Originale: Recep Tayyip Erdogan on NATO expansion, The Economist, 30 maggio 2022
di Ruggiero Caputo · Pubblicato · Aggiornato
di GIUBBE ROSSE NEWS (Redazione)
In un’intervista a The Economist, il presidente della Turchia spiega perché il suo Paese sta bloccando l’adesione di Svezia e Finlandia.
La guerra in Ucraina ha sfidato la saggezza convenzionale sull’ordine internazionale basato su regole, la competizione tra grandi potenze e la sicurezza euro-atlantica. Gli sviluppi più recenti hanno anche dato nuova vita alla NATO, probabilmente la più grande alleanza militare della storia.
La Turchia è un orgoglioso e indispensabile alleato della NATO da 70 anni. Il nostro paese ha aderito all’alleanza nel 1952, dopo aver inviato truppe in Corea in difesa della democrazia e della libertà. Durante E dopo la guerra fredda, la Turchia è stata una potenza stabilizzatrice e una forza positiva in Medio Oriente, nel Caucaso e nelle regioni del Mar Nero. Le truppe turche sono state schierate, inoltre, in molte parti del mondo, dal Kosovo all’Afghanistan, nell’ambito delle missioni della NATO.
Allo stesso tempo, il nostro Paese ha investito miliardi di dollari nella sua industria di difesa, rafforzando la sua capacità difensiva. Tale capacità aggiuntiva ha portato allo sviluppo di prodotti militari che hanno avuto il loro impatto in vari teatri di guerra, inclusa l’Ucraina.
In effetti, la maggiore capacità della Turchia ha anche contribuito alla resilienza e alla forza della NATO. Se, da un alto, i nostri partner hanno sempre apprezzato i contributi turchi alle missioni di sicurezza collettiva della NATO, si sono rapidamente dimenticati di loro quando non c’erano minacce alla loro sicurezza nazionale. I nostri partner, che ricordano solo l’importanza della Turchia in tempi turbolenti, come la crisi nei Balcani, hanno erroneamente pensato che la stabilità a lungo termine potesse essere raggiunta senza la Turchia. Pertanto, dopo l’eliminazione della minaccia immediata, hanno ignorato le realtà geopolitiche e le potenziali minacce che potrebbero emergere nella regione. Inutile dire che tali sogni irrealizzabili si sono rivelati di breve durata a causa delle crisi internazionali.
Le minacce contro la pace e la sicurezza internazionali sono cambiate negli ultimi anni e ciò ha portato molti a credere che la NATO fosse un’organizzazione “obsoleta” che ha cessato di servire il suo scopo. Emmanuel Macron ha persino affermato nel 2019 che l’alleanza stava vivendo una “morte cerebrale”. Le stesse persone hanno messo in dubbio il ruolo della Turchia all’interno della NATO. Quella miscela di straordinario wishful thinking ed estrema miopia strategica è costata all’alleanza molti anni.
Tuttavia, la Turchia ha rifiutato di credere che gli atteggiamenti miopi e talvolta sconsiderati di alcuni Stati membri riflettessero la posizione della NATO nel suo insieme. Al contrario, abbiamo sottolineato l’importanza della NATO e invitato gli Stati membri ad adottare le misure necessarie, che includevano l’aggiornamento delle missioni della NATO per coprire le minacce emergenti e rendere l’organizzazione più rilevante per le nuove sfide geopolitiche e globali. Quella chiamata era in linea anche con la risposta della nostra nazione alla crescente instabilità del sistema internazionale.
In questo senso, la Turchia ha sostenuto che la NATO, come tutte le altre organizzazioni internazionali, doveva attuare alcune riforme per far fronte alle emergenti minacce alla sicurezza. In particolare, sul terrorismo, la mancanza di un’azione collettiva, nonostante gli attacchi diretti contro molti Stati membri, ha minato la cooperazione per la sicurezza e alimentato una profonda sfiducia tra i cittadini dei paesi della NATO riguardo all’organizzazione. La Turchia ha evidenziato tale tendenza in tutti i verticI della NATO e ha affermato che la cooperazione internazionale è fondamentale per trasformare la lotta al terrorismo. Volevamo che la NATO cooperasse meglio su questioni di intelligence e militari contro le organizzazioni terroristiche, non solo per prevenire attacchi terroristici, ma anche per frenare il finanziamento del terrorismo e il reclutamento all’interno dei confini della NATO. Rimaniamo fermi in questo impegno.
Allo stesso modo, abbiamo avanzato richieste legittime e necessarie alla NATO, quando nei paesi vicini alla Turchia sono scoppiate molteplici guerre civili, al fine di garantire la sicurezza dei nostri confini e dello spazio aereo, nonché la sicurezza umana, poiché nella regione era emersa la più grande ondata di rifugiati dalla seconda guerra mondiale. In gran parte abbandonato, il nostro paese ha affrontato da solo tutte quelle crisi e ha pagato un prezzo alto durante questo sforzo. Ironia della sorte, qualsiasi passo intrapreso sotto l’ombrello della NATO avrebbe preparato l’alleanza a futuri conflitti e crisi ai suoi confini.
Il nuovo stato di cose, emerso dalla guerra in Ucraina, dimostra che le aspettative e gli appelli della Turchia erano esatti. Alcuni Stati membri, che hanno improvvisamente apprezzato la posizione geopolitica della Turchia poiché quel conflitto ha causato disordini diffusi, hanno visto che la nostra nazione aveva fatto bene a compiere determinati passi in passato. La Turchia aveva ragione a chiedere ai membri della NATO di prepararsi alle imminenti sfide geopolitiche e, ad onta coloro che sostenevano che la NATO fosse irrilevante, la Turchia aveva assolutamente ragione ad affermare che l’organizzazione sarebbe stata sempre più importante.
Poiché tutti gli alleati della NATO accettano l’importanza fondamentale della Turchia per l’alleanza, è un peccato che alcuni membri non comprendano a pieno alcune minacce al nostro paese. La Turchia sostiene che l’ammissione di Svezia e Finlandia comporta rischi per la propria sicurezza e per il futuro dell’organizzazione. Abbiamo tutto il diritto di aspettarci che quei paesi, che si aspetteranno che il secondo esercito più grande della NATO venga in loro difesa ai sensi dell’articolo 5, impediscano le attività di reclutamento, raccolta fondi e propaganda del PKK, che l’Unione Europea e l’America considerano un’entità terrorista.
La Turchia vuole che i paesi candidati limitino le attività di tutte le organizzazioni terroristiche ed estradino i membri di queste organizzazioni. Abbiamo fornito prove chiare alle autorità di questi paesi e ci aspettavamo una risposta concreta da parte loro. Anche la Turchia vuole che questi paesi sostengano le operazioni antiterrorismo dei membri della NATO. Il terrorismo è una minaccia per tutti i membri e i paesi candidati dovrebbero riconoscere questa realtà prima di aderire. A meno che non prendano le misure necessarie, la Turchia non cambierà la sua posizione su questo tema.
Inoltre, la Turchia sottolinea che tutte le forme di embargo sulle armi, come quello che la Svezia ha imposto al mio paese, sono incompatibili con lo spirito di partenariato militare sotto l’egida della NATO. Tali restrizioni non solo minano la nostra sicurezza nazionale, ma danneggiano anche l’ identità stessa della NATO. L’intransigente insistenza di Svezia e Finlandia nell’adesione all’alleanza ha aggiunto un punto non necessario all’agenda della NATO.
L’obiezione della Turchia all’ammissione di Svezia e Finlandia, rimaste neutrali fino ai più recenti sviluppi, rappresenta un passo decisivo compiuto in nome di tutte le nazioni che sono state fino ad oggi prese di mira dalle organizzazioni terroristiche. In fin dei conti, il terrorismo non ha religione, nazione o colore. Che ogni Stato membro resista con decisione a qualsiasi organizzazione che miri a danneggiare la popolazione civile è uno degli obiettivi principali della NATO. Nessun paese gode di alcun privilegio al riguardo.
Quando si tratta di risolvere problemi e promuovere la pace e la sicurezza globali, potrebbero non esserci sempre scorciatoie. Tuttavia, il percorso verso il successo potrebbe essere abbreviato facendo passi coraggiosi e necessari lungo il percorso. La posizione di Svezia e Finlandia sulle preoccupazioni e le considerazioni sulla sicurezza nazionale di altri paesi, con i quali vorrebbero essere alleati, determinerà fino a che punto la Turchia vorrà essere alleata di quegli stati.
L’ignoranza e l’invadenza di chi osa mettere in discussione il rapporto tra la Turchia, che in passato ha adottato un approccio positivo e costruttivo riguardo all’espansione dell’alleanza, e la NATO non cambia la nostra posizione. Il nostro Paese, aperto a tutte le forme di diplomazia e di dialogo, raccomanda vivamente che tale attenzione sia rivolta invece a persuadere i candidati a cambiare posizione. Non c’è autorità ad Ankara a cui possa essere detto cosa fare da un paese che non è disposto a combattere il terrorismo. Riteniamo che la reputazione e la credibilità dell’alleanza saranno a rischio se i membri della NATOseguiranno un doppio standard per quanto riguarda la lotta al terrorismo. ■
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