Tolkien in URSS
di L’INTELLETTUALE DISSIDENTE (Lorenzo Muccioli)
Dalle nebbie dell’etere, emerge una versione sovietica del “Signore degli Anelli”, sontuosamente kitsch. Più che la Terra di Mezzo, pare l’Albero Azzurro
Dalle nebbie del tempo è recentemente riemerso “Khraniteli”, adattamento sovietico del Signore degli Anelli che si credeva andato perduto per sempre. Si tratta di un film in due parti, andate in onda sull’emittente televisiva di Leningrado nel lontano 1991, dieci anni prima della trilogia targata Peter Jackson.
Qualche giorno fa l’opera, che ripercorre le vicende narrate nella Compagnia dell’anello, è stata caricata integralmente su YouTube, mandando in brodo di giuggiole i fan con la sua estetica kitsch e le sue atmosfere nostalgiche. Scordatevi le monumentali battaglie del Fosso di Helm o dei Campi del Pelennor portate sul grande schermo dal colossal di Hollywood. Qui a vestire i panni di Frodo, Gandalf e Aragorn sono attori con parrucche, barbe e baffi posticci, che si aggirano tra fondali di cartapesta ed effetti speciali rudimentali. Più che la Terra di Mezzo, sembra l’Albero Azzurro. Eppure questa messa in scena così grossolana e raffazzonata, superbamente genuina ed infantile, dimostra una volta per tutte quanto fosse radicato nel cuore dei ‘compagni’ l’amore per Tolkien. Un amore così profondo da battere persino la censura di regime. Già, perché il Cremlino, come noto, provò in tutti i modi ad opporsi alla diffusione dei romanzi usciti dalla penna dello scrittore inglese. Non poteva essere altrimenti, del resto: la storia di un’epica alleanza tra uomini ed elfi, che si uniscono per sconfiggere il perfido impero del male che sorge ad Est, non avrebbe mai potuto superare la scure dei censori. Eppure attorno agli anni Sessanta, con colpevole ritardo rispetto al resto del mondo, copie clandestine della Compagnia dell’Anello, e poi via via degli altri volumi, tradotti sottobanco alla bell’e meglio da fan sfegatati, iniziarono a circolare anche in terra comunista, diffondendosi rapidamente, come una metastasi incontrollabile.
Solo negli anni Ottanta, con la perestrojka e il disgelo, l’opera ottenne il semaforo verde e poté essere tradotta in modo ufficiale. Nel frattempo, però, negli ex paesi dell’Urss, si era già creata una solida sottocultura underground dedicata ad Arda e alle sue razze, con schiere di appassionati capaci di parlare fluentemente la lingua elfica. Non a caso negli anni Novanta lo scrittore moscovita Kirill Eskov pubblicò un sequel apocrifo e alternativo del Signore degli Anelli, che vendette centinaia di migliaia di copie.
Nel suo romanzo, Eskov ribalta la prospettiva della saga di Tolkien, accusandola di essere un’opera di propaganda, uno strumento di manipolazione che si limita a riportare il punto di vista dei vincitori. Così il regno di Gondor diventa una potenza imperialista e assetata di sangue che mira unicamente al mantenimento delle antiche leggi feudali, mentre Mordor una nazione illuminata e pacifista all’alba di una grande rivoluzione industriale, le cui ultime tracce sono condannate per sempre alla damnatio memoriae, in pieno stile orwelliano.
Oggi il film ritrovato del 1991, con le sue tinte fiabesche e i suoi scarsi mezzi, tentativo coraggioso di portare nelle case degli spettatori la più grande epopea mai narrata, se da un lato ci strappa una risata, dall’altro è una testimonianza struggente di quell’amore segreto, consumato all’ombra di un regime totalitario, tra Frodo e il popolo sovietico.
*Qui potete vedere Il Signore degli Anelli in salsa russa
FONTE: https://www.lintellettualedissidente.it/controcultura/societa/tolkien-russia/
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