OMS-WWF: Inquinamento uccide 9 milioni di persone all’anno
di AVANTI! (Lucia Abbatantuono)
Siamo nell’era geologica definita Antropocene, dicono gli scienziati. E il WWF aggiunge che siamo esattamente nell’età dell’homo “chimicus’”, perché ogni anno a livello planetario si rilasciano 220 miliardi di tonnellate di sostanze chimiche nell’ambiente e si smerciano oltre 100 mila sostanze tossiche. E ogni anno, secondo l’OMS, il 22% del carico globale di malattie e il 24% di tutti i decessi sono legati a fattori ambientali, specie per inquinamento.
Il WWF Italia rilancia adesso l’allarme non solo perché l’inquinamento causa oltre 9 milioni di morti ogni anno (cioè il 66% in più rispetto a soli 20 anni fa), ma anche perché il nostro è il primo Paese europeo per numero di morti attribuibili proprio allo smog atmosferico: si contano fino a 90mila morti premature per anno. Nel 2020 l’Europa da sola ha prodotto e utilizzato più di 200 milioni di tonnellate di sostanze chimiche pericolose per la salute umana e oltre 50 milioni di tonnellate pericolose per l’ambiente.
“Ogni giorno nel nostro corpo entrano più di 100mila microplastiche dall’aria, dall’acqua e dal cibo, e ogni giorno nel nostro organismo se ne depositano molti milligrammi” – si legge in una nota del WWF. E’ sempre più frequente trovare miscele di sostanze nocive (pesticidi, bisfenoli, ftalati, PCBs e PFAS) nel sangue materno, nel siero ombelicale, nella placenta, nel latte umano e nelle urine di mamme e bambini. “L’inquinamento chimico da sostanze tossiche nocive per a salute umana è uno dei problemi in assoluto più urgenti degli ultimi tre decenni; oggi l’uomo è di gran lunga la specie vivente più esposta a complesse miscele di sostanze chimiche inquinanti e contaminanti” – ribadisce il WWF.
Conviviamo con migliaia di sostanze chimiche, sia sintetiche sia naturalmente presenti nell’ambiente. Le ritroviamo nell’aria, nell’acqua, nel suolo, negli alimenti, nei vestiti, negli utensili, nei mobili, nei giocattoli, nei cosmetici e nei farmaci. Di certo la nostra società non sarebbe la stessa senza di esse ma, nonostante la loro utilità, molte hanno un indubbio impatto negativo sulla salute dell’uomo e sull’ambiente.
Ad avallare l’allarme del WWF è stata l’Organizzazione Mondiale della Sanità, che ha identificato quali sono le 10 principali sostanze chimiche presenti nell’ambiente e che destano più preoccupazione per la salute pubblica mondiale, tra cui: particolato atmosferico (PM10, PM2,5), metalli pesanti (mercurio, piombo e arsenico), pesticidi e inquinanti organici persistenti (POP), come i policlorobifenili (PCB) e le sostanze perfluoroalchiliche (PFAS), oltre a benzeni e diossine. Tutti gli ambienti possono essere potenziali fonti inquinanti: città, campagne, ma anche spazi chiusi come case, scuole e luoghi di lavoro, soprattutto in un contesto di industrializzazione e urbanizzazione incontrollate, di crescita demografica e utilizzo intensivo di combustibili fossili. Possiamo bere, mangiare e respirare queste sostanze senza neanche accorgercene.
In città, ad esempio, respiriamo microplastiche provenienti soprattutto dagli pneumatici, e in casa inaliamo microplastiche dalla polvere. Le stesse microplastiche che a tavola ingeriamo non solo attraverso i frutti di mare (si calcola un quantitativo di circa 55mila microplastiche pesci, molluschi, crostacei e ricci di mare) e dalle verdure, ma anche dall’acqua, dove si depositano anche quei metalli pesanti che causano elevati tassi di malattia e mortalità in tutto il mondo. Nel dettaglio, con una sola porzione di pesce spada (circa 60 grammi per i bambini e 150 per gli adulti) si può superare la dose settimanale tollerabile di metilmercurio.
L’entità dell’esposizione umana alle microplastiche attraverso la semplice alimentazione e le conseguenze per la salute umana non sono ancora del tutto chiare, ma per quanto riguarda i metalli pesanti si stima che oltre 500 milioni di persone in tutto il mondo rischiano un’esposizione eccessiva all’arsenico, e che oltre 900mila decessi prematuri ogni anno sono causati dal piombo.
Altro contaminante che assumiamo in dosi massicce attraverso la dieta sono i pesticidi, tanto utilizzati in agricoltura anche se solo una loro minima percentuale raggiunge di fatto gli organismi bersaglio, mentre è appurato che gran parte di essi si disperde nell’ambiente e colpisce altra specie non bersaglio: quella umana. Molte sostanze chimiche di sintesi non sono metabolizzabili dall’ambiente, e perciò permangono e si accumulano ovunque.
Poiché in ambiente non esistono confini e barriere invalicabili, gli inquinanti viaggiano e si diffondono in tutto il globo. Per questo possiamo benissimo chiamarci “Homo Chimicus” invece di “Homo sapiens sapiens”. Neanche l’essere umano, come l’ambiente, è in grado di metabolizzare molte sostanze chimiche di sintesi a cui è esposto quotidianamente. Ciò significa che un numero sempre crescente di sostanze sta gradualmente entrando a far parte del nostro metabolismo.
Gli studi più recenti rilevano che oltre 400 sostanze chimiche o loro metaboliti sono ormai stabilmente presenti nel corpo umano, suggerendo che ormai quasi tutte le popolazioni del pianeta conservano un’ampia varietà di sostanze chimiche tossiche nell’organismo. Gli studi condotti dall’Unione Europea indicano la presenza nel sangue e nei tessuti umani soprattutto di alcuni pesticidi, di prodotti farmaceutici, di metalli pesanti, plastificanti e ritardanti di fiamma.
Particolarmente preoccupante è la presenza sempre più frequente di cocktail di sostanze nocive note e sospette (pesticidi, bisfenoli, ftalati, PCBs e PFAS) che influiscono negativamente sullo sviluppo, sulla riproduzione e sul sistema immunitario sia a livello prenatale sia successivamente in tutto nell’arco di vita: c’è rischio sensibile, quindi, che possano influire anche sulle popolazioni future. Il contributo dell’inquinamento chimico ambientale al carico globale di malattie è quindi ormai accertato.
E l’inquinamento di tipo atmosferico (sia indoor che outdoor) rimane il più pericoloso: causa dai cinque ai sette milioni di morti all’anno a livello globale. Il 91% della popolazione mondiale è mediamente esposto a livelli degli inquinanti aerei che superano tutti i valori limite raccomandati dall’OMS per la salvaguardia della salute. Già nel 2009 l’inquinamento chimico fu inquadrato tra quei limiti planetari da non oltrepassare per salvaguardare l’umanità. Oggi alcuni scienziati sostengono che abbiamo ormai superato questo limite oltre il quale non c’è più sicurezza per la biosfera e l’umanità.
L’aria inquinata uccide ed è causa addirittura del 24% di tutte le morti per attacco cardiaco, del 25% degli ictus, del 43% delle morti per malattie polmonari ostruttive e del 29% dei tumori al polmone. Il 7% delle morti riguarda bambini e ragazzi al di sotto dei 15 anni. I decessi causati dall’aria inquinata mostrano un trend in continua crescita: se nel 2016 l’OMS contava 6,5 milioni per tale causa, il numero saliva a 7 milioni nel 2018, fino agli attuali 9 milioni. Lo smog uccide più di Aids, TBC, diabete e incidenti d’auto sommati insieme.
L’inquinamento dell’aria, da solo, causa oltre 2 milioni di morti premature a livello mondiale ogni anno, e più della metà di questi decessi avviene nei Paesi in via di sviluppo. Per quanto riguarda l’Italia, i dati indicano che la percentuale del carico delle malattie attribuibili a cause ambientali è del 14%, per un totale di 91.000 morti all’anno, di cui 8.400 specificamente per inquinamento atmosferico.
Nei prossimi anni, per conseguire la neutralità climatica a lungo termine, occorrerà ridurre le emissioni in modo sostanziale ma perentorio, di anno in anno. La normativa europea ha introdotto un obiettivo di maggiore riduzione delle emissioni nette di gas a effetto serra dell’UE, pari ad almeno il 55 % entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990. Attualmente il Parlamento europeo e gli Stati membri sono impegnati nel negoziare il pacchetto globale «Pronti per il 55 %», senza cessare i lavori paralleli già avviati col Piano «RePowerEU».
Per raggiungere l’obiettivo sarebbe necessaria una diminuzione media di 134 milioni di tonnellate di biossido di carbonio l’anno, rispetto ai livelli stimati per il 2021; si tratta di oltre il doppio della riduzione media annua raggiunta tra il 1990 e il 2020. È chiaro quindi che tutti i settori devono intensificare notevolmente e costantemente gli sforzi congiunti.
Inoltre, occorre aumentare la rimozione di CO2 ottimizzando la destinazione dei suoli, modificandone l’uso e facendo leva sulla silvicoltura, e in parallelo introducendo altre misure volte a invertire l’attuale tendenza al ridimensionamento dei pozzi di assorbimento del carbonio nell’UE. Al contempo, è necessario che a diminuire nei prossimi anni sia lo stesso consumo di energia: per centrare questo nuovo obiettivo sarà necessario più del doppio dei risparmi energetici annuali registrati nel periodo 2022-2030.
Lo stesso vale per le energie rinnovabili, la cui quota nel consumo di energia finale lordo in Europa aumenta in media ogni anno di 0,8 punti percentuali l’anno, dal 2005. Tale cifra dovrebbe salire a 2,5 punti percentuali l’anno fino al 2030 per conseguire l’obiettivo più elevato del 45 % di energie rinnovabili proposto nel piano «REPowerEU». A livello degli Stati membri, sebbene siano già stati compiuti progressi sostanziali, le politiche e le misure attuali non sono sufficienti per centrare i nuovi ambiziosi obiettivi in materia di clima ed energia.
Entro la metà del 2023 gli Stati membri presenteranno progetti di aggiornamento dei rispettivi piani nazionali per l’energia e il clima: un’opportunità di intensificare le misure e di mettere a punto piani fino al 2030 che rispecchino le nuove ambizioni dell’UE e l’obiettivo della neutralità climatica globale. Sarà un anno difficile, ma senza dubbio determinante per la salute (e la sopravvivenza) di tutti.
Fonte: https://www.avantionline.it/allarme-oms-e-wwf-linquinamento-uccide-9-milioni-di-persone-ogni-anno/
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