Green pass italiano, come funzionerà? Ipotesi e incertezze
Di Start Mag (Maria Scopece)
Che cosa cosa si sa sul pass che consentirà di spostarsi da territori che si trovano in fasce di rischio differenti. Fatti, indiscrezioni e approfondimenti
In Israele si chiama “Green Pass” e consente a chi è vaccinato o a chi è stato malato di covid-19 ed è guarito di poter prendere parte a spettacoli teatrali, di andare al cinema, in discoteca e allo stadio. Il governo italiano sta studiando qualcosa di simile, ma circoscritto agli spostamenti tra Regioni, per evitare che le riaperture del 26 aprile si trasformino nel liberi tutti dello scorso anno.
Il passaporto anticovid italiano
Il pass italiano, che potrebbe essere introdotto dal decreto che entrerà in vigore dopo il 30 aprile, permetterà di spostarsi non solo tra Regioni di diversi colori ma anche tra territori che si trovano in fasce di rischio differenti. Invece per spostarsi tra Regioni di fascia gialla non servirà alcun documento ma gli spostamenti dovranno essere accompagnati da autocertificazione. Il pass, come riportato da La Stampa, inizialmente potrebbe essere cartaceo (per poi passare a una forma digitale) e attesterà, alternativamente, che il cittadino abbia completato il ciclo di vaccinazione (con doppia dose), sia guarito dal covid-19 da almeno sei mesi o si sia sottoposto ad un tampone molecolare o rapido nelle 48 ore precedenti (è l’arco temporale più probabile, anche se non è stato ancora definito ufficialmente).
Green Pass: il funzionamento
Come scritto sul Corriere della sera il funzionamento del passaporto anticovid è al vaglio dell’esecutivo. Sul tavolo ci sono due opzioni: una card, oppure una app con un codice Qr da esibire o da stampare. La prima potrebbe risultare di più semplice utilizzo per i più anziani, la seconda più comoda per la popolazione più giovane. Il nodo è come far confluire tutti i dati (vaccinazione effettuata, guarigione o tampone) in un unico “pass”. Una delle idee è utilizzare la piattaforma messa a disposizione da Poste e utilizzata da diverse Regioni per prenotare le vaccinazioni. Saranno le Regioni, i medici curanti, i laboratori di analisi e le farmacie che gestiscono i dati sanitari dei cittadini a dover inserire i dati utili al rilascio del pass. Anche per ritirare la scheda si può pensare si appoggiarsi a farmacie, uffici postali, studi medici e ASL.
L’idea dl vaglio del CTS
L’idea è stata sottoposta al Comitato tecnico scientifico: gli esperti, che la valutano con favore, hanno qualche dubbi sulla praticabilità dello strumento cartaceo. Come ha scritto Il Messaggero dovrebbe funzionare più o meno così: un cittadino fa il tampone in una struttura accreditata dal ministero della Salute e questa rilascia, con il documento che ne attesta la negatività al Sars-Cov2, anche un Qr code (ovvero un codice a barre bidimensionale e univoco) valido 48 o 72 ore. Il codice verrà quindi scansionato da chi controlla l’ingresso di un locale, e in caso di semaforo verde consentirà l’accesso.
Rezza: “Ci si sta lavorando, anche a livello europeo”
Giovanni Rezza, direttore generale della Prevenzione presso il Ministero della Salute, ne parla a Repubblica come di uno strumento prezioso. “Come noto viene dato a chi ha avuto la malattia, ha fatto il vaccino o un test da pochi giorni – dice Rezza -. Il problema è che non si può dire che chi è stato malato o vaccinato sia del tutto immune. Per questo il pass è sicuramente prezioso ma quando gran parte delle persone saranno vaccinate. Del resto anche a chi ha avuto le somministrazioni si danno le stesse raccomandazioni di chi non le ha avute, cioè distanziamento e mascherina. Lo fanno anche gli inglesi”.
Il Green Pass comunitario
Il documento italiano dovrebbe ricordare da vicino il “Green pass” comunitario, il documento che agevolerà la circolazione all’interno dell’Ue, evitando la quarantena o i test. Il certificato è pensato per incentivare il turismo interno all’UE nella prossima estate. Potrà ottenerlo chi è vaccinato contro il covid-19, oppure è risultato negativo al test o è guarito. Il certificato dovrebbe essere disponibile da giugno dopo il via libera del Consiglio e del Parlamento europeo. Sarà gratuito, in formato digitale o cartaceo disponibile e presenterà un codice QR che ne garantirà l’autenticità.
La digitalizzazione necessaria
Il rischio di non procedere subito con la digitalizzazione del Green pass italiano è di esporsi a falsificazioni. È già successo in Israele, che vanta una delle sanità con più alto livello di digitalizzazione in ambito sanitario. Digitalizzare la pratica, riconducendo il tutto ad una app per smartphone sarebbe più sicuro per tutti. La creazione di un archivio di informazioni sensibili, però, chiamerebbe in causa il Garante per la privacy che, sicuramente, chiederà rassicurazioni sull’anonimato degli utenti. Il pass potrebbe appoggiarsi sulla struttura informatica di Immuni. “Potrebbe avere un’utilità futura in ottica di passaporto vaccinale”, ha detto il neoministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale Vittorio Colao in un’audizione alla Camera. Un’alternativa è l’AppIo, l’applicazione con cui si sta cercando di digitalizzare la pubblica amministrazione. Tuttavia Tim, Leonardo, Eni e Poste Italiane si sarebbero già fatte avanti per costruire una nuova app dedicata al Green pass.
Fonte: https://www.startmag.it/innovazione/green-pass-italiano-come-funzionera-ipotesi-e-incertezze/
Insomma, mi par di capire che in una forma o in un’ altra la dittatura tecno-sanitaria andrà avanti. Fino a quando ?
Altra cosa: la signora autrice sembra alquanto preoccupata dall’ipotesi del “liberi tutti”. Forse si è svegliata ora dal letargo, ma le vorrei ricordare che questa storiella va avanti da oltre un anno.