Diritti umani ed ipocrisie nel pallone di Qatar 2022
di L’INDRO (Massimo Conte Schächter)
Non crediamo mai abbastanza
a ciò in cui non crediamo
(M. Conte S. 2004)
Quando mi accingo a scrivere qualcosa attorno all’ormai abusato e quasi inservibile tema dei diritti umani provo un denso senso di disagio ed inutilità. Scrivo parole, mi indigno, manifesto fastidio su cui ipocritamente si spande il tema per opportunismo. Perché parlarne ancora, per sanarsi la coscienza? Non ne ho bisogno, ma ci ricado. I diritti umani e la politica, il potere e le violazioni di quelli un poco ovunque nel pianeta. E poi declini la violazione dei diritti con lo sport e ti trovi spiazzato. Perché anche il pallone del calcio attuale è un’industria remunerativa come tante che partecipano delle medesime strategie di dominio di potere discriminazione con l’aggravio che bimbi ed ingenui vi si applicano con emozione. I diritti, e qui cade il quesito, umani come contrassegno dell’intera razza umana, o alla persona? Biforcazione di non poco conto. Poi ci torno.
Qui va ricordato come su tali metafisici evocativi diritti talora PAesi e popoli occidentali, quelli delle patrie del diritto tolleranza rispetto delle diversità, sono fermi ed intransigenti contro abusi e violazioni di paesi africani asiatici, più morbidi verso sodali continentali o l’America di pena di morte o discriminazione razziale, come in Russia o Cina. Diritti a geometria variabile, insomma, a seconda degli affari e contratti che si riesce a firmare con quei paesi ai quali, solo dopo, da lontano si sussurra ogni tanto che dovrebbero essere un poco meno maneschi, assassini, violenti. Perché benessere e sviluppo hanno dei costi. Quelli morali diventano insopportabili per l’ipocrisia che li accompagnano. Come avrebbero dovuto fare con il Qatar, ricchissimo Paese arabo che ha corrotto tutti, dalla Fifa, l’organismo mondiale del pallone, in poi per organizzare il mondiale di calcio 2022. E vediamo un poco più da vicino di che si parla e che cosa si è cancellato.
Presi nel passaggio verso l’inverno da stravolgimenti climatici sociali ed economici, veniamo orientati verso il mercato dei beni natalizi. Ma veniamo distratti dai riti orgiastici autunnali di appartenenza, ‘fede’ e tifo per i giocatori di calcio. I nuovi dioscuri, mitici figli di Zeus, Castore e Polluce, icone di una nuova religiosità di massa con il rituale del calcio, un rincorrersi isterico su un prato verde in 22 in mutande per una palla. Tra business e tantissimo denaro, sono stravolte le tradizionali scadenze dall’unico potente decisore a cui siamo tutti subordinati: il dio denaro che tutto compra e vende con un prezzo nel mercato globale dei desideri di un capitalismo privo(ato) di freni inibitori. Dunque il 20 novembre sono iniziati i mondiali di calcio, originali e primi. Originali perché mai si sono costruiti stadi nel deserto torrido, tutti climatizzati per temperature esterne a 50° gradi. Dimenticando o non sapendo, perché che ci importa di un luogo di cammelli e tanto deserto, che da marzo ad ottobre si consumano migliaia di tonnellate di idrofluorocarburi (Hfc) prodotti da centrali per poter respirare? Addentriamoci in questo fantasmagorico e grottesco Evento, con la maiuscola, impensabile fino a qualche capitalismo fa. Per la prima volta si gioca dal 20 novembre al 18 dicembre, così tra panettone struffoli tombola e regali avremo la nuova squadra campione del mondo. Con campionati e varie leghe di calcio nazionali che si fermano ovunque. Pensate allo stravolgimento nelle teste di bambini e ragazzini? Prima il campionato lo si vinceva a maggio, poco prima degli esami a scuola. Poi salvo bocciature o rinvii a settembre, luglio ed agosto al mare o in montagna, in collina o a casa senza denaro. Quest’estate ad agosto si è anticipato il campionato e la preparazione dei calciatori. Tutte le vecchie tradizioni sono saltate per trovarci in un altro mondo. Per giunta con l’Italia per la seconda volta di seguito non qualificatasi mentre leggo che la Rai, chi ha deciso per tutti noi con i soldi nostri?, ha comunque comprato i diritti televisivi di tutte le partite, il Santo Graal miliardario di vendita al circuito mediatico, per 200, duecento!, milioni di euro. Uno scandalo? Si gioca per la prima volta in un Paese arabo, lo Stato di Qatar dove piace il calcio? Non gliene importa nulla, vuole solo esportare più petrolio e gas che c’è sotto i loro piedi da farne un appetibile Paese. Soprattutto adesso con la guerra in Ucraina vorrebbe venderlo all’Europa sostituendosi ai russi. E cosa meglio del calcio nel farsi largo nel mondo mediatico una passione ormai atrofizzata da un business che ha spazzato via antiche epoche romantiche.
Il Qatar è arrivato a vincere la candidatura, essendo accusata di aver ‘oliato’ diversi Paesi per avere i voti decisivi, come accaduto in molte altre situazioni anche da Paesi d’ipocrita rispettabilità. Ma senza che alcuna grande cancelleria europea dei diritti umani abbia mai detto qualcosa. Con il Qatar che ha fregato gli Stati Uniti, caso forse unico nella storia, il 2 dicembre 2010 a Zurigo con un voto esecutivo della Fifa con 14 voti contro 8 per organizzare questi mondiali. Complice una cena segreta all’Eliseo tra il molto discutibile presidente francese Sarkozy, quello non sanzionato dall’Europa per aver bombardato nel 2011 la Libia appena trucidato Gheddafi per mettere i piedi nel caos libico, a cena con l’ex stella Michel Platini che dopo la promessa di votare gli Usa poi misteriosamente virò sul Qatar, ed un portavoce dell’allora emiro Hamad Ben Khalifa Al-Thani per benedire il sicuro atto corruttivo. E ricordiamo che i qatarioti erano già stati invitati ad entrare nella democratica Francia per il costosissimo acquisto della squadra di calcio del Paris Saint Germain.
Prendiamola carta geografica e troviamo quel Paese nel Golfo Persico in una piccola penisola arabica confinante con l’Arabia Saudita, altro paese sanguinario che vessa le donne ma non ditelo al Matteo dipendente di MBS. Dominato per migliaia di anni dai persiani, poi dal vicino Bahrein da Ottomani e britannici che tra i grandi Paesi liberali ha colonizzato e represso ovunque. È una monarchia assoluta governata dallo sceicco Tamim bin Hamad Al-Thani che nel 1995 ha rovesciato il padre dal trono, Hamad bin Khalifa al-Thani. Un golpe in famiglia. Ha una popolazione di ca 2 milioni di abitanti, meno di Roma e Milano. La superficie è di 11.590 chilometri quadrati e come paragone la regione Lombardia ne ha il doppio, 23860 kmq con 10 milioni di abitanti ma senza un sottosuolo zeppo di petrolio. In questi anni, il video conformismo dei media televisivi a stampa o in rete poco hanno detto di come si sia arrivati a questo mondiale. Adesso che ormai si comincia, i media presentano dossier così ci si lavano le coscienze di problemi sottaciuti che bisognava denunciare molto prima, come fatto da poche organizzazioni sempre sbeffeggiate. La Fifa, come tante altre strutture di vertice sportive globali, sono ormai centri di potere con agganci nella politica e negli affari. Ve lo immaginate il barone Pierre De Coubertin con la sua travisata frase ‘l’importante non è vincere, ma partecipare’, oggi sarebbe internato per manifesta follia?
I diritti umani diventano un sopravvalutato modello morale, uno specchiettino quasi invisibile per allodole idealiste. Si cita la locuzione ‘diritti umani’ mentre si fanno affari tra governi democratici illiberali e dittatoriali e talora solo nei fine summit si sussurra tale parolina magica che talvolta scompare nelle dichiarazioni ufficiali. Pensiamo al povero Giulio Regeni ed alle colpe del dittatore Al-Sisi, o Patrick Zaki, che scompaiono dinanzi agli ottimi affari compiuti o ad armi che Leonardo ex-Finmeccanica vende lautamente, alla faccia dell’art. 11 della Costituzione che ripudia la guerra. Ma che ce frega, mica siamo in guerra noi, la facciamo fare ad altri, però miglioriamo l’export! Allora meglio non dir più nulla e con sincerità far morire persone di cui non ci importa nulla, primi i migranti, altra ipocrisia, perché i migranti non sono altro che esseri umani messi molto peggio.
E così il primo Paese arabo il Qatar ha speso per il mondiale oltre 220 miliardi di dollari (!) l’ammontare del Piano italiano di sviluppo di qualcosa, corrompendo tanti. Tra infrastrutture, eventi e 8 stadi nel deserto climatizzati con emissioni terribili, strutture che saranno poi smontate perché il calcio è solo marketing e politica. Con la Fifa che ha fatto finta di non sapere delle continue violazioni dei diritti umani di cui al momento della candidatura non si parlò e neanche delle condizioni dei lavoratori. E statistiche ufficiali delle autorità qatariote ci dicono che dal 2010 al 2019 sono morti 15.021 stranieri di ogni età ed occupazione. Tutti poveracci provenienti da India, Pakistan, Nepal, Bangladesh e Sri Lanka che hanno lavorato per anni in condizioni terribili di calore e sfruttamento. Aggiungiamo pure che pochi giorni fa l’ambasciatore del marchio Mondiali ha detto con chiarezza alla tv tedesca che l’omosessualità “è una malattia mentale ed è contro la legge”. Roba di ricoverare costui in un centro per alterati mentali, mentre in Qatar scatta il carcere fino a 3 anni se un gay è colto in “flagranza di reato”, ma non i corruttori che neanche se beccati in fragranza di reato vengono condannati.
Così tanto per indignarci un poco rileggo di un ex governante la Francia che, dopo moltissimi anni, colto da un moto d’indignazione privo di vergogna afferma “tenuto conto di ciò che sappiamo sulle condizioni di svolgimento di questa competizione se fossi un capo di Stato, ma non lo sono più quindi è facile parlare, non andrei in Qatar”! Sublime, è chi è? François Hollande che, però, da Presidente di Francia il 23 giugno 2013 visitando Doha prometteva addirittura aiuti della Francia all’emirato “per organizzare una bellissima Coppa del mondo”. Capito? Allora magnifico, oggi che non costa nulla è una porcheria. E che dire della sindaca di sinistra di Parigi Anne Hidalgo, con il vicesindaco di Parigi Belliard che dice “denuncio qualsiasi connivenza con Stati che non rispettano le questioni climatiche, sociali e civili che sono fondamentali”, ma intanto lei viene ospitata regolarmente nella tribuna vip del Parco dei Principi dove gioca il Psg. E che dire del canale televisivo Tf1 che fa sparire il riferimento al “Qatar” dalla pubblicità del Mondiale, ma senza rinunciare alla trasmissione delle partite!! Volgare ipocrisia fintamente umanitaria.
Dobbiamo fare affari con i peggiori? Allora risparmiateci la lacrima ed il sospiro di solidarietà per i massacrati uccisi o calpestati nei diritti umani. Togliamoli sti benedetti diritti così da poter essere storti alla stessa maniera di quelli che sinceramente se ne fregano, privi di sensi di colpa. E dunque si dovrebbe discutere dell’orientamento che mentre spinge verso un’estensione dei diritti alla persona convive con un progressivo arretramento dei diritti collettivi ed individuali al lavoro, ad una vita dignitosa, alla salute, ad una casa. Così l’intenzione di liberare la persona da vecchie servitù avviene mentre queste ultime vengono condizionate da aggressive politiche neoliberiste che negli ultimi decenni hanno lacerato la convivenza sociale con politiche economiche trasferite dalle periferie del mondo al centro delle società del benessere, con esiti sociali deleteri, tra gli altri, per la convivenza civile e la coesione sociale. Qui emerge la contraddizione per cui ciò che vale per un singolo individuo viene cancellato per tutti gli uomini e dunque opera una sfasatura tra individuo diritto ed umanità perché il secondo non appare più in grado di unificare il primo e la terza, l’individuo con l’umanità. E se l’individuo non riesce ad essere riconosciuto nel dispositivo del diritto la coesistenza sociale perpetua ed amplifica uno stato di eccezione dal diritto di tutti. E dunque l’odierna nozione di “diritti umani” appare preda di una palese contraddizione per cui ad una sua ferma enunciazione corrisponde un aumento di sfiducia sulla suareale attuazione. Questa appare la faglia, ontologica e sociale, da analizzare per verificare la frattura che opera tra l’iniziale affermazione del principio dell’umanità cui corrisponde sempre più la concreta condizione degli individui, che coincide con una progressiva separazione tra soggetto personale ed essere umano. Siamo al fischio d’inizio dei Mondiali, tutti dinanzi alla tv con la dotazione di Fantozzi telecomando zuppona di pasta con birra e rutto incorporato.
FONTE:https://lindro.it/diritti-umani-ed-ipocrisie-nel-pallone-di-qatar-2022/
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