Aumenta del 32 per cento la coltivazione dell’oppio in Afghanistan
di ANALISI DIFESA (Redazione)
AsiaNews – La coltivazione di papaveri da oppio – principale ingrediente per la produzione di eroina – è cresciuta di quasi un terzo dalla presa di potere dei talebani ad agosto 2021, nonostante un divieto imposto dalle autorità de facto dell’Emirato islamico ad aprile di quest’anno.
Al contrario, è stato proprio l’annuncio del divieto a far quasi raddoppiare i prezzi e costringere i coltivatori – attanagliati dalla crisi economica e umanitaria del Paese, come il resto della popolazione – a sottrarre i campi alla coltivazione di grano a favore di quella di papavero.
A delineare questa drammatica situazione è l’ultimo rapporto dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine (Unodc) che dagli anni ’90 monitora gli andamenti del mercato illecito di droga.
Secondo il Rapporto reso noto il 1° novembre, nel 2022 i terreni dedicati alla coltivazione del papavero sono aumentati di 56mila ettari (il 32%) arrivando a 233mila e rendendo il raccolto di quest’anno il terzo più ampio di sempre. I guadagni dei contadini sono triplicati, passando da 425 milioni di dollari nel 2021 a 1,4 miliardi di dollari nel 2022, una cifra che equivale al 29% del valore del settore agricolo del 2021. Ma, sottolineano le Nazioni unite, “questa somma rappresenta solo una frazione dei guadagni derivanti dalla produzione e dal traffico interni. Somme più ingenti vengono accumulate lungo la catena di approvvigionamento di droghe illecite al di fuori del Paese”.
L’Afghanistan copre l’80% della domanda di oppiacei di tutto il mondo. La coltivazione del papavero continua a concentrarsi nelle regioni sud-occidentali, che rappresentano il 73% delle superfici coltivate.
Nella provincia di Helmand, per esempio, un quinto della terra coltivabile è dedicata all’oppio e sottratta – a causa dei maggiori guadagni – a colture di sussistenza. In base alle stime dell’Unodc il raccolto del 2022 può essere convertito fino a 380 tonnellate di eroina il cui grado di purezza va dal 50% al 70%.
La semina per il raccolto del 2023 deve essere fatta entro i primi di novembre (quindi entro i prossimi giorni), ma i contadini, ormai dipendenti dai guadagni derivanti dalla vendita di oppiacei – nel 2021 il traffico illegale di droga rappresentava tra il 9% e il 14% del Pil dell’Afghanistan -, si trovano in una situazione di grande incertezza perché non sanno se il divieto dei talebani verrà fatto valere l’anno prossimo oppure no.
“Gli agricoltori afgani sono intrappolati nell’economia illecita di oppiacei, mentre i sequestri nel Paese suggeriscono che il traffico di droga continua senza sosta” ha commentato la direttrice esecutiva dell’Unodc, Ghada Waly. I guadagni derivanti dalla vendita dell’oppio, però, non si traducono automaticamente in maggiore potere di acquisto, ha ricordato il Programma delle nazioni unite per lo sviluppo, perché nell’ultimo anno anche l’inflazione è cresciuta in modo vertiginoso, con un aumento dei prezzi dei beni alimentari di circa il 35%.
Rapporto integrale dell’UNODC con link a fine testo del link qui sotto
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