In nome della salute pubblica
di MICHELE DURANTE (RI Genova)
L’esclusione forzata dalla società, quali che ne siano i tempi e i modi, è sempre stata ritenuta una pena. Alcuni filosofi del diritto la ritennero persino più efficace della pena di morte.
In sostanza, si puniscono penalmente dei cittadini senza che abbiano commesso reati o siano stati giudicati colpevoli in seguito ad un processo penale. Non siamo tornati indietro di 100 anni da questo punto di vista, ma almeno di 2500. Gli antichi romani, ma pure nel basso medioevo, ti accusavano e ti facevano almeno il processo.
Non so se siamo già in dittatura ma lo stato di diritto è saltato. Non ci sono più limiti all’esercizio del potere, poi vedremo fino a che punto si spingerà questo (solo oggi e grazie al covid possibile) illimitato esercizio del potere.
C’è solo un onere da rispettare affinché si possano avocare a sé i pieni poteri: premettere che vi sia una blanda giustificazione di tutela della salute pubblica a fondamento di tale esercizio di potere. Insomma basta recitare: “in nome della salute pubblica!”
I nostri governanti sono ormai assurti a profeti e interpreti indiscussi dei sistemi, delle azioni, dei mezzi e delle procedure necessarie alla tutela della salute pubblica e individuale. Ogni esercizio del potere è loro concesso ed ogni misura che decidono di implementare non può essere discussa perché loro sono interpreti del virus e garanti della salute pubblica.
Non in nome di Dio (roba vecchia) ma in nome della salute pubblica essi hanno diritto di fare ciò che fanno.
In linea di principio oggi è così. Dittatura? Dittatura in via emergenziale? Dittatura sanitaria o subordinata alla tutela della salute pubblica? Semplici (e innocue se obbedisci) misure necessarie per la tutela della salute pubblica? Chiamatela un po’ come volete.
Di fatto, ad oggi, se volessero, potrebbero chiudere in casa (solo per dirne una ma ne potrebbero fare molte altre) tutti, vaccinati e non vaccinati. Le garanzie a difesa del cittadino contro l’esercizio illegittimo del potere sono saltate, per tutti, vaccinati e non vaccinati. Ovviamente a patto che si premetta e rispetti il solenne formalismo: “in nome della salute pubblica!”
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