Introduzione alla lettura dei GEAB.
di Cinzia Bernardini
Nell’immenso spazio della rete in cui, a differenza dell’odierna stampa per lo più “allineata”, è sempre più facile trovare una corretta e veritiera fonte di informazione, esiste un gruppo di ricercatori europei che, per mezzo di un interessantissimo sito internet, diffonde i propri studi di geopolitica globale al fine di sviluppare fondate previsioni economiche e politiche.
LEAP Europe2020, questo il nome scelto per il team del Laboratorio Europeo di Analisi Politica, è il primo sito europeo di anticipazioni politico-economiche indipendente da qualsiasi governo o lobby. Al diffuso stato di assoggettamento da qualcuno o qualcosa, l’equipe invece ha preferito l’arricchimento del suo punto di vista analitico mediante la collaborazione di numerose e variegate organizzazioni di ricerca private ed ONG, oltre che di pubbliche istituzioni a livello sia europeo sia nazionale, come i Ministeri degli affari esteri.
I risultati delle loro riflessioni, e le conseguenti deduzioni sulle prospettive future, vengono pubblicati sul sito – attualmente con una cadenza mensile – attraverso progressivi bollettini chiamati GEAB (Global Europe Anticipation Bulletin) la cui numerazione è giunta al n. 35, essendo il gruppo attivo già dal 2006. Ed il motivo di tanto interesse verso il loro lavoro risiede proprio in tali fonti in quanto hanno dato prova di essere previsioni socioeconomiche, non solo accuratamente dettagliate e professionali, ma anche pienamente accreditate in quanto convergenti con quello che poi è realmente accaduto nel così inevitabile, e poco ben gestito, contemporaneo scenario di crisi politica, economica e finanziaria.
Solo alcuni esempi per chiarire la attendibilità delle loro affermazioni. Nel febbraio del 2008, dopo una serie di ben datate ma più generiche anticipazioni, Europe2020 preannunciava chiaramente che il punto di rottura delle varie sequenze di crisi accumulate si sarebbe verificato nel settembre dello stesso anno, e che i primi ad esserne colpiti sarebbero stati gli Stati Uniti d’America con l’esplosione delle bolle immobiliari e finanziari e la perdita di valore del dollaro. Con un’analisi consequenziale all’evento, si prevedevano anche le sicure ripercussioni della “grandissima depressione americana” sulle imprese private e pubbliche, in termini di fallimento e di chiusura nell’erogazione di servizi pubblici; sulla borsa americana e, di riflesso, anche sulle piazze asiatiche ed europee, specialmente sul versante anglosassone. In particolare, per quanto riguarda i mercati borsistici, già i primi report del LEAP/Europe2020 prospettavano che, nel corso del 2008, il ribasso medio degli indici delle borse sarebbe stato pari al 50% rispetto al 2007.
Siamo nel 2009, e tutto ciò ricordiamo perfettamente di averlo effettivamente vissuto.
A meno che ironicamente non si pensi che si sia di fronte ad un fenomeno di premonizione indovina, basterebbe riflettere su come l’analisi dei dati e la conoscenza degli strumenti basici dell’economia condurrebbero inevitabilmente a queste conclusioni, senza dover destare grandi stupori. L’essenziale è avere il “lusso” di servirsi di un’informazione completa e veritiera, insieme alla responsabilità di diffondere notizie senza alcun altro scopo se non quello della comprensione dei fatti, correlati dall’obiettiva osservazione delle loro cause e conseguenze. Come dimostrazione del fatto che tutto ciò sia oggi un gran privilegio, basti pensare a ciò che è accaduto in USA nella fase di poco precedente al crollo finanziario. In onore ai saldi principi di tutela del cittadino, si è assistito addirittura ad una interruzione della pubblicazione dei dati economici!
I GEAB pubblicati in questi primi cinque mesi dell’anno in corso, contenendo interessanti prospettive che ribadiscono concetti ormai consolidati nelle ricerche, hanno necessità dunque di avere una quanto più ampia diffusione e divulgazione. Partendo dai termini con cui l’equipe, sin dal 2006, si è sempre espressa in riferimento alla crisi prevista, essi sono stati seri e realistici in quanto sintetizzati in due precisi aggettivi: sistemico e globale, capaci di definire al meglio l’impegnativo collasso che si sta affrontando. Niente a che vedere, dunque, con i precedenti storici del 1929, né con le crisi petrolifere degli anni ’70 o delle borse del 1987. Impossibile, infatti, pensare di vivere un remake se dell’attuale crisi correttamente si evidenzia:
- la durata: stimata almeno fino alla fine del 2010 salvo che per USA e UK (GEAB n. 30);
- la portata: estesa su di un piano economico talmente vasto – in quanto finanziario, immobiliare, bancario, occupazionale, pensionistico – da trasformarsi ben presto in una crisi politica e sociale che porterà al dissesto strategico dei vari protagonisti mondiali per realizzare un diverso assetto di preminenza (GEAB n. 32);
- l’area geopolitica interessata.
Giustificando la differenza di durata della crisi dei paesi anglosassoni rispetto al resto del mondo con l’evidente stretto legame che li lega al dollaro ed alle politiche di indebitamento con cui hanno affossato irrimediabilmente la loro economia, i profili più interessanti dei report, dal punto di vista delle ripercussioni socio-politiche della depressione, risiedono nella riflessione sull’incapacità dei leaders mondiali di adottare soluzioni utili o per lo meno non peggiorative della già critica situazione. Le politiche di immissione di liquidità nei mercati (mediante il taglio dei tassi al prestito o la creazione di moneta) e di protezionismo, per il disaccordo ed il crollo dell’economia mondiale e la conseguente esigenza di puntare sulla solvibilità dei mercati interni, sono dei sistemi adatti solo a ritardare il tracollo e, peraltro, a renderlo ancora più pericoloso (GEAB n. 31). Le attuali campagne propagandistiche sul “buy american”, le denunce pubbliche della Francia sull’inefficienza della politica di Gordon Brown e la contestata priorità data dal Governo inglese ai suoi lavoratori a scapito di tutti gli altri, sono, secondo i ricercatori, il sintomo di comportamenti poco lucidi volti solo al mantenimento del potere mentre dilaga l’inasprimento sociale nei confronti dei vertici.
Sul piano geopolitico poi, le spiegazioni storiche che hanno determinato alla fine della seconda guerra mondiale la creazione del sistema globale basato sulla predominanza americana del mercato in quanto unico giocatore sopravvissuto, e le azzardate politiche economiche intraprese dagli stessi USA per mantenere la supremazia, vengono sviluppate nel GEAB n. 33 per spiegare le ragioni del fatto che il cuore della crisi, partendo proprio dal quella zona, si diffonda come uno tsunami sulle aree da essa influenzate, prima fra tutte la Gran Bretagna, prossima alla caduta libera. Anche la Cina, inficiata da una enorme quantità di T-Bond (titoli di debito americani) e dollari, risente della globalità della crisi ma, assicurano gli esperti, al momento opportuno gestirà un adeguato “piano di fuga” che darà adito al forte impulso di liberazione, già presente seppur sommesso, per evitare gli effetti più duri del tracollo (GEAB n. 34). Le ripercussioni sull’Eurozona risulteranno essere le meno gravi in quanto, nonostante la rilevante crescita del tasso di disoccupazione da sopportare, essa non è totalmente deindustrializzata né interamente dipendente dai settori finanziari.
L’ultima interessante previsione è che la concatenazione geopolitica della depressione scoppiata in territorio americano e la critica situazione del dollaro e dell’indebitamento americano porteranno, infine, a due interessanti conseguenze. La prima consisterebbe nella disintegrazione dei sistemi internazionali dettata dal crollo e dalla marginalizzazione dei principali organismi del diritto internazionale (WTO, ONU, OCSE, FMI) e dei centri nevralgici del potere monetario e finanziario (Wall Street, Tokio, Londra) in quanto tutti legati al dollaro. La seconda riguarderebbe la fine dell’ossidata “cornice di riferimento” (GEAB n. 35), ossia del sistema strategico occidentale basato sull’assoggettamento alla preminenza americana per favorire, invece, un nuovo allineamento degli Stati.
Descritto il tenore di questi studi e lasciando sia ad una considerazione personale la valutazione sull’opinabilità o meno delle prospettive sintetizzate, sia al tempo la constatazione di un’ulteriore loro veridicità, a questo punto sentiamo il dovere di promuovere in questa rubrica tutti i prossimi bollettini di anticipazione geopolitica del gruppo Europe2020. In ciò servendoci della traduzione di ampi stralci dei GEAB, essendo inoltre essi a pagamento, egregiamente curata da un vivace Felice Capretta che gestisce un interessante e simpatico blog (http://informazionescorretta.blogspot.com/) per nobili scopi informativi. D’altronde in un periodo così critico, avere la consapevolezza dei rischi in gioco e prepararsi adeguatamente ad affrontarli sembra essere, a detta degli esperti, “il mezzo più idoneo per permettere a tutti di premunirsi alle conseguenze più negative”. E come non condividere questo pensiero.
Adesso sono curioso di conoscerli di persona.
Voglio conoscere qualcuno che scrive per i GEAB.