Perché la scuola deve essere il motore della ripartenza italiana
di OSSERVATORIO GLOBALIZZAZIONE (Lorenzo Giardinetti)
La Scuola e il mondo della formazione sono croce e delizia del sistema Italia.
Se da un lato il sistema educativo nostrano risulta uno dei comparti più sottovalutati, definanziati e demansionati – tanto nelle prerogative professionali dei docenti, quanto nella propria centralità sociale in quanto Istituzione- del Paese, il settore della conoscenza riesce ancora a produrre individualità e contenuti di valore eccezionale.
È un sistema però masochista, al limite dello Squid Game, nel quale l’eccellenza educativa italiana è un disperato atto di sopravvivenza ad un sistema collassante.
Questo soprattutto perché negli ultimi anni la Scuola ha visto una progressiva involuzione: da patrimonio collettivo ad erogatore di servizi.
È una scuola Hydra, come dice il professor Matteo Saudino, creatore del canale youtube Barbasophia e autore di “Cambiamo la Scuola” assieme a Chiara Foà, nel suo speach a TEDxCastelfrancoVeneto: una scuola condannata ad assolvere a diverse mansioni, da quella di “parcheggio” on cui depositari ragazzi e ragazze, a quella di “centro commerciale”, semplice erogatore di prestazioni e progetti didattici alla scuola “azienda”.
Ecco in questo triste quadro, la Scuola si infiacchisce, si frantuma, ma non muore mai. Questo perché essa rimane sempre e comunque l’architrave essenziale di una collettività. Sarebbe oggi il momento storico adatto a riscoprire la centralità e l’enorme importanza strategica della Scuola come Istituzione e come
Costituzione di un Paese.
Spesso in conferenze, incontri, dibattiti e così via è solita uscire l’idea di “Scuola al centro del villaggio”. Per l’appunto una ricollocazione fondamentale di questa al centro dell’interesse comune, come cardine di una comunità.
Ma la scuola, a ben vedere è al centro dei villaggi. Almeno Tre.
Il primo è quello locale, di cui si parlava prima, ed è la dimensione più intima della vita dei cittadini e delle cittadine. È il mondo in cui si cresce e ci si forma, dove si costruiscono relazioni. In questo frangente micro-territoriale la Scuola è una delle poche grandi istituzioni nazionali ad avere effettivamente una presenza squisitamente di prossimità.
La scuola di territorio va tutelata: sorregge le comunità, accompagna le fragilità e può
essere un moltiplicatore eccezionale, capace di far convergere le forze presenti sul territorio.
Il secondo villaggio è quello nazionale.
La Scuola è ciò che può superare e appianare le divergenze economico-sociali del paese, garantendo omogeneità e parità di opportunità. Da Nord a Sud.
Oggi tale ruolo non è tutelato ed anzi, anche la Scuola soffre di enormi divari di risorse fra le vari parti del Paese.
È necessario intervenire al più presto, con programmi straordinari per l’edilizia scolastica e con l’ammodernamento delle strutture, perché in un paese frammentato la Scuola può essere il porto franco in cui non percepire il divario fra vari livelli di sviluppo, ma costruire le basi affinché venga superato.
Infine il villaggio globale. La scuola, dicevamo è Istituzione e Costituzione di un
Paese: è dove si formano le coscienze e dove le nuove generazioni reclamano spazi intellettuali e fattuali.
La scuola è dove si può lavorare per invertire fenomeni culturali e sociali che gravano su tutto il sistema paese. Problemi che gravano anche sul posizionamento di un paese nello scacchiere globale.
Ma essa deve essere soprattutto un centro di elaborazione, di dinamismo culturale, dove costruire idee, conoscenze e visioni alternative.
È dove può nascere un racconto nuovo, diverso, di quello che possiamo essere e di ciò che possiamo fare.
La Scuola al centro del villaggio globale, perché essa vanta un potenziale sempre in crescita esponenziale, che ha solo bisogno di essere finalmente promosso e valorizzato.
Il mondo della formazione può diventare addirittura asset strategico di un paese, a tal punto da trascendere i confini nazionali.
La scuola può diventare il fulcro di un sistema che leghi ricerca universitaria, alta formazione, pedagogia, conoscenze di base e welfare di prossimità. Un polo di futuribilità: non un percorso indirizzato ad una precisa e prescritta ricaduta nel mondo, ma l’apertura a tanti futuri possibili. Sia per le studentesse e gli studenti, sia per i docenti, che in una scuola davvero al centro di questi tre villaggi concentrici potrebbero ricevere occasioni di crescita personale e soprattutto professionale, lavorando per esempio su una comunicazione proattiva fra Università e scuole.
Commenti recenti