Quando la piattaforma biomedicale dello Stato decreta la morte
Archie ucciso «nel suo miglior interesse»
Un bambino dodicenne di nome Archie è stato assassinato dal sistema medico e dal sistema giudiziario britannico lo scorso 6 agosto. Tre mesi prima Archie era entrato in coma a causa di un danno cerebrale derivato da soffocamento mentre prendeva parte a una sfida sui social nota come Sfida del blackout. La sfida prevede che i giovani tentino di strangolarsi con alcuni oggetti, arrivando a svenire.
Le sentenze che si sono succedute per tutti i gradi di giudizio dei tribunali britannici hanno decretato all’unisono di staccare il ventilatore, anche se il bambino non era in uno stato di sofferenza, con la motivazione del «superiore interesse del bambino».
È sempre il miglior interesse del minore la chiave di volta per far accettare o imporre come unica possibilità praticabile le prescrizioni di ingegneria sociale. Giustificazione che ritroviamo anche nelle rivendicazioni a sostegno della così detta gestazione per altri che porta alla cancellazione della madre, colei che ha portato avanti la gravidanza.
Tutti i gradi di giudizio hanno stabilito che non poteva essere la famiglia a decidere se tenere in vita il bambino, ma i medici, considerati gli unici a poter valutare il suo «migliore interesse». Il giudice ha basato la decisione sull’opinione dei medici secondo cui era «probabile o molto probabile» che Archie fosse morto. Tuttavia, ciò che è probabile non è certo e il cuore di Archie continuava a battere.
Erano stati i medici a chiedere alla magistratura di giudicare se fosse giusto continuare a tener in vita – quindi non era morto – il bambino con la ventilazione artificiale. I medici infatti erano certi che il bambino non avesse possibilità di guarire.
Quando una persona entra in coma il sistema tecno-sanitario interviene con i suoi parametri per decretare la morte cerebrale (requisito necessario per la predazione degli organi da un corpo vivo)1. Per lo Stato e per il sistema medico questo significa che si è già morti, nonostante che il cuore continui a battere e nonostante che la morte cerebrale non sia la morte clinica, la quale consiste nella cessazione di tutte le funzioni vitali.
La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo a cui si erano rivolti i genitori decise di «non interferire» non tenendo conto dell’opposizione dei genitori, dei ricorsi legali e di una protesta a livello internazionale.
Alle autorità giuridico – sanitarie i genitori avevano richiesto di trasferire il figlio in altre strutture ospedaliere anche in altri paesi che si erano offerte di prendere in carico il bambino. Tutte richieste prontamente negate.
Come ultima possibilità i genitori avevano presentato un ricorso all’Alta Corte britannica per trasferire il figlio in un hospice per malati terminali prima che venisse sospeso il trattamento che lo manteneva in vita. Anche per questa richiesta il giudice, supportato dalla scienza medica, ha concluso che non era nel «miglior interesse del bambino» essere spostato: «Gli interessi di Archie restano al centro di qualsiasi conclusione raggiunta da questa Corte. Considerando i desideri della famiglia, i motivi di questi desideri, le strutture dell’hospice, che cosa il bambino avrebbe probabilmente voluto, i rischi del trasferimento, la crescente fragilità della sua condizione medica, il suo migliore interesse sussiste, come detto nella sentenza del 15 luglio, nel rimanere in ospedale quando il trattamento verrà sospeso»2. Il giudice che decreta la morte si era posto la preoccupazione di uno spostamento che avrebbe potuto aggravare le sue condizioni…
Qual’è il motivo per cui è importante soffermarsi su questa storia? A cosa è utile?
Sicuramente non è nostra intenzione sostenere l’accanimento terapeutico, perpetuato ancora una volta dal sistema tecno-medicale, con motivazioni che apparentemente rimandano alla vita, ma che sono al contrario il tentativo di superamento di questa e della non accettazione della morte come parte integrante della vita stessa per trasformare i corpi in apparati: il sistema tecno-scientifico che tratti di vita o di morte ha un unico paradigma cibernetico a cui fa riferimento.
Ormai è un fiume in piena il paradigma tecno-medicale che va verso la totale disumanizzazione utilizzando l’aspetto sanitario per intervenire radicalmente su ogni aspetto dell’esistenza. Già con la dichiarata pandemia abbiamo visto questi processi disumanizzanti correre veloci: non era permesso visitare in ospedale i propri cari e nemmeno dare l’ultimo saluto nei casi più gravi, impedimenti ad oggi in vigore per coloro che non siano pluri inoculati. Ci stanno abituando e assuefando ad un presente di eccezionalità in cui vita e morte non sono più aspetti cardine dell’esistenza, ma in via di risignificazione nel nuovo paradigma cibernetico e transumanista.
Storie come quelle di Archie servono ad abituare al prossimo futuro in cui le persone ritenute non più utili o non più adatte potranno essere scartate, rese obsolete, eliminate in base a determinati criteri emanati di volta in volta da protocolli sempre più deresponsabilizzanti per chi li emana.
Le vite di quelle persone diventeranno «vite indegne di essere vissute» come quelle così definite nella Germania di Hitler, grande discepolo delle teorie eugenetiche angloamericane.
Un avvenimento come questo porta necessariamente urgenti riflessioni che leghino i processi in corso, rendendosi conto che non abbiamo difronte dei singoli episodi, ma passaggi atti a modificare irrimediabilmente il presente.
Dirottati verso la Grande Trasformazione che sempre più spossessa i singoli del potere sul proprio corpo a meno ché le libertà rivendicate non rientrino nei programmi gender e di ingegnerizzazione degli stessi corpi. Un processo che sta andando verso un controllo e una gestione totale dei figli da parte di un sistema tecno-medico, come ben delineato dai nuovi programmi di destrutturazione comunitaria che mirano a distruggere tutto ciò che possa dare coesione e solidarietà.
I figli e le figlie non saranno più dei genitori, ma di un apparato che, attraverso i suoi tecnici e specialisti, decreterà di conoscere meglio dei genitori stessi quale sia il miglior interesse del bambino in ogni momento della sua esistenza, a partire dal periodo pre-natale.
Ideologia gender nelle scuole, diagnosi pre-natali, trattamenti sanitari, digitalizzazione verso una presa in carico dei bambini fin da piccolissimi per spezzare il legame con la famiglia e con la comunità al fine di farli diventare atomi isolati più docili per il nuovo modello di essere umano che si va a costruire.
Significativa in questa direzione la proposta, del Partito Democratico, per l’obbligatorietà della scuola dell’infanzia, tema in realtà in agenda da più tempo, come emerge dall’associazione Treellle, un think tank fondato da Agnelli nel 2001 al fine di dirigere le scelte in ambito educativo. Questa associazione comprende una serie di esponenti dell’élite appartenenti a vari ambiti a cui è affidata l’elaborazione delle politiche e delle riforme scolastiche.
In agenda sono previsti l’estensione dell’obbligo scolastico e l’orientamento scolastico vincolante all’uscita della terza media.
In un documento del 2019 di Treellle leggiamo: «[…] la nostra proposta ipotizza un radicale anticipo nell’inizio dell’obbligo ed un tempo lungo per tutti. Quando si inizia la scolarità a sei anni, le differenze indotte dall’ambiente familiare e sociale di origine si sono ormai saldamente radicate. Anche a tre anni, quando inizia la scuola per l’infanzia, è probabilmente tardi: il linguaggio, per esempio, si struttura a partire dai due. Per problematico che possa risultare, bisognerebbe prendersi cura dei bambini ancora prima, se possibile non più tardi dei due anni, ed immergerli per buona parte della giornata in un ambiente formativo che tenda a contrastare gli eventuali condizionamenti familiari negativi. È ovvio che l’effetto di una tale misura sarebbe tanto più positivo quanto più deprivato fosse l’ambiente sociale ed economico di partenza. È inutile illudersi che le differenze si possano azzerare del tutto: neppure se i bambini fossero sottratti alla famiglia di origine subito dopo la nascita, dato che le caratteristiche cognitive e caratteriali proprie di ciascuno agirebbero comunque. Ma almeno bisogna lasciar loro il minimo di chances; solo così si possono legittimamente progettare livelli diversi di successo formativo individuale, modellati sulle caratteristiche personali insopprimibili e non su quelle sociali acquisite.
Una volta che si è fatto tutto per ridurre al minimo il peso di una problematica eredità sociale, prendere atto delle differenze rimaste è al tempo stesso una scelta di saggezza ed un modo per dare comunque a ciascuno la possibilità di arrivare il più vicino possibile ai propri limiti superiori. Se quell’eredità avesse avuto invece il tempo di consolidarsi, l’assumerla come criterio per disegnare il percorso formativo di ciascuno sarebbe socialmente iniquo»3.
Per quanto riguarda l’orientamento vincolante: «in una fase transitoria, per far “digerire” la novità, si può pensare ad una istanza di appello di secondo livello, davanti a cui le famiglie potrebbero portare eventuali motivi di opposizione alla scelta indicata dalla scuola. Sedi di appello che dovrebbero essere “terze”, cioè composte di rappresentanti delle scuole e delle famiglie e non dai diretti interessati».
Insomma, il senso è chiaro: solo gli esperti potranno valutare e decidere a discapito delle aspirazioni e dei sogni del ragazzo e della ragazza e la famiglia sarà considerata inadeguata per capire e consigliare i propri figli. Ma ci sono degli ulteriori passaggi su cui è importante soffermarsi: non sarà possibile opporsi né all’asilo obbligatorio né all’orientamento vincolante e già dai due anni i figli dovrebbero essere allontanati dalla famiglia e dall’ambiente in cui vivono per essere immersi in un ambiente scolastico dal pensiero unico.
Il laboratorio degli orrori di Bibbiano insegna quanto sia centrale tentare di dimostrare l’inidoneità della famiglia di origine nel prendersi cura e nell’educazione dei propri figli. Famiglia oggi, dai progressisti di sinistra, considerata retrograda nella sua volontà di essere corpo unico con i propri figli e quindi da riformulare e rimodellare dai riprogrammatori della nuova umanità sintetica.
Senza passato, memoria, continuità, rituali, radicamenti, legami è resa possibile una destrutturazione della realtà, frammentata e fluida come deve diventare ogni essere umano nel nuovo ordine post-umano. Ma, prima di questo, è necessario cancellare nelle menti e nei cuori il senso stesso dei legami familiari, comunitari e solidali.
La famiglia costituisce ancora – ma per quanto tempo? – uno scudo e una protezione contro l’atomizzazione e la precarietà degli individui. Nello stesso tempo, la famiglia può essere il luogo di violenze e disuguaglianze, ma dobbiamo per questo dire che la famiglia è necessariamente oppressiva e iniqua? Si possono contrastare violenze e disuguaglianze e si possono concepire forme di solidarietà che superino il quadro familiare immaginando altre figure oltre ai genitori che abbiano un posto importante nella vita e nell’educazione dei bambini. Per quest’ultimo aspetto basterebbe riscoprire il ruolo dei nonni e degli anziani in generale in seno a una comunità. Ma – cosa che sfugge a molti di coloro che si dibattono riguardo a questi temi inveendo contro la famiglia – fin quando non avremo costruito queste nuove comunità umane di cui si discute, la distruzione della famiglia produrrà individui esclusi da ogni cellula elementare di solidarietà.
Le nuove generazioni saranno il banco di prova per il nuovo ordine mondiale, per questo è così centrale strappare i figli dalle famiglie, per consegnarli a tutori che li plasmeranno secondo i nuovi dettami.
Il grido delle madri che si è levato dalle piazze durante i mesi scorsi: Giù le mani dai bambini, contro i sieri genici a difesa dei figli e delle nuove generazioni, è un monito verso l’erosione che sta arrivando e possiamo essere certi che ben altre minacce non tarderanno, ma naturalmente, a detta loro, per il miglior interesse del bambino.
Settembre 2022, Resistenze al nanomondo
Note:
1Per maggiori informazioni: Lega Nazionale Contro la Predazione degli organi e la Morte a Cuore Battente, www.antipredazione.org
2https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/08/05/archie-battersbee-respinto-lultimo-ricorso-dei-genitori-lalta-corte-nega-il-trasferimento-in-un-hospice/6753782/
3Treellle, Il coraggio di ripensare la scuola, Quaderno n.°15, Aprile 2019, http://www.treellle.org/files/lll/Quaderno_Q15.pdf
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