Non c’è manifestazione sindacale o di protesta sociale, o d’impegno civile e di lotta per la pace e la conversione ambientale nella quale non appaia uno striscione con lo slogan: ‘Insorgiamo!’ è quello che da 17 mesi gli ex operai della GKN di Campi Bisenzio, specializzata un tempo nelle componentistica per auto, stanno inalberando a dimostrazione di una lotta che non è solo per recuperare una fabbrica dalla chiusura, ma sopratutto per inaugurare una fase nuova, che ha come obbiettivo la riconversione industriale e il suo legame col territorio.
La GKN è quell’Azienda che con una mail decise il licenziamento di 425 dipendenti, per ragioni puramente di utile finanziario (nel 2018 era stata acquisita dal Fondo di investimento britannico Melrose Industry), poiché le commesse c’erano e anche gli utili di gestione. Da allora iniziò la mobilitazione dei lavoratori, la solidarietà del mondo del lavoro e del territorio, comuni in testa. Quando ad un certo punto sembrava disponibile al recupero ed al rilancio un imprenditore, tutto si bloccò. Progetti e proposte ne erano state avanzate, ed anche un accordo fra organizzazioni sindacali enti locali e proprietà, ma poi, quando sembrava ben avviato tutto si fermò, solo i dipendenti che potevano contare solo sulla cassa integrazione e la solidarietà, rimasero in fabbrica, a guardia dello stabilimento e dei macchinari che altrimenti sarebbero andati in rovina. E soprattutto il diritto al lavoro. La loro lotta divenne un modello anche a livello nazionale. Una lotta portata avanti insieme a proposte di riconversione del sistema produttivo. Ora in fabbrica sono rimasti in 300 circa e da due mesi senza stipendio (altri hanno scelto soluzioni individuali in altre aziende), e la situazione si fa sempre più dura. Contro la logica finanziaria e speculativa, è stata lanciata l’idea di un intervento pubblico a sostegno dei nuovi progetti, di un investimento pubblico capace di rilanciare nel giro di un anno il comparto, per il quale sono stati avanzati proposte e studi: i lavoratori sostengono l’idea che se lo Stato deve intervenire lo faccia non sul privato ma su un bene pubblico industriale e territoriale.
Anche in questo periodo prenatalizio non sono mancate le iniziative pubbliche, a Firenze e altrove, per accrescere la solidarietà e la mobilitazione a sostegno dei lavoratori e delle loro famiglie e, soprattutto per dare concretezza all’idea per dare un carattere pubblico e non privato, al piano di riconversione degli stabilimenti ex Gkn, oggi Qf, negli ingranaggi della propulsione elettrica e di uno sviluppo di mobilità sostenibile. Un altro passo importante in questa direzione si è compiuto in questi giorni, con il lancio di una consultazione popolare autogestita: che ha raccolto 16.562 voti, 189 seggi sparsi tra Firenze e Prato, 800 lavoratorivolontari distribuiti nei seggi. Il quesito era: “sei favorevole a un intervento pubblico immediato [per lo stabilimento ex Gkn, NdR] così come all’eventuale concessione della cassa integrazione, vincolandoli però al principio di pubblica utilità e controllo pubblico”? L’iniziativa cui hanno aderitomigliaia di cittadini, dal valore politico e simbolico, ha dato un esito schiacciante a favore dell’intervento pubblico, raccogliendo il plauso degli organizzatori, questo il commento dei rappresentanti delle organizzazioni sindacali: “ancora una volta si è dimostrato il legame profondo che la fabbrica ha con il suo territorio. Questo legame ora si deve trasformare nell’ingrediente chiave per fare ripartire la fabbrica. Siamo pronti a discutere dei nostri progetti al comitato di proposta e di verifica. Lo abbiamo chiesto urgentemente. Basta immobilismo e chiacchiere”. Alcuni commentano che al dinamismo e all’empatia di questa classe dirigente dal basso si contrappone l’immobilismo di coloro che in teoria dovrebbero dirigere dall’alto”. Di questa straordinaria esperienza di lotta si sono fatti interpreti anche i giornalisti toscani che, nel corso della tradizionale cena di fine anno (presente i rappresentanti dell’Associazione Stampa e dell’Ordine, nonché della magistratura, del Comune della Regione e di altre istituzioni) hanno dato un Premio quale riconoscimento – cosi il Presidente dell’AST Sandro Bennucci – dell’alto valore sociale e umano di questa lotta che richiede la massima solidarietà e il massimo impegno delle istituzioni. Nel ringraziare di questo riconoscimento il rappresentante del Consiglio di Fabbrica Dario Salvetti, ha ricordato come la lotta degli operai della ex GKN, si saldi con quella dei tanti precari sottopagati esistenti nel mondo giornalistico, e come vi sia bisogno di una rete di solidarietà attiva a tutela del diritto al lavoro alla salute alla tutela ambientale, con progetti adeguati. La Regione, dal canto suo, ha ribadito l’impegno, tramite il Presidente Giani, a sostenere e ricercare le soluzioni più compatibili con la salvaguardia dei posti di lavoro ed il rilancio aziendale secondo le linee indicate, che non esclude la disponibilità di imprenditori privati.
Nei giorni scorsi, il Consiglio Comunale di Firenze aveva approvato un ordine del giorno, per una soluzione positiva di questa lunga vertenza, il cui aspetto significativo è quello di ‘fabbrica integrata’ con la partecipazione diretta delle cittadine e dei cittadini al futuro dello stabilimento”. Obbiettivo alto, difficile, ma non impossibile.
Un riconoscimento concreto e tangibile, che si somma con l’ordine del giorno approvato dal Consiglio comunale di Firenze proprio il giorno degli scrutini in fabbrica che di fatto sancisce la stipula di un patto di solidarietà con la Società Operaia di Mutuo Soccorso appena costituita in fabbrica.
Nel frattempo, mentre scriviamo, nessuno operaio Gkn ha ricevuto il cedolino della busta paga di novembre. Un ritardo che è pura incompetenza o un tentativo di logoramento psicologico o peggio ancora allude alla mancanza di chiarezza societaria.
Il comitato tecnico e scientifico del Collettivo di Fabbrica ha lavorato senza sosta. E la Rsu, insieme alle organizzazioni sindacali, ha chiesto di convocare urgentemente il Comitato di Proposta e Verifica (l’organismo previsto dall’accordo quadro dello scorso gennaio composto dalle organizzazioni sindacali, dagli enti locali e dalla proprietà e che ha il compito di monitorare il percorso e di verificare le possibili opzioni). Che significato ha l’esito del referendum? “ Un alto significato politico sociale e simbolico, di cui le istituzioni dovranno tener conto nella gestione delle trattative per dare un futuro moderno e prospettico a questo progetto di riforma e riqualificazione industriale a forte impronta pubblica. La lotta continua, nel segno di quello slogan “Insorgiamo” dalle radici risorgimentali e resistenziali.
Una fabbrica pubblica e socialmente integrata da un lato, dall’altro il piano industriale paventato per la riconversione degli stabilimenti ex Gkn, oggi Qf, negli ingranaggi della propulsione elettrica. Il collettivo operaio è convinto della strada tracciata dalla lotta. E rilancia sulla prima opzione dopo mesi di silenzi e balbettii sul futuro della fabbrica di Campi Bisenzio, tra cassa integrazione straordinarie, rimpalli istituzionali e fumose strategie produttive. “Sono stati persi dieci mesi in maniera irresponsabile. Lo stabilimento rischia il degrado. La fabbrica è a livello societario sull’orlo del baratro. Nessuno dica un domani che la cosa non si sapeva o non era chiara”.
Il 9 ottobre scorso si è tenuta l’assemblea per “la fabbrica pubblica e socialmente integrata” dove si istituito “un tavolo permanente per la reindustrializzazione”. Un punto di svolta, dal basso, che ha visto la partecipazione, tra le altre organizzazioni presenti, di Genuino Clandestino e della Rete delle fabbriche recuperate, tra cui l’esperienza milanese di RiMaflow. Oltre alle esperienze internazionali in collegamento. Qui è stato sottolineato il carattere pubblico dell’impresa: sono necessari fondi pubblici per ripartire, a cui corrispondono, secondo le volontà del collettivo, “pubblico controllo, pubblica utilità e politica industriale pubblica”. Socialmente integrata: costruzione endemica del legame con il territorio, le cui maestranze operaie devono essere “restituite” alle esigenze della comunità. Un piano, quello operaio, elaborato insieme ai ricercatori del polo universitario Scuola superiore Sant’Anna di Pisa e ad Artes 4.0, che mira alla transizione ecologica dell’automotive verso i lidi della mobilità sostenibile.
Inoltre, i lavoratori di Campi Bisenzio, per supportare lo sforzo titanico messo in campo, hanno creato la “Società di mutuo soccorso Insorgiamo” finalizzata “all’auto- recupero dello stabilimento, alla gestione del presidio e della sua integrazione con il territorio, allo sviluppo del mutualismo reciproco”. Il passato e il futuro del movimento operaio, convergenti nei due termini – “mutuo” e “soccorso” – che hanno caratterizzato l’alba della lotta di classe. Sperimentare per avviare un processo di ricomposizione. La Società è un’istituzione proletaria con cui affrontare le sfide che la crisi economica e ambientale impone alla vertenza che ha fatto scuola nei gironi del conflitto sociale, intelaiando rapporti con realtà sociali sparse su tutto il territorio italiano, come il sindacato Fuorimercato, le mutue di autogestione (Mag) e l’Arci. Con un approccio organizzativo nuovo in riferimento alla gestione della fabbrica e alla sua ripresa, formalizzando un gruppo comunicazione per la campagna – con cui creare “un precedente in grado di ribaltare l’intera concezione di politica industriale in questo Paese” -, un comitato tecnico scientifico, un team contabile e un team legale.
“E come sempre, a sostegno di tutto, lo strumento della mobilitazione: continuare a dare impulso al processo di mobilitazione generale, ad insorgere per convergere e convergere per insorgere”. I punti di ricaduta sul calendario sono: il 22 ottobre a Bologna e il 5 novembre a Napoli. Manifestazioni palcoscenico delle battaglie sotterranee e delle vertenze che agitano la penisola, dalle questioni ambientali e climatiche all’eterna lotta per il diritto al lavoro. “Nessuno si salva da solo. Da Firenze e dalla Toscana facciamo appello ad andare insieme e tornare insieme a Bologna, farsi carovana, farsi testuggine”, dicono gli operai del collettivo di fabbrica, pronti alla mobilitazione permanente. “Siamo costretti e condannati a provare in tutti i modi a cambiare i rapporti di forza generali nella società”.
FONTE:https://lindro.it/natale-di-lotta-degli-operai-dellex-gkn-per-la-riconversione-industriale/
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