Italia, serva per sempre?
di LIBERO PENSARE (Piero Cammerinesi)
In questi giorni si sta svolgendo a Roma il convegno “Oltre la transizione”, il terzo incontro del Centro di Gravità, il gruppo di ricercatori fondato da Giulietto Chiesa nel febbraio del 2020, costituito da “intellettuali, pensatori e artigiani” delle più svariate provenienze culturali e orientamenti politici. Il gruppo, che ha lavorato assiduamente in questi due anni e mezzo per comprendere ed approfondire la crisi attuale ed i possibili orientamenti della situazione globale, ha prodotto – grazie ad un approfondito lavoro interdisciplinare – diversi documenti in cui si è cercato di raggiungere una visione condivisa delle cause – e dei possibili interventi da attuare – per superare la profonda crisi che il mondo in generale – ed in nostro Paese in particolare – stanno attraversando. Il documento che pubblico qui di seguito – per il grande interesse degli argomenti trattati – è il risultato del lavoro della sezione di geopolitica del Centro di Gravità, coordinata da Luigi De Leonibus.
Il gruppo geopolitica ha inteso sviluppare un’analisi e discussione dei fatti italiani nella dialettica dell’interesse interno e dei condizionamenti internazionali visti come fattori storicamente e geograficamente determinati.
Tale analisi ha l’ambizione di andare oltre gli schemi soggettivi per individuare le possibilità di affermazione degli interessi nazionali visti come una identità storica, culturale ed economica.
Tale discussione non pretende di avere un valore accademico, ma di ridurre alla comprensione elementare la priorità degli interessi nazionali per individuare le azioni che possono essere perseguite per sopravvivere come Paese nella corrente crisi di transizione da una fase di egemonia unipolare ad una multipolare senza essere sacrificati come “merce di scambio”. Per merce di scambio si intendono quelle regioni e stati che nella transizione vengono smembrati come la Jugoslavia o predati come la Grecia, tanto per restare nell’area europea mediterranea.
In metafora si vorrebbe arrivare a capire la priorità delle azioni da compiere come si indica in aereo di indossare prima la mascherina d’ossigeno e poi aiutare gli altri.
Per sviluppare tale analisi, si sono sintetizzati i punti di forza o elementi capacitivi e le debolezze del paese.
FORZA
Si è convenuto sul riconoscimento di elementi fondanti l’interesse nazionale conseguenti alla storia e collocazione geografica e politica.
● Il fattore basilare risulta essere la valenza strategica del Paese nello scacchiere del mediterraneo, che benché primaria naturalmente, storicamente e politicamente risulta non svolta in modo sovrano, ma subordinato ai Paesi, USA, Francia, Gran Bretagna, che esercitano il controllo sull’Italia, esempio ultimo è stato la crisi libica e la caduta di Gheddafi.
● il patrimonio culturale materiale resta il bene (asset) di dimensioni tali da porre l’Italia al primo posto nel mondo.
● Altro elemento è la capacità industriale e commerciale della Nazione Italia che permane ancora ad oggi avere una dimensione internazionale con capacità di interscambio globale.
DEBOLEZZA
Nonostante la unificazione nazionale, addirittura si potrebbe dire anche che a seguito di tale processo unitario il Paese ha una fragilità di identità sociale, intendendo con ciò una incapacità di aggregarsi sui propri interessi rispetto alla predazione straniera. Tale aggregazione o “coscienza” rimane inibita, ancor più dalla sempre minore capacità di esprimere e risolvere conflitti sociali interni.
Si potrebbe affermare che per l’Italia il concetto di Nazione, quale identità della popolazione, ancora non coincida con il concetto di Paese, quale luogo geografico e statuale.
Partiamo dalla premessa che l’Italia, uscita dal Trattato di Pace del 1947, non è una Paese libero, ma sotto un molteplice controllo straniero a diversa intensità:
● un controllo ad alta intensità diretto e militare degli USA
● un controllo economico ad intensità variabile da parte della NATO, Gran Bretagna ed Unione Europea (Francia e Germania).
Storicamente il Paese Italia ha avuto in età moderna un processo unificante che si è imposto sulle sue specificità ed identità storiche e geografiche, con un iniziale processo militare sostenuto e condizionato da opposti interessi stranieri (austriaci, inglesi e francesi).
Questa presenza straniera ha prodotto un continuo condizionamento sulla popolazione e sulla classe dirigente e politica italiana, provocando un perpetuo asservimento, salvo le eccezioni storiche post belliche (prima e seconda guerra mondiale) ricondotte forzatamente alla subordinazione rispettivamente con la guerra e con il terrore.
L’incompiutezza italiana tra identità politica e sociale, viene stigmatizzata con tre eventi di conflitto sociale violento e militare rappresentati dal Risorgimento, Liberazione (Guerra civile 43/45) e terrorismo (a partire da Portella della Ginestra).
Tre guerre civili in cui la partecipazione e sofferenza sociale è stata controllata e sostanzialmente condizionata da Paesi stranieri in modo tale da renderle tutte incompiute ovvero senza soluzione tra i contendenti.
La prima ha prodotto la predazione del sud, la seconda una inconclusa sovranità nazionale, la terza la disgregazione dei principi e degli assetti della repubblica costituzionale che avevano condotto l’Italia ad una dimensione equivalente alle prime tre economie europee.
Il processo di disgregazione della identità geopolitica dell’Italia ha come fondamento l’occupazione militare degli USA sul suolo italiano e il trattato atlantico. Quest’ultimo produce una organizzazione e spesa per la difesa totalmente subordinati alla strategia euromediterranea USA: contenimento della Russia e proiezione di forza in teatri stranieri (Balcani, Medio Oriente) sotto egida USA.
Su tale fondamento si sviluppa – significativamente dopo l’implosione dell’URSS e la coeva operazione Mani Pulite – lo svuotamento dell’autonomia economica (privatizzazioni) finanziaria ad opera dei trattati europei (Maastricht, Lisbona ed Euro) e la programmatica disgregazione dei servizi nazionali interni (sanità, scuola, infrastrutture, agricoltura, industria, etc.) con la realizzazione della autonomia legislativa delle Regioni.
In questi ultimi anni il processo di subordinazione alla ristrutturazione del sistema socio produttivo atlantico si è accelerato in senso autoritario con governi stabiliti dalla presidenza della repubblica ed agenti in regime di emergenza nazionale con facoltà legislativa direttamente al Capo del Governo.
Ciò è iniziato con la crisi economica e del debito, minaccia di bancarotta, cui ha fatto seguito l’emergenza sanitaria che ha motivato riduzioni delle libertà personali ed oggi accade con una emergenza militare, che produce un suicidio economico, ovvero una interruzione della ripresa postpandemia, che si stava mostrando superiore a quella degli altri Paesi europei.
Per inciso, è importante evidenziare come tale coinvolgimento nella guerra sia stato accompagnato dai media con assoluta intensità e totalità ponendo il tema della guerra come unico tema di narrazione.
La modalità della delegittimazione di qualsiasi contestazione, viene presa dalla modalità sviluppata durante la pandemia ed è costituita dalla costruzione di un recinto di emarginazione, il complottismo appunto, che delegitimizza a priori la contestazione ed il dubbio. Tale successo manipolatorio, sta a dimostrare il compimento del processo avviato nel secolo scorso, nei regimi democratici, di sostituzione dei partiti politici con lo spettacolo e comunicazione nella funzione di controllo e manipolazione delle masse. A tal proposito si può citare la “crisi della democrazia” pubblicata nel 1973 dalla Trilaterale e la sua iniziale applicazione in Italia con la P2 di Licio Gelli.
Di fronte a tale assoluta subordinazione agli interessi USA e totalitarismo ideologico liberista, si intende tentare di rifondare un terreno culturale e politico in senso lato, ovvero ricostruire una visione: sia storica, chiudendo le 3 guerre civili, sia attuale considerando gli interessi sociali e i tradizionali riferimenti bilaterali in Europa e nel Mediterraneo. Visione che, pur prendendo atto dei vincoli esterni ancora egemoni, crei nuovi vincoli interni a partire dal porre una ritrovata identità collettiva per sostenere gli assetti e potenzialità che possono essere la linea ultima di difesa della patria.
Si tratta di sviluppare un pensiero che veda e denunci, ma altresì sappia superare i mezzi di controllo psicologico e sociali che sono stati costruiti recentemente: la divisione manichea e rifiuto di legittimità della contestazione al Potere, la costruzione del “recinto complottista” ove gettare qualsiasi contestazione come se fosse pazzia nel caso sanitario, novax, e tradimento nel caso della guerra, pro Putin.
Si tratta di credere di poter aprire una possibilità che il futuro di questa patria non sia definitivamente stabilito nella servitù, ma che vi sia una possibilità di porre il punto interrogativo a tale affermazione.
Entrare dunque in una visione possibile che permetta di portare avanti un modello di relazioni economiche e politiche basato sulla civiltà dei trattati simmetrici, distinto dal procedere per predazione basata sull’autorità della violenza armata. Tali relazioni commerciali reciproche furono quelle sviluppate nella prima repubblica post bellica italiana che trovò rapidamente la diversificazione delle forniture energetiche e lo sviluppo degli scambi commerciali globali.
Oggi il processo predatorio, ovvero la strategia euroasiatica degli USA propone una disgregazione e frazionamento dell’assetto europeo. Da qui l’abbandono del globalismo e il tentativo di costituire un mercato sub globale basato sullo scambio ineguale degli USA con i Paesi a loro subordinati più che con trattati commerciali con trattati militari “difensivi” multilaterali (NATO e AUKUS) e bilaterali. Possiamo inferire che tale scenario, sia contestuale ai documenti ufficiali della Difesa statunitense, ove si delinea: la messa in primo piano del contrasto alla Cina, il contenimento della Russia e la riduzione di importanza della minaccia terroristica. Risulta plausibile che questa nuova strategia per conservare la supremazia mondiale nasca dalla consapevolezza degli USA di dover recuperare un vantaggio nella supremazia geopolitica militare sulla Cina. Tale esigenza strategica statunitense permette di interpretare la guerra in Ucraina: sul piano militare come l’occasione di far esaurire militarmente la Russia e mitigarne il possibile supporto alla Cina; sul piano economico come l’occasione per accaparrarsi quanta più ricchezza possibile dai Paesi subordinati a loro tramite un regime di guerra con un esclusivo controllo sui costi energetici e la rivalutazione del dollaro. Tanto per iniziare il confronto (militare) con la Cina da una rinnovata posizione di forza.
Questo disegno si esplicita nella direzione che impongono gli USA alla crisi Ucraina, quella di uno scontro militare per conto terzi e limitato alla consumazione delle risorse militari Russe.
La preoccupazione di evitare l’estendersi del teatro di guerra oltre l’Ucraina è risultata evidente dalla perentoria smentita degli USA alla provocazione Ucraina operata con un missile lanciato in Polonia e dichiarato lanciato dalla Russia.
Lo strumento “militare” non di fuoco che colpisce i Paesi europei ed in primis l’Italia sono le sanzioni, rafforzate da un coinvolgimento diretto che è la fornitura, vendita, di armamenti USA.
In questo scenario i principi da riportare nella narrazione pubblica sono gli interessi basilari della popolazione, sicurezza e benessere, e stanno solo nella ricerca della pace ed in prospettiva di una posizione di neutralità. E’ necessario proporre un giudizio sulla guerra e sulle sanzioni alla Federazione Russa basato sulla “ragion pratica” di chi deve pagare le conseguenze e non sulla ragione di chi ne trae i vantaggi.
Proprio il concetto di pace permette di riconsiderare la debolezza “sociale” del nostro Paese costituita dalla sua frammentarietà identitaria.
il concetto di pace declinato come rifiuto di portare il Paese ed il popolo italiano in avventure di guerra senza aver subito minacce dirette, può divenire un elemento di ricomposizione identitaria degli interessi sociali dialettici (esempio lavoratori ed industriali), uniti nel conflitto contro gli interessi stranieri e di coloro che li rappresentano in Italia.
Va ricordato come le pressioni straniere portarono l’Italia dentro due guerre mondiali facendo pagare un prezzo altissimo in miseria e morti alla popolazione.
Questo concetto di pace deve necessariamente comporsi di due fattori, uno capacitivo industriale, economico, politico ed uno capacitivo sociale di benessere di massa materiale con la realizzazione dei servizi gratuiti a tutti i cittadini dei diritti costituzionali (sanità, scuola, etc.).
Per concludere possiamo individuare una prossima ulteriore minaccia alla realizzazione di una capacità strategica industriale nazionale e garanzia dei diritti sociali costituzionali; questa minaccia è l’eventuale compimento del dettato del “riformato” Titolo V tramite la cosiddetta “autonomia differenziata delle Regioni”, ovvero il transito alle Regioni, in aggiunta alla sanità, anche di altri settori strategici nazionali.
Tale riordino costituzionale permetterebbe agli interessi stranieri ed ai loro complici nazionali di spartirsi ulteriormente le ricchezze della Nazione realizzando di fatto la fine della sua identità.
FONTE: https://liberopensare.com/italia-serva-per-sempre/
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