere la disponibilità al dialogo.
Mi è venuto in mente che siamo pericolosamente sull’orlo del divorzio tra i cittadini e la politica. Infatti è un come nel matrimonio: fino a che si parla anche per litigare è buon segno. Quando non si ha più interesse a parlare e neanche a litigare, la situazione è grave.
In un certo senso vedo questo fatto come positivo se deriva dalla presa di coscienza di quanto i partiti al potere siano inermi e inutili. È indispensabile però che si faccia un passo avanti, soprattutto perché, per superare la rassegnazione, occorre combattere la deleteria sensazione di inutilità della politica ridimensionando il luogo comune secondo cui i politici “sono tutti uguali e pensano solo alla poltrona”.
Probabilmente la recente esternazione di Zingaretti ha voluto esplicitare queste sensazioni predominanti tra i cittadini al fine di stimolare un dibattito che possa illudere le persone che ci sia l’intenzione di un cambiamento. Ma il punto nodale non è un maggior impegno dei partiti al potere. Questi partiti, appiattiti sull’obbedienza al mondo della finanza e ai diktat di Bruxelles, non potranno apportare decisivi cambiamenti e non hanno propri obiettivi da portare avanti, se non quello di migliorare le tecniche della comunicazione per una divulgazione menzognera.
Il punto nodale è la nascita e l’affermazione di un nuovo partito, in drastica discontinuità con la retorica europeista che sta trascinando il paese nel baratro.
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