Il suicidio assistito dell’Europa
di LIBERO PENSARE (Piero Cammerinesi)
Guerra e Politica Industriale
In un interessante studio commissionato dal Credit Suisse, a cura di Zoltan Pozsar (1), un analista finanziario molto quotato, emergono delle considerazioni decisamente interessanti che vale la pena commentare.
Purtroppo lo studio – dal titolo “ War and Industrial Policy ” (Guerra e Politica Industriale) – è ad uso interno degli azionisti e non può essere pubblicato senza l’autorizzazione del Dipartimento di Strategia di Investimento del Credit Suisse per cui ne prenderemo solo alcuni spunti.
Il primo elemento che l’Autore affronta è un elemento non molto familiare alla maggior parte delle persone che guardano alle guerre del presente con la stessa ottica di quelle del passato, dimenticando che vi sono delle differenze sostanziali tra queste e quelle.
La prima importante differenza riguarda le filiere di approvvigionamento del mondo globalizzato, che partono, per quanto riguarda l’alta tecnologia (chip) indispensabile per gli usi bellici dal sud-est asiatico, da un’area ad alta tensione politica (Cina/Taiwan, Nord Corea/Sud Corea, Giappone/Cina etc).
Le filiere globali evidentemente sono in grado di funzionare regolarmente solo in assenza di guerre ‘calde’ o fredde (guerre economiche). Le basi che hanno consentito lo svolgersi degli scambi mondiali sono state fondate – afferma Zoltan Pozsar – sino a ieri su tre elementi:
– manodopera immigrata a basso costo che manteneva “stagnante” la crescita dei salari nominali negli Stati Uniti,
– i prodotti cinesi a basso costo che aumentavano i salari reali in mezzo a salari nominali stagnanti
– gas naturale russo a basso costo che alimentava l’industria tedesca e l’Europa in generale.
In altri termini avveniva che l’Europa acquistava in euro il gas russo a prezzi contenuti, gli USA importavano dalla Cina prodotti a basso costo pagando in dollari e tutte le parti ne traevano beneficio.
Naturalmente questo circolo virtuoso ha funzionato finché è esistita una fiducia reciproca tra le parti, così quando questa è venuta a mancare, la macchina si è inceppata.
Oggi ci troviamo dinanzi al declino del mondo unipolare con la nascita di una relazione speciale tra Russia e Cina nonché il sorgere prepotente di nuovi protagonisti con le economie dei BRICS.
Ma perché è venuta a mancare la fiducia reciproca?
Da un lato abbiamo la Cina che, dopo aver fatto lauti profitti grazie a prodotti a basso costo, ha deciso di costruire globalmente reti 5G e produrre chip avanzatissimi e, dall’altra, gli Stati Uniti che si sono messi di traverso.
La conseguenza è che le comunicazioni tra Cina e USA si sono interrotte.
Basti pensare che nel bel mezzo della crisi USA-Cina per Taiwan, i cinesi non hanno risposto al telefono quando sono stati chiamati dal capo del Pentagono.
Per parte sua, la Russia ha fatto affari con il gas venduto a prezzi buoni all’Europa mentre la Germania, grazie all’acquisto di gas a basso costo, ha potuto produrre ed esportare merci costose.
Per questo le due parti avrebbero proseguito nella collaborazione con il progetto North Stream 2, se le vicende ucraine avessero bloccato tutto e così anche Russia e Germania non si parlano più.
Per quanto riguarda gli Stati Uniti la loro economia è cresciuta grazie al Quantitative Easing, reso possibile da una inflazione contenuta proprio grazie alle merci a basso costo provenienti da Russia e Cina.
Gli USA evidentemente vorrebbero che il regime di bassa inflazione proseguisse ma allo stato attuale degli eventi ciò non sembra possibile.
La guerra – sia calda che fredda – non può prescindere – continua Zoltan Pozsar – dal
controllo delle tecnologie (chip), delle materie prime (gas), della produzione (zero-Covid) e degli stretti – punti di strozzatura come lo stretto di Taiwan, lo stretto di Hormuz o lo stretto del Bosforo.
Ma anche dalle alleanze:
Nel complesso conflitto odierno tra gli Stati Uniti da un lato e la Russia e la Cina dall’altro, il mondo è meglio descritto da “il nemico del mio nemico è mio amico”: Russia e Cina tengono esercitazioni navali con l’Iran intorno allo Stretto di Hormuz; l’Iran ha recentemente ospitato i colloqui tra Russia e Turchia per le spedizioni di grano attraverso lo Stretto del Bosforo; non a caso, il primo carico è salpato verso il porto siriano di Tartus, che ospita un punto di supporto tecnico (non una base) della Marina russa; ancora più recentemente, Turchia e Russia hanno concordato di liquidare i flussi commerciali bilaterali, compreso il gas, in rubli.
Ma oggi – tra Ucraina, Turchia, Iran, Cina, Taiwan e Corea – assistiamo ad una pericolosa partita a scacchi geostrategica nel continente eurasiatico.
Le sanzioni hanno spinto i Paesi sanzionati nelle braccia l’uno dell’altro; inoltre, come sempre accade, dove si creano dei vuoti politico-strategico essi vengono riempiti da altri; ecco i BRICS, per non parlare dei TRICK (Turchia, Russia, Iran, Cina, Korea) che, a questo punto, potrebbero mettere gli USA in una situazione piuttosto difficile con, ad esempio, un veloce calo dell’inflazione.
Se, come abbiamo visto, oggi la sfiducia ha interrotto il circolo virtuoso degli scambi internazionali, portando ad un muro contro muro di vari Paesi tra loro è opportuno domandarsi a che conseguenze questa sfiducia potrà portare nell’ordine geopolitico globale.
Quale potrebbe essere una transizione pacifica verso un nuovo equilibrio mondiale?
Se si è generata una forte recessione per rallentare l’inflazione ed una serie di azioni sulla ricchezza per diminuire la domanda in modo che si allineasse con le nuove caratteristichè dell’offerta si è ottenuto un rallentamento dell’inflazione che, tuttavia, è ancora al di sopra dell’obiettivo.
Sembrano esistere tre “momenti” di resa dei conti…
1 – Difficile condurre guerre su più̀ fronti, visto che già il singolo fronte in Ucraina ha mostrato come le scorte si esauriscano velocemente e il rimpiazzo sia decisamente lento.
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2 – Non è detto che gli armamenti tecnologicamente avanzati possano essere prodotti rapidamente.
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3 – Il caso del blocco temporaneo di Taiwan da parte della Cina indica chiaramente che i chip non servono a nulla se non possono uscire dai luoghi di produzione. Difficile anche per gli Stati Uniti mantenere bassa l’inflazione e utilizzare il Quantitative Easing se le vicende internazionali interrompono le filiere di approvvigionamento globali, rendendo impossibile, ad esempio, ricevere i chip necessari per utilizzare i propri missili.
Ciò vale naturalmente anche per la Russia con i suoi problemi militari dato che le sanzioni hanno limitato i suoi approvvigionamenti di chip. Tuttavia visto che la Cina produce chip e che le sue relazioni con la Russia sono ottime la sua situazione è meno difficile.
Quali rischi ci troviamo dinanzi a questo punto?
Verosimilmente oggi la maggior parte dei rischi di approvvigionamento di materiale di alta tecnologia e di inflazione riguardano l’Occidente.
Pertanto, i tre “momenti” di resa dei conti di cui sopra indicano che le catene di approvvigionamento globali, sia che producano beni militari che civili – prosegue Zoltan Pozsar – stanno affrontando
l’implosione delle filiere di lunga intermediazione dell’ordine mondiale globalizzato: maschere, latte in polvere, chip, missili e proiettili d’artiglieria, per ora. I fattori scatenanti non sono la mancanza di liquidità e di capitali nel sistema bancario e nel sistema bancario ombra, ma la mancanza di scorte e di protezione nel sistema produttivo globalizzato, in cui progettiamo in casa e gestiamo da casa, ma ci riforniamo, produciamo e spediamo tutto dall’estero, dove le materie prime, le fabbriche e le flotte di navi sono dominate da Stati – Russia e Cina – in conflitto con l’Occidente.
…se Taiwan produce i chip per i missili che gli Stati Uniti le inviano per l’autodifesa, ma deve aspettare i missili perché́ sono necessari in Ucraina o non può̀ spedirli agli Stati Uniti a causa di un blocco marittimo e aereo imposto dalla Cina, gli Stati Uniti non sono operativamente attrezzati per sostenere una guerra su due fronti. In inglese…è una leva infinita per la Pax Americana, la globalizzazione e la bassa inflazione.
Le filiere di approvvigionamento sono quello che era il capitale per le banche, che pure stavano per fallire nel 2008. Nonostante fossero “troppo grandi per fallire” lo Stato le ha salvate ma a caro prezzo. Lo stesso si crede che oggi possa accadere per la globalizzazione che, tuttavia, non è una banca.
La globalizzazione ha bisogno di uno Stato egemone, che però oggi viene messo in questione dal sorgere del mondo unipolare…
Per questo oggi – ad esempio mostrando i muscoli nello stretto di Taiwan e imponendo sanzioni tecnologiche alla Cina – gli Stati Uniti, per guadagnare tempo, cercano di frenare lo sviluppo tecnologico della Cina. Guadagnare tempo serve loro a produrre la tecnologia che oggi devono acquistare da Taiwan, tecnologia che potrebbe essere difficile da portare a casa nel momento del massimo bisogno.
Per vincere la guerra economica in atto l’Occidente dovrà̀ investire trilioni in quattro tipi di progetti che dovrebbero rappresentare gli obiettivi principali della politica industriale dei prossimi cinque anni:
(1) Riarmarsi (per difendere l’ordine mondiale)
(2) Trasferire la produzione (per aggirare i blocchi)
(3) Rifornirsi e investire (materie prime)
(4) Ricablare la rete (transizione energetica)
Questo elenco di azioni – sostiene Zoltan Pozsar – è la via d’uscita dalla “Grande Crisi della Globalizzazione” oggi in corso.
1 – Quanto al riarmo, la Germania prevede una spesa militare di 100 miliardi mentre l’Occidente destina circa 750 miliardi di dollari per ricostruire l’Ucraina. Il G7, da parte sua, intende investire 600 miliardi di dollari per dar fastidio alla Cina, ostacolando la Belt and Road Initiative.
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2 – Per quanto riguarda il trasferimento della produzione negli USA ci sono già tre nuove fabbriche finanziate dalla legge CHIPS da 52 miliardi di dollari. Stesso discorso vale per l’Unione Europea che sta lavorando nella medesima direzione.
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3 – Sul tema rifornimento, l’UE ha bisogno di rifornirsi per mantenere in vita l’industria e per riscaldarsi ma oggi ci sono minacciose notizie a proposito di scarsità energetiche. Lo stesso vale per gli Stati Uniti. Il rischio è che i prezzi delle scorte di materie prime si impenneranno e ciò non riguarderà solo cibo ed energia, ma anche alcune materie prime industriali.
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4 – A proposito del ricablaggio della rete, è in programma da prima dell’inizio della guerra in Ucraina e sta in cima alla lista di azioni da portare avanti.
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A questo punto dipenderà sia dall’andamento degli equilibri geopolitici globali che dalle capacità industriali e strategiche dei singoli Stati se l’Occidente sarà in grado di attuare queste iniziative o se – al contrario – le politiche dei nuovi protagonisti del mondo multipolare renderanno difficile raggiungere questi obiettivi.
Non ci resta che stare alla finestra, cercando di non venire travolti dagli eventi.
(1) Zoltan Pozsar è amministratore delegato e responsabile globale della strategia sui tassi di interesse a breve termine con sede a New York. Prima di entrare in Credit Suisse nel febbraio 2015, Zoltan ha svolto una brillante carriera nel settore pubblico.
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Il suicidio assistito dell’Europa
Credo sia interessante, ora, confrontare questa ricerca di Zoltan Pozsar con un Report di cui non sono in grado di certificare l’autenticità; si tratta di un documento confidenziale redatto dalla Rand Corporation (2) per conto delle maggiori strutture di intelligence USA (WHCS, ANSA, Department of State, CIA, NSA, DNC)
Questo documento – che anche nel caso che non fosse del tutto vero sarebbe assolutamente verosimile – rivela con chiarezza quali sarebbero i reali obiettivi della opposizione – creata ad arte da Washington – tra Europa e Russia, con la conseguente finalità della desertificazione della potenzialità industriali del vecchio continente, Germania in testa.
Nulla di nuovo, naturalmente; basta studiare a fondo la politica prima inglese e poi americana – ben espressa dal Grande Gioco di Peter Hopkirk – dal 1700 in avanti che ha poi portato, nel secolo scorso, a due disastrosi conflitti mondiali, per comprendere che il sodalizio Germania-Russia è sempre stato il principale incubo della potenza angloamericana.
Questo discorso apre evidentemente svariati scenari poco conosciuti, compreso quello di una possibile pianificazione eterodiretta del conflitto ucraino, peraltro già auspicato in altri documenti dell’intelligence USA.
Da questo Report, infatti, emerge con adamantina chiarezza quelli che sono gli obiettivi anglo-americani, smascherati dal fatto che, ad esempio, sia le azioni atte a provocare la Russia all’Operazione Speciale del 24 Febbraio 2022 che i pacchetti sanzionatori contro la Russia fossero già pronti prima dell’inizio del conflitto.
Se, dunque, questo Report è autentico, non fa che confermare l’analisi sopra riportata di Zoltan Pozsar, con la ulteriore e fondamentale aggravante di una intenzionale e criminale distruzione dell’Europa, formalmente alleata degli USA.
25 gennaio 2022
Riservato
Distribuzione: WHCS, ANSA, Dipartimento di Stato, CIA, NSA, DNC
Sommario
Indebolimento della Germania, dell’Europa, rafforzamento degli Usa
Lo stato attuale dell’economia statunitense indica che essa non possa funzionare senza un supporto finanziario e materiale esterno. Le politiche di allentamento quantitativo, a cui la FED ha fatto ricorso regolarmente negli ultimi anni, così come l’emissione incontrollata di contanti durante i blocchi Covid del 2020 e 2021, hanno portato a un forte aumento del debito estero e a un aumento dell’offerta di dollari. Il continuo deterioramento delle condizioni economiche comporterà molto probabilmente una perdita della posizione del Partito Democratico al Congresso e al Senato nelle prossime elezioni del novembre 2022. In queste circostanze, un procedimento di impeachment nei confronti del Presidente non può essere escluso e deve essere evitato a tutti i costi. C’è dunque un urgente bisogno di risorse per affluire nell’economia nazionale, in particolare nel sistema bancario. Solo i paesi europei vincolati dagli impegni dell’UE e della NATO potranno fornirceli senza significativi costi militari e politici.
L’ostacolo principale è la crescente indipendenza della Germania. Pur essendo ancora un paese con una sovranità limitata, da decenni si è costantemente mosso verso l’eliminazione di tali limitazioni e diventando uno stato completamente indipendente. Questo movimento è lento e attento, ma costante. L’estrapolazione mostra che l’obiettivo finale può essere raggiunto solo in pochi decenni. Tuttavia, se i problemi sociali ed economici dovessero aggravarsi negli Stati Uniti, il ritmo potrebbe accelerare in modo significativo. Un altro fattore che contribuisce all’indipendenza economica della Germania è la Brexit. Con l’abbandono delle strutture dell’UE da parte del Regno Unito, abbiamo perso un’importante opportunità di influenzare la negoziazione delle decisioni intergovernative. È la paura della nostra reazione negativa che determina in gran parte il ritmo relativamente lento di questi cambiamenti. Se un giorno lasciamo l’Europa, ci sono buone possibilità per Germania e Francia di raggiungere un pieno consenso politico. Allora l’Italia e altri paesi della vecchia Europa – in particolare gli ex membri della CECA – potrebbero aderire a determinate condizioni. La Gran Bretagna, che attualmente non fa parte dell’Unione Europea, non sarà in grado di reggere da sola le pressioni del duo franco-tedesco. Se si verifica questo scenario, l’Europa diventerà un concorrente non solo economico ma anche politico degli Stati Uniti. Inoltre, se gli Stati Uniti sono afflitti da problemi interni per un periodo di tempo, la vecchia Europa sarà in grado di resistere più efficacemente all’influenza dei paesi dell’Europa orientale orientati agli americani.
Vulnerabilità nell’economia tedesca e europea
Se la Germania entra in una crisi economica controllata, è prevedibile un aumento del flusso di risorse dall’Europa agli Stati Uniti. L’attuale modello economico tedesco poggia su un accesso illimitato alle risorse energetiche russe a basso costo perciò un’interruzione delle forniture russe potrebbe innescare una crisi sistemica che sarebbe devastante per l’economia tedesca e indirettamente per l’intera Unione Europea. Anche il settore energetico francese potrebbe presto incontrare grossi problemi. La prevedibile cessazione delle forniture di combustibile nucleare controllate dalla Russia, unita alla situazione instabile nel Sahel, porrebbe il settore energetico francese in una dipendenza critica dai combustibili australiani e canadesi (la Russia controlla il 50 per cento del mercato mondiale dei combustibili per reattori Ndr).
Una crisi controllata
A causa dei vincoli della coalizione, la leadership tedesca non ha il pieno controllo della situazione nel paese. Grazie alle nostre azioni precise, è stato possibile impedire la messa in servizio del gasdotto Nord Stream 2, nonostante la resistenza dei lobbisti dell’industria siderurgica e chimica. Tuttavia, il drammatico deterioramento del tenore di vita potrebbe spingere la dirigenza tedesca a riconsiderare le proprie politiche e tornare all’idea di sovranità europea e autonomia strategica.
L’unico modo possibile per garantire il rifiuto della Germania delle forniture energetiche russe è coinvolgere entrambe le parti nel conflitto militare in Ucraina. La nostra ulteriore azione in quel paese porterà inevitabilmente a una risposta militare dalla Russia. Naturalmente, i russi non potranno ignorare la massiccia pressione esercitata dall’esercito ucraino sulle repubbliche non riconosciute del Donbass. Ciò consentirebbe di dichiarare la Russia un aggressore e di applicare l’intero pacchetto di sanzioni precedentemente preparato contro il Paese.
Da parte sua, Putin potrebbe decidere di imporre contro-sanzioni limitate, principalmente contro le forniture energetiche russe all’Europa. Quindi il danno per i paesi dell’UE sarà abbastanza paragonabile a quello per i russi e in alcuni paesi, in particolare la Germania, sarà maggiore. Il prerequisito perché la Germania cada in questa trappola è il ruolo guida dei partiti verdi e dell’ideologia in Europa. I Verdi tedeschi sono un movimento fortemente dogmatico, se non zelante, il che rende abbastanza facile convincerli a ignorare le argomentazioni economiche. Da questo punto di vista, i Verdi tedeschi sovra performano i loro omologhi nel resto d’Europa. Le caratteristiche personali (qui, come si evince da altre parti del documento integrale, si fa riferimento alla scarsa intelligenza dei personaggi Ndr) e la poca professionalità dei loro capi – su tutti Annalena Baerbock e Robert Habeck – suggeriscono che è quasi impossibile per loro ammettere in tempo i propri errori.
Quindi, plasmare rapidamente l’immagine mediatica della guerra aggressiva di Putin sarà sufficiente per trasformare i Verdi in ardenti e incalliti sostenitori delle sanzioni, un “partito della guerra”. In questo modo il regime sanzionatorio può essere introdotto senza ostacoli. La mancanza di professionalità degli attuali dirigenti non consentirà un contraccolpo in futuro, anche se gli effetti negativi delle politiche scelte diventeranno abbastanza evidenti. I partner della coalizione di governo tedesca dovranno semplicemente seguire i loro alleati, almeno fino a quando il peso dei problemi economici non supererà la paura di provocare una crisi di governo.
Ma anche se SPD e FDP sono disposti a prendere posizione contro i Verdi, la capacità del prossimo governo di normalizzare le relazioni con la Russia abbastanza rapidamente sarà notevolmente limitata. Il coinvolgimento della Germania nelle forniture di armi e armamenti su larga scala all’esercito ucraino creerà inevitabilmente una forte sfiducia nella Russia, il che renderà il processo negoziale piuttosto lungo.
Conseguenze previste
Una riduzione delle forniture energetiche russe – idealmente un arresto completo di queste forniture – avrebbe conseguenze catastrofiche per l’industria tedesca. La necessità di deviare quantità significative di gas russo per il riscaldamento invernale delle case e delle strutture pubbliche aggraverà ulteriormente le carenze. Le chiusure delle aziende industriali porteranno a carenze di componenti e pezzi di ricambio per la produzione, al crollo delle catene logistiche e, infine, ad un effetto domino. Nei più grandi impianti dell’industria chimica, metallurgica e dell’ingegneria, è probabile che si fermi completamente, poiché non hanno praticamente capacità inutilizzata per ridurre il consumo di energia. Ciò potrebbe portare alla chiusura delle aziende a ciclo continuo, il che significherebbe la loro distruzione.
Le perdite cumulative dell’economia tedesca possono essere stimate solo approssimativamente. Anche se la riduzione delle forniture russe è limitata al 2022, le conseguenze dureranno per diversi anni e le perdite totali potrebbero raggiungere i 200-300 miliardi di euro. Non solo questo infliggerà un colpo devastante per l’economia tedesca, ma l’intera economia dell’UE crollerà inevitabilmente. Non stiamo parlando di un rallentamento della crescita economica, ma di una recessione prolungata e di un calo del PIL nella sola produzione fisica del 3-4 per cento all’anno nei prossimi cinque-sei anni. Una tale caduta porterà inevitabilmente al panico nei mercati finanziari e forse li farà crollare.
L’euro cadrà inevitabilmente e molto probabilmente irrevocabilmente al di sotto del dollaro. Un forte calo dell’euro comporterà di conseguenza la sua vendita in tutto il mondo. Sta diventando una valuta tossica e tutti i paesi del mondo ridurranno rapidamente la propria quota di riserve valutarie. Questo divario sarà riempito principalmente con dollari e yuan. Un’altra conseguenza inevitabile di una prolungata recessione economica sarà un forte calo del tenore di vita e l’aumento della disoccupazione (fino a 200.000-400.000 nella sola Germania), che porterà a una fuga di cervelli e giovani ben istruiti. Non ci sono letteralmente destinazioni per tale migrazione oggi oltre agli Stati Uniti. Da altri paesi dell’UE è prevedibile un flusso migratorio un po’ più contenuto, ma anche non trascurabile.
Lo scenario esaminato contribuirà quindi sia indirettamente che direttamente al rafforzamento della situazione finanziaria nazionale. Nel breve termine, invertirà la tendenza dell’incombente recessione economica e, inoltre, consoliderà la società americana distogliendola dalle preoccupazioni economiche immediate. Questo a sua volta ridurrà il rischio nelle elezioni.
A medio termine (4-5 anni), i vantaggi cumulativi della fuga di capitali, del riallineamento dei flussi logistici e della riduzione della concorrenza nei settori chiave potrebbero ammontare a 7-9 trilioni di dollari. Purtroppo anche la Cina dovrebbe beneficiare di questo scenario di sviluppo nel medio termine. Allo stesso tempo, la forte dipendenza politica dell’Europa dagli USA ci permette di neutralizzare efficacemente i possibili tentativi dei singoli Stati europei di avvicinarsi alla Cina.
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Come si può notare buona parte delle previsioni annunciate da questo Report che è stato consegnato alle strutture di intelligence che l’hanno commissionato un mese prima dell’inizio del conflitto Russo-Ucraino, si è ampiamente realizzata, sin nei dettagli.
Quello che in tutto ciò trovo veramente terrificante non è tanto la politica dell’Impero Anglo-Americano che – come ogni Impero – fa i suoi interessi geopolitici con algido cinismo anche a scapito di quelli che sarebbero i suoi alleati, ma la pervicace sottomissione dei servi sciocchi – i popoli europei – che invece di fare i propri interessi – l’Italia in testa – vanno allegramente verso il suicidio assistito.
Ancor più terrificante, in queste settimane che precedono la farsa elettorale, è il fatto che ben poche siano le voci della politica che denuncino questa autodistruzione pianificata di interi Paesi eterodiretta da Oltreatlantico.
Di fronte a questo panorama da Pifferaio di Hamelin – ma con i popoli al posto dei topi – viene solo da chiederci se qualcuno ci sveglierà prima di precipitare tutti nel precipizio.
(2) La RAND Corporation si definisce come “un’organizzazione di ricerca che sviluppa soluzioni alle sfide delle politiche pubbliche per contribuire a rendere le comunità di tutto il mondo più sicure e protette, più sane e più prospere”.
FONTE: https://liberopensare.com/il-suicidio-assistito-delleuropa/
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