Il reato di rave party
di GERARDA MONACO
L’articolo 434-bis c.p. pare sarà rubricato: “Invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica” e suonerà più o meno così: “Chiunque organizza o promuove l’invasione commessa da più di 50 persone è punito con la reclusione da tre a sei anni e con la multa da 1.000 a 10.000 euro”.
Il governo Meloni vuole raccontarci che finora chi organizzava e/o partecipava a feste clandestine della durata di giorni e giorni non fosse punibile. Eppure, mi sovvengono svariati reati potenzialmente consumabili in un simile contesto: – ingresso abusivo nel fondo altrui; – danneggiamento; – deturpamento e imbrattamento di cose altrui; – disturbo delle occupazioni o del riposo delle persone; – vendita o cessione di sostanze stupefacenti o psicotrope; – somministrazione di bevande alcooliche a minori o a infermi di mente.
Sappiamo, inoltre, che non di rado vengono a porsi in essere percosse, risse, violenze sessuali, ecc. Dunque, non corrisponde alla realtà quanto rappresentato dal nuovo esecutivo. Invero, purtroppo, questo ha un solo scopo: servirsi del populismo penale, facendo ricorso al senso di insicurezza e al pericolo da contrastare, offrendo come mendace soluzione una nuova fattispecie di reato.
In sintesi, si tratta di fumo negli occhi dei cittadini sempre più sofferenti, sì, ma di certo non per via di alcune centinaia di sballati, peraltro perseguibili per illeciti già previsti dal nostro codice.
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