Una società alternativa
di GILBERTO TROMBETTA (RI Roma)
Dopo il divieto di manifestare deciso dal sindaco e dal prefetto di Trieste, il divieto viene esteso dal Ministro dell’Interno a tutto il Paese: solo sit in e lontani dal centro. Il Presidente della Repubblica esulta dicendo che le manifestazioni contro il lasciapassare governativo contribuivano alla diffusione del virus. Solo quelle contro il lasciapassare governativo, ovviamente. Quelle dei Fridays for future, quelle arcobaleno e quelle della CGIL no.
Intanto il Governo Draghi col sostegno di tutto l’arco parlamentare porta avanti l’opera di svendita del Paese iniziata proprio dal vile affarista negli anni 90. Dopo aver svenduto l’industria pubblica negli anni 90, privatizzando sia in termini assoluti (110 miliardi di euro tra il 1992 e il 2003) che percentuali (10% del PIL) più di qualsiasi Paese europeo, col DDL Concorrenza la classe politica italiana va all’attacco di quello che rimane. E cioè delle concessioni, delle licenze e dei servizi locali (luce, gas, acqua, rifiuti e trasporto).
Ci aspettano liberalizzazioni e privatizzazioni a un livello mai visto da 30 anni a questa parte. Scelte politiche che avranno conseguenze per i prossimi decenni. Anche nello scenario migliore possibile. Cioè quello di cacciare questa classe politica di Quisling sostituendola con una che abbia a cuore gli interessi reali del Paese. Quindi dei suoi cittadini e dei suoi lavoratori. Perché a ricostruire ci vuole sempre molto di più che a distruggere.
La strada che abbiamo davanti a noi è molto lunga e altrettanto difficile. Non ci salverà nessuno. Non ci salverà Trump. Non ci salverà Putin. Non ci salveranno gli imbonitori del PUL (Partito Unico Liberale). Non ci salveranno approfittatori, ciarlatani e saltimbanchi che vogliono intestarsi le proteste. La salvezza dipende da noi. Da ognuno di noi. Per questo è fondamentale allargare la legittima (doverosa) protesta contro l’infame lasciapassare governativo ad altro.
È l’intero modello economico e sociale che ci impongono da 40 anni a dover essere rigettato. Ma non basta rigettarlo. Dobbiamo proporre un modello alternativo. Dobbiamo dire chiaro e tondo quale modello di società vogliamo. E come la vogliamo ottenere. Per questo è fondamentale rimboccarsi le maniche e impegnarsi in prima persona. Scegliete una realtà a voi affine: un comitato, un’associazione, un partito extraparlamentare. Incontriamoci di persona, organizziamoci. Perché la strada che abbiamo davanti è lunga e difficile. Ma è l’unica percorribile.
Riappropriarci di tutto quello che ci hanno tolto: lavoro, diritti, autodeterminazione. Riappropriamoci della nostra sovranità. Non è una battaglia che facciamo per noi stessi. È per i nostri figli. Per i nostri nipoti. Per le prossime generazioni. Lo dobbiamo ai nostri padri. Lo dobbiamo ai nostri nonni. Lo dobbiamo anche a noi stessi.
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