Chi sarà il nuovo primo ministro dell’Iraq? C’è accordo tra gli sciiti
da ELIJAH MAGNIER BLOG
In seguito alla decisione di Sayed Moqtada al-Sadr di ridurre le sue aspettative, il processo politico in Iraq sembra avviarsi verso il successo ben prima del previsto. Grazie all’accordo con i partiti sciiti su una tabella di marcia Moqtada ha aumentato le possibilità che questo processo vada a buon fine già nel primo incontro parlamentare di domenica 9 gennaio. E’ previsto infatti che i nuovi membri eletti prestino giuramento e entrino in funzione per votare ed eleggere il presidente del parlamento e il suo vice in questa prima riunione se possibile.
Sayed Moqtada al-Sadr aveva chiesto ai gruppi sciiti di discutere e rispondere a 12 richieste così da poter arrivare ad un accordo grazie al quale tutti i partiti sciiti che avessero voluto far parte del governo avrebbero potuto andare uniti in parlamento. E tutti hanno convenuto che Moqtada sia proclamato il detentore della maggioranza dei voti (73 seggi in parlamento) oltre a riconoscere la sua capacità di unire gli altri gruppi sciiti davanti ai sunniti e ai curdi.
I 12 punti proposti da Moqtada riguardano essenzialmente la lotta alla corruzione, il destino di Hashd al-Shaabi e la presenza di milizie e gruppi armati che non fanno parte delle forze di sicurezza. Inoltre Moqtada ha presentato ai gruppi sciiti una rosa di cinque candidati tra cui scegliere il primo ministro. I 12 punti sono stati sostanzialmente accettati anche se corredati da correzioni che Moqtada ha accettato. Ma su molti dei nomi proposti c’è disaccordo. I candidati indicati da al-Sadr sono Mustafa al-Kadhemi, Mohammad Tawfik Allawi, Haidar al-Abadi, Ali al-Dawi e Hameed al-Ghizzi. Siccome gli ultimi due sono membri del movimento sadrista, è prevedibile che non vengano approvati dai gruppi sciiti. E per quanto riguarda Mohammad Tawfik Allawi va segnalato che sul suo nome c’è il rifiuto dell’ex primo ministro Nuri al-Maliki per cui difficilmente potrà essere nominato. A questo punto quelli che hanno concrete possibilità di diventare primo ministro si riducono a due, Kadhemi e Abadi e tra i due il favorito è certamente Kadhemi.
Sarà compito di Sayed Moqtada fornire un’altra rosa di candidati a meno che l’attuale primo ministro Mustafa al-Kadhemi non abbia l’approvazione della maggioranza dei leader sciiti. Sta di fatto che Moqtada si è reso conto perfettamente che il processo politico in Iraq non può andare a buon fine se i gruppi sciiti non sono uniti, soprattutto se da solo non riesci ad ottenere 165 membri del parlamento, il numero che ti dà facoltà di eleggere il primo ministro. E finora chi ne ha ottenuti di più, 91, è stato Ayad Allawi nel 2010. Purtroppo per lui non ebbe la fortuna di entrare in carica come primo ministro a causa di un’ambigua interpretazione della costituzione che permise ad al-Maliki di ricoprire quel ruolo con 89 seggi e una coalizione parlamentare più ampia.
L’Iran ha mandato un messaggio agli sciiti informandoli che approverà qualsiasi primo ministro che verrà eletto, ritiene infatti che la scelta appartenga a loro. E’ probabile che questo sia il primo governo iracheno che non subisce interventi esterni (Stati Uniti e/o Iran) nella nomina del primo ministro, cosa sempre avvenuta in tutte le elezioni a partire dal 2005.
Se tutti gli incontri andranno a buon fine vorrà dire che il processo politico è avviato nella giusta direzione e verranno eletti un presidente del parlamento e uno della repubblica che consentiranno al gruppo più numeroso di scegliere il primo ministro. Il Marjaiya di Najaf non può che essere soddisfatto dal profilarsi di un governo che mette al centro la lotta alla corruzione e dà il controllo della sicurezza nazionale solo alle forze ufficialmente riconosciute. Ma tutto dipende dal ritiro dal paese delle truppe di occupazione, solo quando se ne andranno quelle americane e quelle turche posizionate nel nord dell’Iraq si potrà parlare di scioglimento delle milizie. Il Marjaiya vede come un fatto positivo l’unità dei gruppi sciiti ma è ancora scettico riguardo l’attuazione del progetto concordato dai partiti.
Tutto dipende da Moqtada al-Sadr, dal suo lavoro tutt’altro che facile per dar vita ad un nuovo governo focalizzato su un programma condiviso che soddisfi le aspettative dell’elettorato ma non solo, Moqtada dovrà anche dimostrare di essere in grado di superare tutte le sfide importanti che ha davanti a sé.
Tradotto da A.C.
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