Le unità clandestine della Defense Intelligence Agency: risorse occulte e trucchi da film
di DIFESA ONLINE (Roberto Favazzo)
È passata del tutto inosservata sulla stampa italiana sia generalista che specializzata la notizia pubblicata da Newsweek dell’esistenza di unità clandestine del Pentagono e di cui si è occupato anche Eric Denécé direttore del CF2R, Centre Français de Recherche sur le Renseignement, Think Tank indipendente specializzato nello studio dell’intelligence e della sicurezza internazionale (v.articolo).
Non sorprende che il Dipartimento di difesa americano faccia di tutto per salvaguardare l’assoluta segretezza delle azioni top secret intraprese di certe sue unità. Come? Per esempio nascondendo i bilanci reali e la loro stessa esistenza al Congresso e alla pubblico opinione.
Le unità militari clandestine del Pentagono sono quindi protette da un programma (“signature reduction”) che nasconde le loro attività dietro dozzine di organizzazioni governative sconosciute alle società pubbliche e private, reali o fittizie. Queste unità sono direttamente coordinate dalla Defense Intelligence Agency (DIA) che è il servizio segreto militare del Pentagono attraverso un ufficio che pochissimi funzionari a Washington conoscono e cioè l’Ufficio della Difesa per le azioni coperte.
Circa 130 aziende private parteciperebbero al programma sostenendo un “impero sotterraneo” da oltre 900 milioni di dollari l’anno.
Dal punto di vista pratico le unità del Pentagono sono gestite da un organismo presente all’interno del Dipartimento della difesa che prende il nome di Centro per la pianificazione dell’operazione di Intelligence considerato il più grande ufficio finanziario militare del Pentagono.
Fonti vicine al Pentagono stimano che l’80% delle missioni di questo organismo svolte prima del 2000 rimane classificato. I membri dell’unità clandestine sono presenti all’interno di alcuni settori dell’apparato militare e spionistico americano come le forze speciali e la CIA. L’inchiesta del periodico americano rivela che gli operatori delle forze speciali della Delta Force, del Seal Team 6 e degli elementi della CIA sono stati infiltrati in Cina per mappare gli impianti di trasmissione satellitare ma il periodico americano fa riferimento anche a varie azioni sul suolo iraniano. Dopo l’11 settembre, secondo quanto riferito, le unità clandestine si sono infiltrate con almeno due agenti nel paese.
Dopo l’invasione dell’Iraq, la Delta Force ha svolto azioni lungo il confine iraniano, specialmente in Kurdistan. Agenti curdi reclutati localmente dalle unità clandestine del Pentagono avrebbero portato a una o due fonti sul programma nucleare iraniano, fornendo informazioni cruciali. Nel 2004, con il sostegno della CIA, sarebbe stata introdotta una coppia di americani in Iran sotto copertura commerciale. Nel 2007, i generali Stanley McChrystal e Michael Flynn che sul piano operativo hanno coordinato le unità clandestine del Pentagono, hanno creato un gruppo di lavoro per contrastare l’influenza di Teheran e del suo alleato, Hezbollah libanese, in tutto il mondo, in particolare per evidenziare i suoi legami con i cartelli della droga sudamericani. Infine, le unità clandestine hanno preso in considerazione la possibilità di determinare disordini di natura sociale in Iran con finalità di destabilizzazione politica.
In un mondo in cui tutto è elettronico, in cui tutto viene filmato, è impossibile entrare in un parcheggio senza che la targa del veicolo sia tracciata. Allo stesso modo, non è possibile prenotare un volo o un hotel senza documento d’identità o utilizzare una carta di credito senza il luogo e l’ora del check-in della transazione.
Pertanto, come passare inosservato e non lasciare tracce? Come contrastare la biometria, le telecamere di sorveglianza e i lettori di impronte digitali?
Al fine di passare in sicurezza il controllo passaporti sotto false identità, le unità clandestine hanno sviluppato due tipi di sistemi per contrastare i dispositivi di sicurezza biometrica: programmi per computer per modificare database e nuove maschere e tecniche di trucco per trasformare in modo non rilevabile l’aspetto fisico degli operatori.
Uno dei programmi per computer, noto come ExpressLane, è stato progettato per penetrare nei sistemi biometrici stranieri al fine di rubare o alterare i loro dati. Pertanto, le spie informatiche americane possono modificare il contenuto quando un agente passa il controllo passaporti con una falsa identità e quindi cancellare tutte le tracce dell’azione.
Un altro metodo è quello di trasformare le persone per le loro missioni clandestine con un dispositivo facciale in silicone scolpito per cambiare perfettamente l’aspetto. Possono invecchiare un individuo, aumentare la sua massa corporea e persino spacciarlo come qualcuno di un altro sesso. È anche possibile per loro modificare le impronte digitali utilizzando un manicotto in silicone che si adatta così bene a una mano reale che non può essere rilevato; inoltre, incorpora impronte digitali modificate, impregnate di oli che simulano fluidi secreti dalla pelle umana.
Ma come fanno queste unità clandestine a comunicare fra di loro?
Oggi, gli operatori clandestini utilizzano dispositivi di comunicazione crittografati molto speciali, ma anche dozzine di trasmettitori e ricevitori diversi, che trasmettono in “modalità burst”, nascosti in oggetti comuni. Un dispositivo di comunicazione segreto può essere, ad esempio, una falsa roccia o un finto mattone impiantato in un muro; può essere dotato di un dispositivo di trasmissione, ascolto o osservazione a batteria, come è stato praticato durante le missioni di ricognizione e sorveglianza in Afghanistan.
Questi dispositivi sono impiantati segretamente dai membri delle unità di supporto per operazioni speciali. Per attivare le comunicazioni, è sufficiente che un operatore passi davanti al ricevitore di destinazione e i messaggi clandestini vengono immediatamente crittografati e restituiti ai centri di accoglienza.
Questi metodi di spionaggio possono essere utilizzati anche dai nemici degli Stati Uniti. Il rapido sviluppo della tecnologia dell’informazione pone anche sfide in termini di sicurezza operativa e protezione della forza. Ecco perché è importante garantire all’unità clandestina del Pentagono la massima sicurezza per evitare quanto successo nel 2015 quando l’ISIS ha pubblicato i nomi, le foto e gli indirizzi di oltre 1.300 soldati americani, istruendo i suoi sostenitori a eliminarli. Secondo l’FBI, incaricato di indagare su questi furti di dati riservati, questa lista sarebbe stata sfruttata da hacker russi che, fingendosi membri di Daesh, hanno minacciato famiglie dei militari attraverso Facebook. Nel 2016, l’organizzazione jihadista ha continuato la sua azione pubblicando più di 8.300 nomi target, poi 8.700 nel 2017.
I funzionari della sicurezza e del controspionaggio del Pentagono hanno assunto una consapevolezza su larga scala, invitando il personale militare e relative famiglie a proteggere meglio le informazioni personali sui social media.
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