Tutto nuovo sul fronte orientale
di La Fionda (Ugo Boghetta)
Fabbrini, dalle pagine domenicali de Il Sole 24 ORE, ci informa settimanalmente sullo stato dell’Unione Europea. La sua fede nel processo federale, o super-stato europeo, è tanto incrollabile quanto cieca. Infatti non si avvede che lui stesso non fa altro che scrivere dei gravi problemi che continuamente incombono. È questo infatti anche il caso del discorso tenuto dal primo ministro polacco il 20 marzo scorso all’università tedesca di Heidelberg di cui ci dà conto nel numero del 2 aprile. Il contenuto è davvero importante, ma il nostro lo riduce ad una “polemichetta” nei confronti della Meloni. Le chiede infatti se condivide i contenuti in quanto leader del comune raggruppamento dei conservatori europei.
L’importanza del discorso in questione è dovuto soprattutto al fatto che la Polonia, con lo scoppio della guerra in Ucraina, è diventato il paese centrale nell’appoggio al conflitto. Non a caso, i prolungati richiami unionisti ai problemi inerenti lo stato di diritto sono stati presto dimenticati. Questo centralità dà infatti alla Polonia la possibilità di muoversi designando un proprio ruolo ed una propria prospettiva: ovviamente sotto la gonna americana.
Ma veniamo al contenuto.
Per Mateusz Morawiecki lo stato nazionale è insostituibile per garantire la libertà delle nazioni, la loro cultura, la loro sicurezza sociale, economica politica e militare. Bestemmie per Fabbrini, ma non sa e non può criticarle. Infatti, non è la nazione in sé che garantisce il tutto ma, ad oggi, è l’ambito migliore in cui sviluppare la democrazia e/o la dialettica sui temi citati. È infatti una possibilità non una inevitabile conseguenza. La Polonia non è certamente un esempio. Altrimenti c’è solo il mercato ed il profitto. Ma non possiamo che convenire con Morawiecki quando afferma che: “più le istituzioni si spostano in alto più sono lontane dal popolo e vicino alle lobby affaristiche”. Per Morawiecki le alternative allo stato nazionale sono dunque illusorie, utopiche, pericolose. Ne consegue che si devono contrastare le élite cosmopolite di Bruxelles che vogliono costruire un sistema sovranazionale espressione di un “autocrazia burocratica”. Occorre quindi “svuotare l’acqua dell’Unione sovranazionale”. Non solo, afferma che la lotta contro tali élite è addirittura “una lotta antimperialista” in difesa dei valori greci, romani, cristiani.
Parole forti. Fabbrini sarà svenuto. Tanto più che non è e non può essere in grado di evidenziare le contraddizioni in quanto unionista e atlantista. Morawiecki infatti è contro Germania e Francia ma nulla dice dell’imperialismo a stelle e strisce. Né fa alcun cenno ad una delle somme organizzazioni sovranazionali: la Nato.
Eccolo allora enumerare presunti meriti della UE: mercato unico europeo, democrazia, corte europea di giustizia (che si ritiene depositaria di una costituzione inesistente), moneta unica con la supervisione della BCE. Esattamente i temi che Morawiecki denuncia, condanna, combatte.
Ma il discorso non finisce qui. Morawiecki afferma anche che in merito alla pericolosità della Russia aveva ragione lui e torto Francia e Germania. Anzi, sentenzia che l’Europa occidentale è responsabile dell’attacco russo. Fabbrini di nuovo tace perché non può incolpare l’improvvido allargamento della Nato, gli attacchi al Donbass e il non rispetto degli accordi di Minsk.
Ma l’incontenibile Morawiecki risponde anche in merito agli attacchi ricevuti in materia di stato di diritto affermando che la burocrazia di Bruxelles non capisce che in realtà la Polonia sta conducendo una lotta contro le persistenti incrostazioni sovietiche: evidentemente più liberali.
Altrettanto interessanti sono le conclusioni di questi ragionamenti. Morawiecki, parla dei paesi occidentali come fossero altro, invitandoli a smetterla con gli obiettivi di federalizzare, cioè a centralizzare.
Ma non è finita qui. Fabbrini ci dà anche conto di un Morawiecki che, in visita a Bucarest, ha proposto “una nuova comunità economica nell’Europa Orientale e Centrale basata sul triangolo Polonia, Ucraina, Romania, con una sua visione ideologica”. In buona sostanza si tratta di “un’altra Europa”. Ovviamente la Polonia si candida ad esserne il perno. Del resto già ora spende in armi il 4% del Pil ed è a disposizione di tutti quelli che sono contro la Russia. Forse ritorna il sogno del vecchio regno polacco che andava dai paesi baltici a parte dell’Ucraina.
Fabbrini, immagino con grande sgomento, deve constatare che invece di una Europa “più stretta” si sta andando ad una Europa “più larga”. Cioè, nessuna Europa.
Fabbrini, e tanti altri, non vuole prendere atto che l’Unione è in stallo e che lo stato federale non si può costruire: i popoli e le nazioni occidentali non possono e non vogliono essere strette e costrette nello spazio angusto di un superstato a scapito delle loro forti e storiche diversità. Così il tempo passa e crisi dopo crisi si ritorna al punto di partenza, come al Monopoli: i bilanci, l’inflazione, la concorrenza.
Così accade quando non si vogliono affrontare i problemi di fondo: liberismo-lavoro-stato sociale, democrazia, geopolitica e differenze in politica estera. L’Unione-disunione e la guerra nascono da questi nodi.
Se Morawiecki ha la forza di dire tutto ciò, da noi ci sono: il silenzio del PD, dei 5Stelle e gli stuoini Meloni e Bagnai.
Purtroppo, anche nel mondo che un tempo fu sovranista costituzionale, la questione europea è stata rimossa. Prima da un approccio al Covid discutibile ed ora dall’incapacità ad affrontare il tema della guerra e le sue conseguenze. Addirittura Italexit ha cambiato nome in:”Per l’Italia con Paragone”. Figuriamoci! Siamo tornati all’anno zero.
Il fatto è che oggi più di ieri il tema non è solo l’uscita dall’euro ma la necessità di prospettare un’idea cooperativa a livello europeo adeguata agli interessi popolari dell’Italia. Ciò tenendo conto di due aspetti. Vale a dire che l‘Europa può essere unita in modalità varie, ma mai costrittive. In secondo luogo, che comunque e ovunque non si può prescindere dalla questione dei rapporti sociali. In fondo, tutte le lotte di Liberazione sono state lotte per un altra società. Una prospettiva che vada verso un modello sociale postcapitalista/socialista o uno liberista/orientale alla Morawiecki fa la differenze rispetto alle alleanze ed alle sue forme.
La mancanza, per quanto riguarda l’ex mondo no-euro di una visione ideologica e di una cultura politica adeguata rende impossibile risalire la china. E rende vano ogni sforzo volontaristico.
Fonte: https://www.lafionda.org/2023/04/19/tutto-nuovo-sul-fronte-orientale/
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