Cosa c’è dietro l’annullamento dell’esercitazione “Desert Shield) tra Russia e Algeria?
di DIFESA ONLINE (Antonino Lombardi)
Tutte le principali testate del settore annunciavano lo svolgimento in queste ultime settimane dell’esercitazione russo-algerina denominata “Bouclier du désert 2022” (Desert Shield in inglese). È poi giunto l’annuncio del ministero della difesa algerino che afferma il mancato svolgimento dell’esercitazione senza specificare le motivazioni1.
Qualche analista motiva la decisione con il grande dispendio di energie russe nel campo di battaglia ucraino2 ma ciò può essere smentito in quanto Mosca ha, anzi, ampliato le proprie influenze militari in diverse aree ed in particolare in Africa.
Le operazioni si sarebbero dovute concludere il 28 novembre ed avrebbe dovuto impiegare circa duecento militari delle forze antiterrorismo dei due paesi simulando operazioni in ambiente desertico.
Il quartier generale sarebbe dovuto essere insediato nella base di Hammahìguir a circa 50 km dal confine marocchino, vecchio baluardo francese della guerra d’indipendenza.
L’Algeria, accusa il Marocco di finanziare ed addestrare entità politiche, classificate “terroristi”, come i movimenti Mak e Rachad. La portavoce del ministero degli esteri russo ha dichiarato che le esercitazioni antiterrorismo tra Russia ed Algeria sono programmate in base agli accordi di cooperazione militare, al fine di rassicurare il vicino Marocco e “le esercitazioni militari a cui partecipa la Russia, nell’ambito di “Bouclier du désert 2022”, non prendono di mira alcuna terza parte.”
Sempre più intensa è la cooperazione tra i due stati infatti, già ad ottobre c’erano state delle manovre navali congiunte sulle coste algerine e qualche settimana fa l’Algeria ha preso parte alla grande esercitazione “Vostok 2022” nella Russia orientale.
In termini commerciali, Algeri ha in programma di sottoscrivere un contratto di 12 miliardi di dollari per l’acquisto di forniture militari da Mosca e ciò sarà possibile grazie all’aumento del bilancio della difesa algerina che il governo prevede di approvare nel 2023 divenendo così il più importante importatore globale di armi russe. Il contratto potrebbe includere l’acquisizione da parte dell’Algeria del nuovo caccia Sukhoi Su-75 “Checkmate” di quinta generazione.
Il primo volo del Su-75 Checkmate è previsto per il 2023, con entrata in servizio nel 2026. Il Checkmate è destinato a rivaleggiare direttamente con gli F-22 egli F-35 statunitensi della Lockheed Martin. Ricordiamo, inoltre, che l’Algeria ha acquisito diversi droni “Aksungur” progettati dalla Turkish Aerospace International (TAI).
“Aksungur” è un UAV a media altitudine, lunga durata (MALE) con un’elevata capacità di carico utile che lo rende una piattaforma ideale per ISR e operazioni di attacco. L’UAV Aksungur è una variante dell’UAV Anka di TAI. Il velivolo senza pilota ad ala fissa presenta una configurazione a doppio braccio ha una lunghezza di 12,5 m, un’altezza di 3,1 m e un’apertura alare di 24,2 m. I carichi utili trasportati dall’UAV sono TEBER-81 (Mk-81 a guida laser), TEBER-82 (Mk-82 a guida laser), L-UMTAS, MAM-L, Cirit, MAM-C, HGK-3, KGK e bombe di piccolo diametro.
Lo stretto legame algerino-russo non nasce certo oggi ma risale ai tempi dell’Unione Sovietica ed è saldo anche grazie ad una stessa visione del mondo senza dimenticare che nei primi anni del nuovo millennio la Russia ha cancellato il debito di quasi cinque miliardi di dollari, dell’Algeria.
Ma quali sono le ragioni del rafforzamento delle relazioni algerino-russe?
Una su tutte riguarderebbe il costante clima di tensione con il vicino Marocco (leggi articolo: “Marocco vs Sahara occidentale, una continua ed infinita guerra mai sopita”) in particolar modo sulla questione ancora irrisolta del Sahara Occidentale ed ancor di più da quando il presidente statunitense Trump ha sostenuto Rabat sulle legittime rivendicazioni su quell’area.
Non vanno sottovalutate l’ultima esercitazione “Africa Lion” che ha visto in campo le forze armate di USA, paesi NATO ed Israele (nemico storico) e la grande riserva di idrocarburi che permette all’Algeria un certa posizione di forza.
Da considerare, inoltre, è l’ambizione algerina di combattere le forze dello Stato Islamico a ridosso ed oltre il suo confine con il Mali quest’ultimo, come sappiamo, già territorio di operazioni russe.
L’aumento del 130% del bilancio della difesa algerina previsto per il prossimo anno, porterebbe a raddoppiare la spesa militare e ciò al fine di acquisire maggior peso nella geopolitica africana non senza puntare ad un’espansione nel Sahel. Il Mali è vicino ed il progressivo abbandono francese e l’aumento, invece, delle forze russe faciliterebbe una rilevante influenza su di esso.
I governi occidentali sono preoccupati dei sempre più stretti legami russo-algerini.
Già a settembre un gruppo di parlamentari statunitensi ha chiesto, con un a lettera indirizzata al segretario di Stato Antony Blinken, sanzioni contro i funzionari del governo algerino per un accordo sulle armi con Mosca dello scorso anno per un di oltre 7 miliardi di dollari. Ciò sarebbe classificato come “una transazione significativa” ai sensi del CAATSA (Countering America’s Adversaries Through Sanctions Act) ma nulla è stato fatto dal Dipartimento di Stato. Si legge, inoltre, nella lettera che “gli Stati Uniti devono inviare un messaggio chiaro al mondo che il sostegno a Vladimir Putin e ai barbari sforzi bellici del suo regime non saranno tollerati. Pertanto, chiediamo di iniziare immediatamente ad attuare sanzioni significative contro coloro che nel governo algerino sono stati coinvolti nell’acquisto di armi russe. È fondamentale che il presidente Biden e la sua amministrazione si preparino a sanzionare coloro che tentano di finanziare il governo russo e la sua macchina da guerra attraverso l’acquisto di attrezzature militari”.
È nota l’aspirazione dell’Algeria di entrare a far parte del gruppo dei BRICS e durante l’ultimo forum dell’organizzazione il presidente Tebboune ha affermato “i BRICS ci interessano” perché rappresentano un’alternativa ai centri di potere tradizionali permettendo di “distanziarsi dall’attrazione dei due poli”: da un lato il raggruppamento delle democrazie, guidato dagli Stati Uniti e dall’altro le autocrazie come la Russia e la Cina. In tale ottica può essere vista l’astensione algerina dalla risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite per condannare l’annessione alla Russia delle quattro regioni di Donetsk, Luhansk, Kherson e Zaporizhzhia.
Le paventate sanzioni del CAATSA da parte degli Stati Uniti e l’eventuale deterioramento delle relazioni con i BRICS, che impedirebbero di poter soddisfare l’ambizione di una futura adesione all’organizzazione, potrebbero essere i più realistici motivi che hanno portato l’Algeria ad annullare la grande esercitazione “Desert Shield” con la Russia.
Al netto di questo episodio, si accentuano sempre più in Africa settentrionale le coalizioni Algeria-Russia-Turchia da un lato e USA, Marocco ed Israele dall’altro. Vedremo cosa accadrà.
1 atalayar.com
2 Akram Kharief
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