Lavoro, si prepara il golpe dei generali
Da: BLOG IL SIMPLICISSIMUS (Anna Lombroso)
Povera Carolina, che non sa ancora cosa le preparano sua mamma e la cerchia alla quale si è fidelizzata entusiasticamente, un futuro di schiavitù, lavori forzati e sfruttamento intensivo del capitale umano.
Di sua madre, Lucia Valente, che nel presentare le sue credenziali scientifiche, politiche e umane nel sito luciavalente.it esordisce con quel delicato tocco femminile: mamma di Carolina, a sancire al sua specialità di donna e procreatrice, sappiamo che è Professore Ordinario di Diritto del Lavoro dell’Università “La Sapienza” di Roma, avvocato, e che ha ricoperto l’incarico di Assessore (tecnico) al Lavoro della Regione Lazio dal marzo 2013 al marzo 2018. E che, ce ne ha informato in un suo post su Linkiesta, vorrebbe un generale come Figliuolo, per svolgere le funzioni di commissario straordinario per le per le politiche attive del lavoro determinato ad “attuare un piano nazionale che tenga conto dei compiti dell’agenzia e delle prerogative regionali…. E che intervenga sul sistema informativo unico tra regioni, sul sistema di formazione del lavoratori e sulla gestione operativa di disoccupati e inattivi”.
C’era da aspettarselo che anche il “mercato del lavoro” venisse appaltato a autorità eccezionali, meglio se con un piglio e un approccio muscolare e in divisa con tanto di medagliere incluso, che confermi come anche quello dell’occupazione e delle disoccupazione si diventato un problema di ordine pubblico, di organizzazione e controllo del territorio, anche allo scopo di ripristinare la legalità compromessa, come ha ricordato il presidente campano De Luca, dalla defezione dei percettori di reddito di cittadinanza, paragonabili ai falsi invalidi come tutti i mangiaufo che approfittano della generosità di chi cerca di portare il paese fuori dal pantano dei ritardi secolari e del parassitismo familistico e clientelare .
La mamma di Carolina ripone molte speranze nell’ipotesi ventilata dal ministro Orlando di commissariare quell’Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro, nata sotto il Governo Renzi con il Jobs Act, che, scrive, “avrebbe dovuto rifondare l’organizzazione delle politiche del lavoro in senso neo-centralista”, in modo che in questo campo “accada qualche cosa di analogo a quanto il Governo Draghi sta riuscendo a realizzare per la campagna di vaccinazione di massa”.
Pensate su che substrato vergognoso, iniquo e menzognero si fonda lo spirito rifondativo che anima l’oligarchia e i suoi scherani, se per accreditare il disegno accentratore, autoritario e repressivo dei negrieri contemporanei perfino gli apostoli del progressismo neoliberista smentiscono le riforme pretese e le visioni secessioniste che hanno trovato cittadinanza attiva in casa loro, dichiarando guerra all’autonomia regionale un tempo promossa con festosa partecipazione per invocare un esercizio dominante che combini la espropriazione definitiva della sovranità con la definizione di un superpotere assolutista che ci guidi fuori dall’emergenza sanitaria spingendoci definitivamente in quella democratica.
Lascio alla fantasia popolare come dovrebbe configurarsi l’agenzia di collocamento in previsione del Grande Reset, per promuovere quelle “politiche attive” penalizzate dalle elemosine a fondo perduto elargite da governi imbelli a bamboccioni indolenti, che trasformazione ci si potrebbe augurare per attualizzare il ruolo dei navigator, che potrebbe essere affidato direttamente a contractor e mercenari in forza alla Difesa.
E c’è da chiedersi davvero come mai l’ax assessora tecnica non abbia vagheggiato il pedagogico ripristino della leva obbligatoria, come parcheggio educativo all’obbedienza, con le donne, le beneficiarie di lavoro accessorio e di part time, in veste di ausiliarie come nei film con Doris Day ad accompagnare dolcemente assoldamento, reclutamento e ingaggi.
Intanto l’importante è rimuovere i molesti lacci e laccioli rappresentanti da superstiti garanzie e dalle forme di “aiuto” per i bisognosi.
E per fortuna ci ha pensato Draghi cancellando da piano nazionale per l’accesso al Recovery Fund ogni voce riconducibile al salario minimo legale per i lavoratori, ma soprattutto coronando il sogno della mobilità e precarietà totale applicabile a ogni settore e per sempre, magistralmente e allegoricamente rappresentato dal “contratto di ricollocazione”, studiato in attesa di mettere a punto un giorno una serie di ammortizzatori sociali che non danneggino le imprese, contenuto nel nuovo pacchetto del decreto Sostegni bis e fortemente caldeggiato dal Ministro Orlando, da applicare a tutti i settori “per mettere in moto la ripartenza dell’economia e dare alle aziende una vera alternativa ai licenziamenti”, grazie a accordi a tempo indeterminato, legati alla formazione con un periodo di prova, al massimo di sei mesi, e sgravi contributivi al 100%,cumulabili con altri benefici già a disposizione delle aziende.
Ieri Bertolaso e Figliuolo sostenevano con calore la possibilità di andare a stanare nelle case e nelle grotte di loro competenza i disertori del vaccino, magari si potrebbero adottare le stesse misure per scovare e braccare gli immeritevoli beneficiari di redditi di cittadinanza e aiuti, tirandoli su dal sofà dove fanno la bella vita. E che non rispondono agli accorati annunci di padroni e padroncini che come ogni anno proliferano dando la caccia a gente che non si presta a lavorare per una remunerazione da fame e non garantita nelle attività stagionali.
Le lagnanze padronali sono ricomparse come il raffreddore da polline a ricordarci che ancora nel 2021 una battaglia per quantità e qualità dei salari è estromessa da qualsiasi agenda, della politica e del sindacato, che il lavoro è un favore che ci viene fatto, che l’unico diritto concesso è quello alla fatica, che perfino quello alla salute diventato gerarchicamente primario è sottoposto a regole arbitrarie e discrezionali, come i vaccini salvifici interdetti a cassiere e magazzinieri, rider e operai, tramvieri e autisti.
Fonte: https://ilsimplicissimus2.com/2021/05/20/lavoro-si-prepara-il-golpe-dei-generali/
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