Alla fine ci sono arrivati: hanno censurato pure 1984 di George Orwell
di ARIANNA EDITRICE (Giuseppe Masala)
Alla fine ci sono arrivati: hanno censurato pure 1984 di George Orwell, e tutto questo è avvenuto proprio nella sua Inghilterra. L’università di Northampton, città dell’Inghilterra centrale a metà strada fra Londra e Birmingham, nell’approntare il programma del modulo di studio “Identity Under Construction” (identità in costruzione). ha pensato bene di “avvertire” gli studenti che alcune opere la cui lettura è prevista all’interno del corso contengono “materiale esplicito” che potrebbe risultare “offensivo e sconcertante”.
Oltre al capolavoro di Orwell, a beccarsi questa censura preventiva sono state l’opera teatrale “Finale di partita” di Samuel Beckett, la graphic novel “V per vendetta” di Alan Moore e David Lloyd ed il romanzo “Il sesso delle ciliegie” di Jeanette Winterson. Questi testi trattano argomenti di cui non è educato parlare: violenza, genere, sessualità, classe, razza e, udite udite, “idee politiche”. La lettura di 1984 sarebbe dunque “pericolosa” poiché potrebbe spingere l’incauto lettore a porsi due domande sul presente e su come la distopia orwelliana si stia realizzando sotto i nostri occhi. È l’ultima manifestazione della cultura “woke” che, nata oltreoceano, sta attecchendo pure nelle vecchia Europa. Questo “risveglio” culturale comporta una devozione parossistica al “politicamente corretto” che sfocia nella sua parodia. Avanguardia del liberalismo, finisce per negarne tutte le premesse esaltando una censura onnipresente ed onnipotente in grado di “purgare” il linguaggio, cancellare la storia, sopire i “cattivi pensieri”. “Identità in costruzione” è da interpretarsi come “Cancellazione delle identità”. Il prossimo passaggio sarà il catartico rogo delle opere abiette, malsane, controverse, che fanno pensare troppo e troppo spesso. E lo faranno sempre e comunque in nome della “libertà di espressione”, del “pensiero critico” e del “progresso”.
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