di ANDREA CORRITORE
PARTE 1: IL SISTEMA BANCARIO
Fino al 1992 il sistema bancario italiano era uno dei più solidi e stabili al mondo grazie a due fattori:
1) una fortissima, spesso esclusiva, presenza di capitale pubblico nella proprietà delle principali banche italiane;
2) un regime di repressione finanziaria che teneva a bada le rendite e le speculazioni, con l’effetto di garantire stabilità e scongiurare bolle e crisi bancarie.
Dopo la serie di devastanti controriforme imposte dal 1992 per poter entrare nell’euro e nell’UE, tale situazione si è capovolta, portando alla fine del sistema bancario pubblico ed al conseguente strapotere di quello privato, con i suoi fini meramente speculativi e le continue strette al credito che soffocano l’economia reale.
Occorre quindi ritornare sulla strada tracciata dalla Costituzione, che ci ha garantito quasi quarant’anni di benessere e progresso, facendo tre semplici cose:
1)L’ATTIVITÀ BANCARIA DEVE TORNARE AD ESSERE UNA FUNZIONE PUBBLICA
Le banche non devono stare sul mercato e non possono svolgere attività speculative e di investimento, né detenere partecipazioni in altre imprese.
2)TUTTO IL SISTEMA BANCARIO DOVRÀ ESSERE DI NUOVO NAZIONALIZZATO
Lo Stato dovrà tornare a fare il banchiere e dovrà farlo in regime di semi-monopolio: l’attività privata (anche di banche estere) nel settore bancario non sarà più consentita. Dal pubblico monopolio resteranno escluse solo le banche minori (popolari e credito cooperativo).
3)RITORNO ALLA SEPARAZIONE BANCARIA
Gli istituti bancari dedicati all’erogazione del credito a breve termine e dei prodotti meramente finanziari, vanno separati dagli istituti dedicati al credito a medio e lungo termine.
Come sempre, la strada maestra è la Costituzione.
PARTE 2: LA TUTELA DEI SALARI
Fino al 1992 in Italia i salari erano tutelati dall’inflazione tramite il meccanismo della “scala mobile” (o indennità di contingenza): all’aumentare del costo della vita, aumentavano anche i salari. Questo meccanismo fu prima indebolito nel 1984 col famoso “decreto di San Valentino” dal Governo Craxi e poi abolito nel 1992 dal Governo Amato. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: da trent’anni i lavoratori non riescono più ad arrivare alla fine del mese, perché i loro salari sono crollati. Ecco perché la prima misura da reintrodurre per consentire alle persone di poter vivere serenamente del proprio lavoro è proprio la scala mobile (oltre ad un minimo salariale di almeno 1200 euro al mese in armonia con i contratti collettivi nazionali).
PARTE 3: L’INDUSTRIA PUBBLICA
Nel 1991 l’Italia era la quarta potenza industriale mondiale. Un traguardo frutto del modello economico sancito dalla Costituzione, quello misto pubblico-privato. Lo Stato, per mezzo delle partecipazioni statali e dell’IRI, svolgeva il ruolo di imprenditore nei settori strategici (energia, acciaio, chimica, aerospazio, meccanica, comunicazioni), dirigeva lo sviluppo del paese e interveniva per salvare le aziende in crisi tutelando produzione ed occupazione. Nel 1992 il Governo Amato (con Draghi direttore generale del Ministero del Tesoro) avvia la privatizzazione del patrimonio pubblico, poi portata a termine fra il 1996 ed il 1999 dai Governi Prodi e D’Alema. Risultato: la distruzione del nostro tessuto produttivo, la perdita di rilevanza internazionale e la dipendenza dall’estero. Una catastrofe economica, sociale e civile senza precedenti.
Iscriviti al nostro canale Telegram
Buongiorno, sono socio simpatizzante da quest’anno, pur seguendo RI da qualche anno.
Sto cercando di capire la repressione finanziaria dal punto di vista tecnico? I meccanismi che consentono la formazione della rendita.
Il mio livello di approfondimento si fonda sul relativo documento di politica economica di Riconquistare l’Italia e sugli interventi video e scritti sull’argomento del Presidente Stefano D’Andrea. Oltre a letture varie. Non avendo una formazione a riguardo, sto cercando di capire quali sono gli espedienti tecnici che permettono alla speculazione di ottenere sempre tassi reali positivi. Mi mancano dei tasselli e mi rendo conto che, per non conoscenza della materia, rischio di non essere chiaro nelle domande. A questo proposito Pasquale Cicalese, autore di “Piano contro mercato”, mi ha consigliato di interpellare Gilberto Trombetta, ma non ho un riferimento email. Credo comunque che l’argomento, anche se in termini più strettamente tecnici, possa interessare molti, visto che è il primo punto del programma. Grazie per l’attenzione