La forza del collettivo è “pensare” al collettivo
di MAURO ESPOSITO (RI Torino)
Ho appena sentito su Rai 1 un operaio del Porto di Trieste parlare, intervistato dalla giornalista di “Unomattina”, che tra l’altro è stata molto educata e lo ha lasciato esprimere bene, seppur per un breve tempo, non facendo domande provocatorie (non si può dire altrettanto degli interventi successivi in studio, senza contraddittorio, che demonizzano ovviamente le lotte operaie, come sempre…).
Era un vaccinato doppia dose e nel pochissimo tempo ha spiegato bene i motivi della loro protesta: subito grandi brividi… Devo dire che mi sono commosso, gli occhi si sono fatti lucidi, e alla memoria mi sono tornati i tempi in cui mio padre e quella generazione di Uomini e Donne lottavano per degli ideali, giusti o sbagliati che fossero, per le altre persone: non si poteva non notare i principi, la nobiltà del gesto, dettati non da un interesse individuale ma semmai da una visione collettiva di società, che ora manca del tutto.
Onore a voi ragazzi, non state portando avanti solo una causa Nobile e giusta ma state riportando alla memoria un pezzo della nostra cultura e storia ormai cancellato, dimenticato ed addirittura demonizzato. Per chi ha realmente vissuto le vere rivendicazioni, le manifestazioni di un tempo da parte dei lavoratori, oppure anche solo ne ha visto la coda, è un colpo al cuore, che ne dà un sapore agrodolce, che mette in luce in maniera impietosa ciò che oggi siamo diventati…
Operai portuali di Trieste, grazie.
GRAZIE….