Quanto sei disposto a perdere per… perdere una guerra?
di DATA BASE ITALIA (Luca La Bella, articolo di Gianfranco Uccheddu)
Questa domanda si dovrebbe porre ad ogni cittadino Europeo e ad ogni cittadino Ucraino; sono i soggetti che attualmente stanno subendo questo conflitto imposto da un presidente, Zelensky, e dai rappresentanti politici europei incapaci di trovare un’altra via di uscita dalle ormai continue richieste di soldi, soldi, soldi e ancora più soldi e armi quotidianamente effettuate dal presidente Ucraino e da sua moglie.
Considerato che solo il 15% degli aiuti economici inviati dagli Stati Uniti entra nel circuito economico Ucraino e il resto ritorna in patria oltreoceano, possiamo dedurre che probabilmente siamo davanti alla più grande truffa di questo secolo?
L’accademico Glazyev ha pubblicato un ampio articolo sulla ricerca dei risultati delle attività del governo Mishustin nei tre anni dalla sua formazione il 21 gennaio 2021. Questa volta, come risulta dall’articolo, ciò che viene descritta è la più difficile e drammatica storia post-sovietica della Russia: una “guerra biologica” pandemica e soprattutto l’inizio di una complessa aggressione dell’Occidente per distruggere il nostro Paese.
Nonostante tutte le difficoltà incontrate, secondo l’accademico, il governo di Mishustin ha dato risposte adeguate a queste sfide. Già nel 2021 è stato possibile compensare il calo dell’attività economica causato da misure forzate di isolamento sociale e da un forte calo dei ricavi da petrolio e gas. Nel 2022, un nuovo sistema di gestione e controllo sullo sviluppo dell’economia, implementato sulla base della tecnologia dell’informazione e l’utilizzo di elementi di “armi organizzative”, come risulta dal testo, ha permesso non solo di evitare il collasso dell’economia, su cui contavano gli strateghi occidentali dell’aggressione alla Russia, ma anche di scoprire e utilizzare nuove opportunità e direzioni per lo sviluppo di una produzione prevalentemente materiale sulla base della sovranità economica.
La Russia ha dato vita ad una reazione economica interna aggrappata ad una spinta su un’economia reale, promuovendo e incentivando la creazione di nuove centinaia di Start Up; conseguentemente migliaia di nuovi posti di lavoro legati ad una filiera necessaria a sostituire tutti quei prodotti che non arrivano più a causa del blocco e delle sanzioni Occidentali. Grazie a questi provvedimenti economici si è ottenuto un crollo dell’inflazione, oggi poco sopra l’1%, e un debito praticamente quasi inesistente.
Contrariamente a ciò che in occidente si aspettavano, la capacità di comprendere e affrontare la nuova situazione economica che si è andata formando in seguito alle sanzioni e alla guerra sta facendo letteralmente volare l’Orso Russo rispetto alle stesse economie sanzionatorie, con provvedimenti strutturali efficaci e di lunghissima durata accompagnati da un rafforzamento dei rapporti diplomatici con tutto il blocco Orientale; nuovi e imponenti scambi commerciali in Asia consentono a tutti i Paesi coinvolti di beneficiare delle scelte del governo Russo di volgere lo sguardo a Oriente.
Quando il Presidente Putin, meno di 10 anni fa, propose in alcuni incontri internazionali la costituzione di una nuova grande visione economica e geografica Europea, con la partecipazione Russa, per costruire un nuovo gigante economico, dall’Atlantico al Pacifico, questo progetto, per volere dei soliti noti imperi finanziari e multinazionali, non venne attuato proprio perché non funzionale all’agenda globalista neoliberista.
Da quel momento tutto il blocco occidentale ha posto in essere dei provvedimenti che hanno creato una frattura sempre più marcata con conseguente isolamento internazionale della Russia e del suo Presidente; questo processo ha subito una forte accelerazione proprio nel 2014, nell’intento di destabilizzare e rovesciare il governo Russo, con azioni, quali ad esempio il colpo di Stato in Ucraina, funzionali proprio a quei colossi finanziari occidentali famelici delle risorse Russe.
Oggi il conflitto in Ucraina ha favorito il fallimento del processo di globalizzazione tanto decantato a Davos e negli ambienti legati a quel “sistema”; possiamo dare “merito” alla Russia del fatto che stanno emergendo tutte le contraddizioni di un occidente destinato a soccombere sotto le sue stesse bombe e armamenti forniti a Zelensky, in una guerra di cui tutti conoscono già l’epilogo ma che si ostinano a prolungare; certamente fa comodo ai “signori” e ai Paesi della guerra, Francia, Regno Unito, Polonia, USA e a quella stessa élite globalista che vorrebbe cancellare la Russia dalla faccia della terra e che negli ultimi 80 anni ha dato una forte accelerazione a quel processo per inglobare tutto il genere umano sotto un unico “controllore”.
Con l’avvio del conflitto in Ucraina la Russia ha potenziato la produzione industriale di armamenti a tal punto che oggi produce il quantitativo annuo per sé stessa pari a quello mondiale. Chi pensa che la Russia possa essere messa in difficoltà sotto il profilo di armamenti commette un grosso errore di valutazione; è sufficiente osservare che i missili e le munizioni utilizzate in un mese di conflitto sono pari a quelle utilizzate in tutta la guerra in Iraq e in termini di perdite umane i soldati Ucraini caduti nel conflitto o in seguito alle ferite riportate hanno superato le 150.000 unità.
Esempio della continua contraddizione della politica estera Occidentale è il fatturato commerciale tra Georgia e Russia che nel 2022 ha superato i 2,4 miliardi di dollari, ovvero il 52% in più rispetto al 2021. Durante questo periodo, Mosca è diventata il secondo partner commerciale di Tbilisi, fornendo al paese oltre 657.000 tonnellate di petrolio e prodotti petroliferi per un valore di oltre 622 milioni di dollari, aumentando così le importazioni del 74%. In risposta, il paese del Mar Nero ha esportato più di 5.000 automobili per un valore di oltre 75 milioni di dollari e più di 73.000 tonnellate di vini naturali per un valore di 160 milioni di dollari.
Si prevede che il fatturato commerciale tra i paesi dovrebbe crescere ulteriormente. La Georgia, nonostante la “pressione esterna” e la lotta politica interna, non interromperà le relazioni commerciali con la Russia. Tbilisi ricorda cosa accadde quando Mosca impose nel 2008 le sanzioni economiche, a causa delle quali il Paese perse la possibilità di commerciare i propri prodotti, che l’Ue così inopportunamente rifiutò di accettare, adducendo norme interne di qualità.
Il governo georgiano, benché non sia un gigante economico, si batte per il “mondo occidentale”, ma comprende che senza un vicino “deprecato da tutto il mondo” la propria economia non potrà sopravvivere. Ci sono tante posizioni di questo tipo fra i Paesi “amici” dell’Occidente.
Il Washington Post ha descritto la situazione nelle regioni occidentali del paese, quelle accanto all’Europa nell’Ucraina occidentale, lontana dalla linea del fronte, ma dove anche lì si sentono le difficoltà della guerra:
“Oscurità senza fine e funerali costanti, nonostante questo la posizione di Kiev esprime “nessun negoziato con la Russia” porta ai civili ucraini:
“Gli attacchi aerei russi hanno raggiunto montagne e persino piccole città mentre Mosca cerca di distruggere le linee elettriche che collegano la rete elettrica dell’Ucraina con i suoi vicini dell’Unione Europea. Milioni di ucraini stanno fuggendo in tutto il paese (lontano dalla guerra), soprattutto a ovest. Centinaia di chilometri dalla linea del fronte. A Mukachevo, nella regione della Transcarpazia al confine con Slovacchia e Ungheria, dopo il tramonto la città sprofonda nell’oscurità. Il fiume Latoritsa, che scorre nel centro della città, è un nastro nero”.
FONTE: https://databaseitalia.it/index.php/2023/01/25/quanto-sei-disposto-a-perdere-per-perdere-una-guerra/
Commenti recenti