Il terrorismo contro i gasdotti e la fine del diritto internazionale: nessuno ora è al sicuro
di MARX 21 (Pepe Escobar)
da https://www.lantidiplomatico.it/
Traduzione di Nora Hoppe
Questo episodio di guerra industriale/commerciale ibrida, sotto forma di attacco terroristico contro infrastrutture energetiche in acque internazionali, segnala il crollo assoluto del diritto internazionale, affossato da un ordine “o fate a modo nostro altrimenti: addio”, “basato sulle regole”.
L’attacco a entrambi i gasdotti è consistito in cariche esplosive multiple fatte esplodere in rami separati vicino all’isola danese di Bornholm, ma in acque internazionali.
Si è trattato di un’operazione sofisticata, condotta furtivamente nei bassi fondali degli stretti danesi. Questo escluderebbe in linea di principio i sottomarini (le navi che entrano nel Baltico hanno un pescaggio limitato a 15 metri). Per quanto riguarda le potenziali navi “invisibili”, queste potrebbero aggirarsi solo con il permesso di Copenaghen – dato che le acque intorno a Borholm sono piene di sensori, che riflettono il timore di incursioni da parte di sottomarini russi.
Lunedì i sismologi svedesi hanno registrato due esplosioni sottomarine, una delle quali stimata in 100 kg di tritolo. Tuttavia, potrebbero essere stati utilizzati ben 700 kg per far esplodere tre distinti nodi della conduttura. Una tale quantità non avrebbe potuto essere trasportata in un solo viaggio dai droni subacquei attualmente disponibili nelle nazioni vicine.
La pressione sulle condutture è diminuita in modo esponenziale. Le tubature sono ora pieni di acqua di mare.
Le tubature di NS e NS2 possono essere riparate, ovviamente, ma difficilmente prima dell’arrivo del Generale Inverno. La domanda è se Gazprom – già concentrata su diversi clienti eurasiatici di peso – si prendesse la briga, soprattutto considerando che le navi di Gazprom potrebbero essere esposte a un eventuale attacco navale della NATO nel Baltico.
I funzionari tedeschi stanno già dicendo che NS e NS2 possono essere “potenzialmente” fuori servizio “per sempre”. L’economia dell’UE e i cittadini dell’UE avevano un gran bisogno di questa fornitura di gas. Ma l’EUrocrazia di Bruxelles – che governa gli Stati nazionali – non ha voluto seguirli, perché si è fatta dettare le regole dall’Impero del Caos, della Menzogna e del Saccheggio. Si può affermare che questa euro-oligarchia dovrebbe essere processata un giorno per tradimento.
Allo stato attuale, l’irreversibilità strategica è già evidente; la popolazione di diverse nazioni dell’UE pagherà un prezzo enorme e subirà gravi conseguenze da questo attacco, a breve, medio e lungo termine.
Cui Prodest?
Il primo ministro svedese Magdalena Andersson ha ammesso che si trattava di “una questione di sabotaggio”. Il primo ministro danese Mette Frederiksen ha ammesso che “non si è trattato di un incidente”. Berlino è d’accordo con gli scandinavi.
Ora fate un confronto con l’ex ministro della Difesa polacco (2005-2007) Radek Sikorski, un russofobo sposato con la rabbiosa “analista” statunitense Anne Applebaum, che ha allegramente twittato “Grazie, USA”.
La cosa si fa stranissima e sempre più quando si viene a sapere che contemporaneamente al sabotaggio è stato parzialmente aperto il gasdotto baltico dalla Norvegia alla Polonia, un “nuovo corridoio di approvvigionamento di gas” che serve “i mercati danese e polacco”: in realtà un affare di poco conto, se si considera che mesi fa i loro sponsor avevano difficoltà a trovare il gas, e ora sarà ancora più difficile, con costi molto più alti.
Il NS2 era già stato attaccato – alla luce del sole – durante tutta la sua costruzione. Già a febbraio, navi polacche hanno cercato attivamente di impedire alla nave posatubi Fortuna di terminare il NS2. Le tubature venivano posate a sud – come avete capito – di Bornholm.
La NATO, da parte sua, è stata molto attiva nel settore dei droni subacquei. Gli americani hanno accesso a droni subacquei norvegesi a lunga distanza che possono essere modificati con altri progetti. In alternativa, per il sabotaggio potrebbero essere stati impiegati sommozzatori professionisti della Marina – anche se le correnti di marea intorno a Bornholm sono un problema serio.
Il Quadro Generale rivela un Occidente collettivo in preda al panico più assoluto, con le “élite” atlantiste disposte a ricorrere a qualsiasi cosa – bugie oltraggiose, assassinii, terrorismo, sabotaggio, guerra finanziaria totale, sostegno ai neonazisti – pur di evitare la discesa in un abisso geopolitico e geoeconomico.
La disattivazione di NS e NS2 rappresenta la chiusura definitiva di ogni possibilità di accordo tra Germania e Russia sulle forniture di gas, con l’ulteriore vantaggio di relegare la Germania allo status ignobile di vassallo assoluto degli Stati Uniti.
Questo ci porta alla domanda chiave su quale apparato di intelligence occidentale abbia progettato il sabotaggio. I candidati principali sono ovviamente la CIA e l’MI6, con la Polonia come capro espiatorio e la Danimarca che svolge un ruolo molto losco: è impossibile che Copenaghen non sia stata almeno “informata” sulle informazioni.
Preveggenti come sempre, già nell’aprile 2021 i russi ponevano domande sulla sicurezza militare di Nord Stream.
Il vettore cruciale è che potremmo trovarci di fronte al caso di un membro dell’UE/NATO coinvolto in un atto di sabotaggio contro l’economia numero uno dell’UE/NATO. Questo è un casus belli. Al di là della spaventosa mediocrità e codardia dell’attuale amministrazione di Berlino, è chiaro che il BND – l’intelligence tedesca – così come la Marina tedesca e gli industriali informati prima o poi faranno i conti.
Questo è stato tutt’altro che un attacco isolato. Il 22 settembre c’è stato un tentativo contro il TurkStream da parte di sabotatori di Kiev. Il giorno prima sono stati trovati in Crimea dei droni navali con identificativi in lingua inglese, sospettati di far parte del complotto. A ciò si aggiungono gli elicotteri statunitensi che hanno sorvolato i nodi del futuro sabotaggio settimane fa; una nave di “ricerca” britannica che si aggira nelle acque danesi da metà settembre; e la NATO che ha twittato sul test di “nuovi sistemi senza pilota in mare” lo stesso giorno del sabotaggio.
Fammi vedere i soldi (del gas)
Il Ministro della Difesa danese ha incontrato d’urgenza il Segretario Generale della NATO questo mercoledì. Dopo tutto, le esplosioni sono avvenute molto vicino alla zona economica esclusiva (ZEE) della Danimarca. Questo può essere definito al massimo un rozzo kabuki; esattamente lo stesso giorno, la Commissione Europea (CE), l’ufficio politico de facto della NATO, ha avanzato la sua ossessione di sempre: più sanzioni contro la Russia, compreso il tetto certificato al prezzo del petrolio.
Nel frattempo, i giganti dell’energia dell’UE sono destinati a perdere alla grande con il sabotaggio.
All’appello figurano le tedesche Wintershall Dea AG e PEG/ E.ON; l’olandese N.V. Nederlandse Gasunie e la francese ENGIE. Poi ci sono quelli che hanno finanziato il NS2: ancora Wintershall Dea e Uniper, l’austriaca OMV, ancora ENGIE e la britannica Dutch Shell. Wintershall Dea e ENGIE sono sia comproprietari che creditori. I loro azionisti infuriati vorranno risposte serie da un’indagine seria.
E c’è di peggio: non ci sono più ostacoli sul fronte del Terrore dei Gasdotti. La Russia sarà in allarme rosso non solo per TurkStream, ma anche per Power of Siberia. Lo stesso vale per i cinesi e il loro labirinto di gasdotti che arrivano nello Xinjiang.
Qualunque sia la metodologia e gli attori coinvolti, si tratta di una vendetta – in anticipo – per l’inevitabile sconfitta collettiva dell’Occidente in Ucraina. E un crudo avvertimento al Sud globale che lo farà di nuovo. Ma ogni azione provoca ulteriore reazione: d’ora in poi, “cose strane” potrebbero accadere anche agli gasdotti statunitensi e britannici in acque internazionali.
L’oligarchia dell’UE sta raggiungendo un avanzato processo di disintegrazione alla velocità della luce. La loro finestra di opportunità per tentare almeno un ruolo di attore geopolitico strategicamente autonomo è ormai chiusa.
Gli eurocrati si trovano ora di fronte a un grave dilemma. Quando sarà chiaro chi sono gli autori del sabotaggio nel Baltico e quando capiranno tutte le conseguenze socio-economiche che cambieranno la vita dei cittadini dell’UE, il kabuki dovrà finire. Inclusa la sottotrama già in corso, ultra-ridicola, secondo cui la Russia avrebbe fatto esplodere il proprio gasdotto quando Gazprom avrebbe potuto semplicemente chiudere le valvole per sempre.
E c’è ancora di peggio: Gazprom minaccia di fare causa alla società energetica ucraina Naftofgaz per le fatture non pagate. Questo porterebbe alla fine del transito del gas russo in Ucraina verso l’UE.
Come se tutto ciò non fosse abbastanza grave, la Germania è obbligata per contratto ad acquistare almeno 40 miliardi di metri cubi di gas russo all’anno fino al 2030.
Dire di no? Non possono: Gazprom ha il diritto legale di essere pagata anche senza spedire il gas. Questo è lo spirito di un contratto a lungo termine. E sta già accadendo: a causa delle sanzioni, Berlino non riceve tutto il gas di cui ha bisogno, ma deve comunque pagare.
Tutti i diavoli sono qui
Ora è dolorosamente chiaro che i guanti di velluto imperiali sono stati tolti quando si tratta di vassalli. Indipendenza dell’UE: verboten. Cooperazione con la Cina: verboten. Connettività commerciale indipendente con l’Asia: verboten. L’unico posto per l’UE è quello di essere economicamente sottomessa agli Stati Uniti: un pacchiano remix del 1945-1955. Con un perverso ritocco neoliberista: noi possederemo la vostra capacità industriale e voi non avrete nulla.
Il sabotaggio del NS e NS2 è insito nel sogno bagnato imperiale di spezzare la massa terrestre eurasiatica in mille pezzi per impedire un consolidamento trans-eurasiatico tra Germania (che rappresenta l’UE), Russia e Cina: 50 trilioni di dollari di PIL, a parità di potere d’acquisto (PPP), contro i 20 trilioni degli USA.
Dobbiamo rivolgerci a Mackinder: il controllo della massa terrestre eurasiatica costituisce il controllo del mondo. Le élite americane e i loro cavalli di Troia in Europa faranno di tutto per non rinunciare al loro controllo.
In questo contesto, le “élite americane” comprendono la “comunità di intelligence” pazzoide e straussiana, infestata dai neocon, e le Big Energy, Big Pharma e Big Finance che le pagano e che non solo traggono profitto dall’approccio alla guerra perenne dello Stato profondo, ma vogliono anche fare il colpaccio con il Grande Reset architettato a Davos.
The Raging Twenties [I Furenti Anni Venti] sono iniziati con un omicidio – quello del generale Soleimani. Far saltare in aria i gasdotti fa parte del seguito. Ci sarà un Highway to Hell [un’autostrada per l’inferno] fino al 2030. Tuttavia, per prendere in prestito da Shakespeare, l’inferno è sicuramente vuoto, e tutti i diavoli (atlantisti) sono qui.
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