Io non ci sto
di ANDREA ALQUATI
Io non ci sto ad accettare che chi è ricco lo diventi sempre di più gestendo servizi pubblici essenziali, che chi è povero lo diventi sempre di più e il ceto medio sparisca impoverendosi a sua volta, che il lavoro – autonomo o dipendente che sia – venga tartassato e i capitali siano liberi di scorrazzare dove pagano meno la manodopera e le tasse, mentre lo Stato è ridotto al pari di un privato a mendicare prestiti sui mercati.
Io non ci sto ad accettare che non ci siano le risorse per la Sanità, la Scuola, la sicurezza del territorio, ma ci siano per tutto quello che chiede l’Europa, la Nato, la Confindustria.
Non accetto che si faccia spallucce dicendo che “non ci si può fare niente”: non ci si può fare niente per delle regole, sbagliate, create dall’uomo e, come tutte le cose che non funzionano possono e devono essere cambiate. Ma per fare questo occorre avere il coraggio di uscire dall’euro e dall’UE, che quelle regole impediscono di cambiare per ragioni che ho spiegato in molti post in questi anni.
Questo a molti non piacerà o spaventerà o sembrerà un’eresia, però intanto tutto quello che doveva succedere fuori dalla rassicurante protezione di euro e UE sta accadendo al loro interno: dalla fuga delle aziende a quella dei capitali, dai fallimenti all’indebitamento pubblico, fino alla tanto temuta inflazione contro cui l’Europa avrebbe dovuto rappresentare un’assicurazione.
Continuare a posticipare, aumentando nel frattempo la propria dipendenza dall’estero, è come rinviare un intervento chirurgico per paura di affrontarlo, con tutti i rischi per un aggravamento della propria salute.
Per questo ed altri motivi che da qui al 25 settembre avremo modo di vedere, vi chiedo di votare Italia Sovrana e Popolare.
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