di RICCARDO PACCOSI (RI Bologna)
A coloro che in questi giorni hanno posto dubbi su argomenti come quello dell’articolo sottostante, i miei contatti di sinistra hanno risposto prontamente e compattamente che non bisogna mettere in discussione la verità scientifica. Hai voglia a spiegare loro che la comunità scientifica è invece divisa al suo interno e che, quindi, quello che i progressisti difendono come verità incontrovertibile è semplicemente il punto di vista istituzionale… niente, impossibile capirsi.
Ma al di là delle rimozioni e della retorica, sempre più si va chiarendo che, dall’inizio della pandemia a oggi, non vi è mai stata alcuna discussione riguardante la scienza. Ciò che da marzo 2020 divide l’opinione pubblica in due ambiti incapaci di condividere i più elementari fondamenti della logica, del linguaggio e della definizione di realtà, è solo ed esclusivamente un’opposta concezione e percezione dello Stato.
Per quanto i sostenitori del punto di vista dominante possano invocare la scienza, la loro fede cieca è nello Stato e nella verità assoluta del punto di vista da questi espresso. La loro indignazione – ch’essi sostengono rivolgersi alle posizioni anti-scientifiche – si accende per il fatto che venga messa in discussione la verità del potere costituito. La sola ipotesi che media e governi possano dire il falso, è da essi percepita come blasfemia.
L’idea che la democrazia stia volgendo verso una deriva totalitaria, poi, è da essi negata totalmente e aprioristicamente, ovvero come rifiuto innanzitutto morale dell’idea che l’apparato di stato possa avere intenti diversi dal puro perseguimento del bene comune.
La servitù volontaria esiste da sempre così come, da sempre, i totalitarismi si erigono grazie al consenso popolare. Ma l’idolatria verso lo Stato realizzata dal nazismo, aveva esplicitamente l’istituzione statale come proprio oggetto. Il fatto che la medesima sottomissione idolatra, oggi, venga invece dissimulata sotto forma di idolatria nei confronti della “vera scienza”, ha implicazioni molto più simili a un ritorno allo stato confessionale, ovvero all’impianto teologico-politico proprio della concezione pre-moderna dello Stato.
La regressione culturale, intellettuale e infine giuridico-politica che l’emergenzialismo pandemico sta generando, insomma, volge indietro le lancette del tempo di secoli e ci sta facendo piombare in un’epoca in cui la superstizione, attraverso la paura dell’ignoto, diviene il dispositivo primario della sottomissione volontaria.
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Sono perfettamente d’accordo.
Io la chiamo
#TeocraziaSanitaria
E ne scrissi qua
https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=2876399582604702&id=100007040642090
Concordo….
Del resto quanta gente, ha la CAPACITÀ. di analisi, di mettere sempre in dubbio ogni cosa nella vita?
Basta guardarsi attorno, per capire che il lavoro fatto da decenni a partire dalla scuola fino all’ultimo tg, è indirizzato a creare EBETI COMPLETI.