Il movimento di protesta di massa non ci sarà
di STEFANO D’ANDREA (Presidente di RI)
Avete notizia dei rivoluzionari e dei ristoratori? Vi risultano manifestazioni oceaniche, o grandi manifestazioni di protesta? La gente vuole vivere e lavorare. Tra tutte le persone che si interessano di politica, quelle più inette, incapaci, non portate e anzi chiaramente ipodotate sono quelle che prevedevano proteste, sollevazioni e rivoluzioni di massa.
Chi vuole le cure domiciliari, può ben essere a favore del vaccino obbligatorio ed essere per chiusure che implichino la massima precauzione. Chi diceva “io apro”, poteva ben essere favorevole alla DAD, al lavoro da casa (salvo che la sua attività implichi la presenza in ufficio dei clienti), e alla mascherina all’aperto. Molti titolari di attività chiuse o limitate potevano preferire un decente ristoro alla riapertura. E molti aperturisti potevano volere aperture “in sicurezza”, dove in sicurezza poteva anche implicare misure di massima sicurezza.
Chi svolgeva critiche razionali alla narrazione pandemica e ai provvedimenti presi dalla classe politica, poteva ben radicalmente disistimare coloro che avevano perso l’equilibrio e svolgevano critiche irrazionali. E viceversa. Chi è contrario al vaccino obbligatorio non ha niente a che vedere con chi è contrario ai vaccini.
Chi crede che oggi i politici non siano classe dirigente ma dominante, la quale perciò si prefigge il compito di soddisfare (in questo caso la paura de) i consumatori per mantenere il consenso (e non di dirigerli in una direzione proposta), dava più colpe ai parenti e agli amici impauriti che ai politici ed era in radicale dissenso con chi attribuiva la paura di parenti ed amici ai politici. E si potrebbe continuare all’infinito.
L’aver creduto che queste radicali e talvolta contrastanti diversità di analisi e di posizioni, nonché l’eterogeneità dei gruppi che si raccoglievano attorno a interessi corporativi – gruppi che di per sé nulla avevano in comune con gli altri – non fossero ostacoli insormontabili per la creazione di un vasto e duraturo movimento di protesta, è segno di radicale incapacità di estromettere dal ragionamento l’emotività e la propria personalità. Un difetto gravissimo, per l’uomo di pensiero e di azione.
Il movimento “rivoluzionario” di massa non ci sarà. E d’altra parte, le rivoluzioni le fanno i partiti. Soltanto i partiti sono rivoluzionari. Talvolta – ma non sempre – i partiti approfittano dei confusi movimenti di contestazione. Quello che serve è il partito del popolo italiano. 5000 persone di valore che siano un esercito.
È qualcosa di molto più difficile da creare rispetto al movimento. Perché anche i poveri e i ceti medi sono psicologicamente neoliberali e non tollerano di essere soldati: semplicemente il loro neoliberalismo non consiste nella libertà di dedicare la vita a fare denaro ma nella libertà di dire sempre soltanto ciò che si vuole, di non rappresentare e di non essere rappresentati da nessuno.
Politicamente il movimento è sempre inutile, se non talvolta come bacino o appoggio per un partito politico.
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