di La Croce Quotidiano (Mario Adinolfi)
Al di là del passaggio esplicito sul “gender nelle scuole” che per noi del Popolo della Famiglia evoca una ovvia assonanza visto che il tema campeggia nel nostro simbolo, Putin ha detto ieri che: il frazionamento postsovietico del 1991 non fu votato dai popoli; che il popolo del Donbass-Donetsk è in prevalenza russo e lo ha dimostrato votando nel 2014 e nel 2022; che gli europei hanno ceduto la loro sovranità agli Usa; che gli Usa sono stati i soli a usare l’atomica e agiscono con modalità coloniali; che questo colonialismo statunitense viene perseguito distruggendo i valori tradizionali a partire addirittura dall’idea di madre e padre, di maschio e di femmina fino ad arrivare alla sovranità nazionale dei singoli Paesi alcuni dei quali sono stati già in passato distrutti dagli angloamericani (cita la Germania ma il pensiero non può non andare alle città italiane sistematicamente bombardate) e oggi sono occupati dalle loro basi militari e nucleari, con i loro leader tutti seguiti e intercettati; in questo quadro la distruzione del gasdotto North Stream ha una matrice chiara, basta vedere a chi conviene; la Russia resiste perché non sarà mai ridotta a colonia e lotta affinché a nessuno possa mai venire in mente di cancellare la nazione, la storia e la cultura russe.
In tutta franchezza non trovo in queste parole nulla che non sia vero e dunque nulla di contestabile. Potrei citare invece infiniti passaggi contestabili nei discorsi con cui Joe Biden e la vassalla Ursula von der Leyen giustificano le sanzioni alla Russia e la fornitura di armamenti d’attacco a chi le è ostile. Io non sono un antiamericano, riconosco che abbiamo un debito verso gli Usa per la libertà ottenuta nel 1945 e per averci evitato il giogo sovietico, ma davvero attendo con ansia il 2024 e l’inevitabile ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump con cui il mondo godette di un quadriennio di vera pace e di cannoni statunitensi silenti. Trump, Putin, Orban e Duda possono garantire la pace dall’Atlantico agli Urali e oltre fino a Vladivostok, allo stretto di Bering, all’Alaska e giù fino a tutto il continente americano. Con leadership diverse il mondo attraverserà una stagione di pericoloso avvicinamento al disastro bellico finale, quella terza guerra mondiale su cui il Papa ci chiede attenzione in ogni momento.
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