I Russi cammineranno scalzi
di STEFANO D’ANDREA
Cinquanta aziende italiane hanno sei milioni di scarpe immagazzinate, che erano destinate ad essere vendute sul mercato russo. Le sanzioni hanno vietato le esportazioni.
Ora, a prescindere dalla questione di merito fondamentale se sia opportuno che l’Italia ponga sanzioni alla Russia, resta la questione di merito secondaria, se sia sensato vietare l’esportazione di scarpe alle nostre imprese. In cosa consisterebbe il danno che si vuole arrecare ai Russi? Si crede davvero che i Russi restino scalzi? O invece i Russi calzeranno scarpe inviate da altre nazioni e prodotte da loro?
Probabilmente all’inizio le scarpe saranno meno belle e buone ma ben presto i russi calzeranno scarpe belle e buone come quelle italiane, prodotte da loro o da altri paesi stranieri. Né la sanzione è strumentale, nel senso che a causa del fatto che i Russi inizialmente calzeranno scarpe meno buone e meno belle, riceveranno danni indiretti.
Altro è vietare l’esportazione di pompe idrauliche, di macchinari industriali, di servizi di assistenza presso gli impianti di estrazione o di produzione, altro è vietare l’esportazione di beni di consumo. Questi ultimi divieti sanzionano soltanto il sanzionatore, come è in grado di capire qualsiasi deficiente, esclusi i componenti del ceto politico e giornalistico italiano (salvo rarissime eccezioni).
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