Iran: gli USA ripristinano le esenzioni alle sanzioni
di SICUREZZA INTERNAZIONALE (Maria Grazia Rutigliano)
Il 4 febbraio, l’amministrazione del presidente Joe Biden ha ripristinato le esenzioni dalle sanzioni all’Iran per consentire progetti di cooperazione nucleare internazionale.
La mossa arriva mentre i colloqui indiretti tra Stati Uniti ed Iran sul rilancio dell’accordo nucleare del 2015 con Teheran entrano nella fase finale. Le deroghe avevano consentito alle società russe, cinesi ed europee di svolgere attività di non proliferazione per rendere più difficile l’utilizzo dei siti nucleari iraniani per lo sviluppo di armi. Le esenzioni erano state revocate dagli Stati Uniti nel 2019 e nel 2020, con l’ex presidente Donald Trump.
Il Dipartimento di Stato degli USA ha inviato al Congresso un rapporto firmato dal Segretario di Stato, Antony Blinken, spiegando che il ripristino delle deroghe faciliterà i colloqui a Vienna sul ritorno all’accordo. In tale contesto, è importante ricordare che l’ottavo round di colloqui indiretti tra Stati Uniti e Iran sul Joint Comprehensive Plan of Action (JCPOA), anche noto come accordo sul nucleare iraniano, è stato sospeso il 28 gennaio, come annunciato dal coordinatore dell’Unione europea (UE), Enrique Mora, che aveva chiesto nuove “decisioni politiche” per sbloccare la situazione.
Il JCPOA era stato firmato il 14 luglio 2015 da Iran, Cina, Francia, Russia, Regno Unito, Stati Uniti, Germania e Unione europea. L’intesa aveva previsto, tra le altre cose, limiti allo sviluppo del programma nucleare iraniano in cambio del progressivo allentamento delle sanzioni internazionali che gravano su Teheran. Tuttavia, l’8 maggio 2018, l’ex-presidente statunitense, Donald Trump, aveva ritirato il proprio Paese dal JCPOA e aveva reimposto sanzioni sull’Iran, ritenendo che il Paese non avesse rispettato gli impegni presi in modo soddisfacente. Teheran aveva quindi violato più disposizioni del JCPOA.
Il 24 gennaio, il Dipartimento di Stato degli USA aveva ribadito la possibilità di avviare incontri diretti con i funzionari iraniani per discutere l’accordo sul nucleare. Lo stesso giorno, il ministro degli Esteri di Teheran, Hossein Amir-Abdollahian, aveva risposto che avrebbe potuto accettare incontri diretti, se necessario a raggiungere un “buon” accordo. Tuttavia, poche ore dopo, il 25 gennaio, la posizione dell’Iran era stata ulteriormente chiarita. Il segretario del Consiglio Supremo per la Sicurezza Nazionale iraniano (SNSC) Ali Shamkhani aveva affermato che la discussione indiretta tra le parti a Vienna verrà ridiscussa solo se sarà disponibile un “buon accordo”.
“Il contatto con la delegazione americana a Vienna è avvenuto attraverso scambi scritti informali e finora non c’è stato bisogno, e ce ne sarà, di ulteriori contatti”, aveva scritto Shamkhani in un post su Twitter. “Questo metodo di comunicazione potrà essere sostituito da altri metodi solo quando sarà disponibile un buon accordo”, aveva aggiunto il rappresentante iraniano.
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