Filosofia della libertà o della schiavitù?
da LIBERO PENSARE (Piero Cammerinesi)
Se nelle luminose regioni dello spirito
l’anima fa valere
la pura forza del pensare
afferra allora il sapere della libertàSe nella vita pienamente accolta
l’uomo liberamente cosciente
plasma all’essere il suo volere
opera allora la realtà della libertà(Nota di pugno di Rudolf Steiner nella copia di Filosofia della Libertà di Marie Steiner)
Libertà è una delle tre parole di cui – a proposito o a sproposito – l’umanità si riempie la bocca dalla notte dei tempi.
Le altre due sono Verità e Amore.
Verità, Amore, Libertà ovvero pensare, sentire, agire.
Ma la domanda se siamo liberi o meno ha ricevuto nel corso dei millenni risposte molto diverse.
Come venirne a capo?
Insomma, siamo o non siamo liberi?
Se seguiamo la scienza dello spirito potremmo andare a leggere cosa ci dice Steiner in proposito…
Ma seguire la scienza dello spirito o ha una base solida o è solo fede, come quando ci diciamo “l’ha detto Steiner, deve essere vero”.
Ipse dixit.
Non è, in fondo, molto diverso da quando la gente dice: “L’hanno detto in TV”.
Se quella che lui ha fondato si chiama scienza dello spirito deve necessariamente avere delle basi scientifiche.
E se noi non siamo certi di queste basi scientifiche, questa via diventa appunto una via religiosa, mistica.
Non è più scienza.
Cos’è, infatti, la scienza?
Qual è la sua caratteristica fondamentale?
Dal dizionario:
Complesso organico e sistematico delle conoscenze, determinate in base a un principio rigoroso di verifica della loro validità, attraverso lo studio e l’applicazione di metodi teorici e sperimentali.
Karl Popper
Karl Popper enuncia il concetto di falsificabilità della scienza:
Concezione in base alla quale un’ipotesi o una teoria ha carattere scientifico soltanto quando è suscettibile di essere smentita dai fatti dell’esperienza. In altri termini, un numero per quanto elevato di conferme non è mai sufficiente a verificare in modo conclusivo un’asserzione universale (prototipo delle leggi scientifiche) mentre un solo esempio negativo basta a invalidarla.
Come facciamo allora a verificare le basi scientifiche della scienza dello spirito per evitare che diventi per noi una fede, un credo mistico?
Rudolf Steiner nel 1894, anno in cui viene pubblicata Filosofia della Libertà, tenta un’impresa fondamentale: creare le condizioni per una epistemologia della conoscenza, vale a dire indicare una base certa su cui fondare il nostro conoscere.
L’epistemologia (dal greco antico ἐπιστήμη, epistème, «conoscenza certa ossia scienza» e λόγος, logos, «discorso») è quella branca della filosofia che si occupa delle condizioni sotto le quali si può avere conoscenza scientifica e dei metodi per raggiungere tale conoscenza.
La Filosofia della Libertà – pubblicata quando Steiner aveva 33 anni – è qualcosa di più di un semplice libro.
Si tratta di un’opera che avrebbe potuto e dovuto divenire la base non solo della filosofia ma della scienza stessa del futuro – scienza ovviamente come metodo d’indagine non come risultati – cosa che cercheremo di dimostrare in queste righe.
L’opera è divisa in due parti, ognuna delle quali, a sua volta, è divisa in 7 capitoli.
La prima ha come titolo
– Scienza della libertà
la seconda
– Realtà della libertà.
Cosa rappresentano queste due parti?
Semplice: per la struttura umana è possibile affrontare la questione fondamentale della libertà del volere solo se risolviamo il problema della conoscenza.
In altri termini noi non possiamo sapere se siamo liberi o meno se non abbiamo la possibilità di avere certezza del nostro conoscere, dei nostri processi conoscitivi.
Nella prefazione del 1918, dunque scritta 22 anni dopo l’uscita dell’opera, Steiner si pone due domande fondamentali
-
Esiste nell’attività dell’uomo una base di partenza certa nella conoscenza?
-
È possibile la libertà nell’essere umano?
È evidente che possiamo rispondere alla seconda domanda solo se avremo prima risposto alla prima.
In estrema sintesi, per chi non conosca l’opera, nella prima parte di Filosofia della Libertà – la “Scienza della libertà” – Steiner parte da concetto e percezione in quanto dati, e osservazione e intuizione come loro funzioni.
Nel capitolo IX Steiner dimostra come sia i fatti che le funzioni corrispondenti ad un determinato livello coincidano.
Infatti, nell’osservazione del pensare il concetto e la percezione, che altrimenti debbono presentarsi sempre separati, coincidono.
Da tali fatti dell’osservazione animica si sviluppa il concetto di motivo e movente proprio all’agire umano.
L’osservazione di questi conduce nuovamente alla percezione del coincidere di motivo e movente ma ad un livello più alto.
In tale coincidere di concetto e percezione, di intuizione ed osservazione dal lato della conoscenza, e di motivo e movente dal lato della moralità, si giunge alla “fantasia morale”, un elemento totalmente innovativo in quanto se generalmente la fantasia è la base della creazione artistica, ora la identifichiamo come fondamento dell’azione morale.
IL SENSO DELL’OPERA
Per comprendere davvero il senso di quest’opera possiamo affermare che, tramite Rudolf Steiner, il mondo spirituale abbia – 130 anni fa – con essa teso una mano agli uomini, mano che gli uomini non hanno afferrato.
Il fatto che per lui questa sua opera giovanile fosse di somma importanza è dimostrato dal fatto che dal 1905 al 1925 non trascorse un solo anno senza che egli parlasse di Filosofia della Libertà.
L’ispirazione spirituale di quest’opera viene confermata in una lettera a Rosa Mayreder del Novembre 1894 (O.O. 39) che Steiner riporta nella sua autobiografia, La mia Vita:
“Io riportavo per iscritto i pensieri che mi erano stati donati dal mondo spirituale fino al compimento del mio trentesimo anno di età” (Rudolf Steiner, La mia vita, O.O.28)
Il periodo di maturazione di quella che poi sarà la Filosofia della Libertà si sviluppa dai 19 ai 33 anni di Rudolf Steiner.
“Nella mia Filosofia della libertà ho cercato quella forza che dal mondo eticamente neutro delle idee scientifico-naturali conduce al mondo degli impulsi morali. Ho cercato di indicare come l’uomo che si sa un essere spirituale in sé conchiuso, perché vive in idee non più fluenti dallo spirito ma suscitate dall’esistenza materiale, possa sviluppare intuizioni dal proprio essere anche per ciò che è morale. Nell’individualità divenuta libera la moralità scaturisce allora come individuale impulsività etica, così come scaturiscono in essa le idee della concezione naturalistica”. (O.O.39)
Steiner pubblicò la seconda edizione dell’opera solo dopo 25 anni.
A proposito della nuova edizione affermò:
“Sarebbe pur sempre stato possibile in tutti questi anni ripubblicare nuovamente la Filosofia della libertà. Non dubitavo affatto che nel corso degli anni se ne sarebbero potute vendere molte copie, ma il solo risultato sarebbe stato appunto la vendita del libro. A me però non importava tanto che i miei libri più importanti se ne andassero per il mondo in un certo numero di esemplari, ma che fossero compresi e accolti secondo il loro intimo impulso”.
Steiner ha anche affermato che, se pure le sue opere sarebbero state superate nel corso dei decenni e dei secoli a venire, una di queste sarebbe rimasta valida per migliaia di anni e questa è La Filosofia della Libertà.
Immediatamente dopo gli scritti sulle opere scientifiche e sulla concezione del mondo di Goethe pubblicò La Filosofia della Libertà ed è possibile che se gli uomini l’avessero compresa e l’avessero utilizzata per il proprio percorso conoscitivo, personale e collettivo, lui non avrebbe avuto necessità – lo so, sembra una bestemmia – di scrivere altro.
Probabilmente sarebbe bastato l’insegnamento di La Filosofia della Libertà – se questa fosse stata realmente compresa ed applicata – per cambiare completamente i destini dell’umanità.
Come si è detto Steiner con quest’opera risponde all’esigenza dell’umanità di individuare delle basi certe della conoscenza.
Nel materialismo e nello scientismo che hanno fatto impallidire il mondo religioso mistico era necessario creare un approccio scientifico alla conoscenza.
Per questo motivo egli prese le mosse dagli studi scientifici di Goethe che costituiscono il primo passaggio verso una teoria della conoscenza fondata scientificamente.
In realtà, quello di cui aveva bisogno allora l’umanità era una teoria della conoscenza fondata su basi certe da un lato e, dall’altro, la rivelazione della manifestazione del Cristo nell’eterico.
Possiamo considerare queste le due missioni fondamentali di Rudolf Steiner.
Ma La Filosofia della Libertà non è stata compresa dal mondo accademico dell’epoca ed anche in seguito non c’è stata la capacità di coglierne l’elemento assolutamente rivoluzionario perché fondato non sulla mera logica ma sull’esperienza dello strumento primario di conoscenza, vale a dire il pensare.
La centralità dell’esperienza nella La Filosofia della Libertà è confermata da queste parole:
“Non saranno coloro che vogliono unicamente sentir parlare dei fatti dei mondi superiori a far apprezzare nel mondo il nostro movimento nelle sue parti più profonde, quanto piuttosto coloro che hanno la pazienza di penetrare in una tecnica di pensiero che crea una base reale, quasi uno scheletro, per il lavoro nel mondo superiore”.
(Rudolf Steiner, Filosofia e antroposofia, O.O.35)
La Filosofia della Libertà rappresenta un sentiero da percorrere, un vero e proprio metodo di sviluppo interiore, costituendo dunque, di fatto, lo scheletro della scienza dello spirito.
L’obiettivo è quello di condurre, grazie ad un approccio di pensiero consapevole, all’esperienza del pensiero libero dai sensi mediante osservazione animica.
Da questo punto può partire ogni uomo che, in tal modo, è in grado di compiere la prima esperienza del sovrasensibile.
La seconda sarà l’intuizione morale, vale a dire la “fantasia morale”.
Se la fondazione scientifica della teoria della conoscenza e la manifestazione del Cristo eterico sono i due motivi basilari della missione terrestre di Steiner allora possiamo facilmente ipotizzare che nei confronti di questi due obiettivi si siano scatenate tutte le forze ostili al reale progresso dell’umanità.
“È stato necessario scrivere, nell’anno 1893, questo libro sulla Filosofia della libertà. Questo libro non è tanto importante per quel che vi è contenuto; ovviamente quanto in esso è contenuto lo si voleva già allora comunicare al mondo, ma non è questa la cosa più importante; ben più importante è che in questo libro per la prima volta vi è un pensare del tutto autonomo! Nessuno può comprendere il libro se non pensa autonomamente.
Ci si deve abituare fin dall’inizio, pagina dopo pagina, a ritirarsi entro il proprio corpo eterico, per poter avere in genere pensieri simili a quelli che sono nel libro. Questo libro è pertanto un mezzo educativo e come tale va considerato” (Rudolf Steiner, Come si giunge alla visione del mondo spirituale, O.O.350)
E ancora:
“Gli uomini non avranno più alcun pensiero se vorranno abbandonarsi unicamente alle loro teste. Ed è proprio così, e lo si può constatare dal fatto che gli uomini non vogliono pensare. Essi vogliono pensare sempre meno. Da un lato essi vorrebbero farsi dettare i pensieri dalla natura, preferiscono soltanto sperimentare e farsi dire dall’esperimento ciò che devono pensare… gli uomini non desiderano pensare da sé. Per giunta essi non hanno alcuna vera fiducia nel pensare, poiché ciò che escogitano credono non sia affatto una realtà. Si può però esser certi: il pensare – non i pensieri, ma certamente il pensare – deve diventare attivo. Questo attivarsi del pensare è il riverbero del mondo spirituale. Qualora iniziate veramente a pensare attivamente, non potete far altro che lasciar riverberare in voi lo spirito, altrimenti non pensate, altrimenti pensate altrettanto poco quanto gli attuali scienziati della natura, che più di ogni altra cosa desidererebbero farsi dettare tutto dall’esperimento o dallo studio della natura, o come pensano gli attuali sociologi i quali – perché non vogliono essere attivi e perché non comprendono veramente gli impulsi sociali, che possono esser compresi soltanto se si è attivi – di fatto lavorano con ciò che può venir indagato storicamente e che è ereditato” (Rudolf Steiner, Il goetheanismo quale impulso di trasformazione umana e pensiero di resurrezione, O.O. 188).
Ma le persone provano imbarazzo, persino timore – sostiene Steiner – di fronte a quanto potrebbero sperimentare come albeggiare del collegamento con il mondo spirituale tramite un pensare attivo.
Per questo faticano ad accostarsi a La Filosofia della Libertà o ne abbandonano ben presto la lettura.
Qui i pensieri sono diversi da quelli oggi in voga.
E le persone spesso finiscono ben presto di leggere un simile libro, per il semplice motivo che lo vorrebbero leggere come si legge un qualsiasi altro libro. Infatti, per leggere i libri che oggi vanno per la maggiore ci si mette ben comodi sulla sdraio, affidandosi poi passivamente allo scorrere delle immagini di pensiero. Alcune persone finiscono poi col leggere esclusivamente in tal modo…. mescolandovi solo di tanto in tanto qualche emozione, qualche preoccupazione; ma anche i giornali, accolti in modo così sensazionale, vengono letti facendo scorrere velocemente le immagini (ibid.).
Ma quanto viene esposto nella Filosofia della Libertà non si può leggere nel modo tradizionale; ci si deve – aggiunge Steiner – “continuamente scuotere affinché questi pensieri non ci addormentino!”
Molti si addormentano e non sono questi i più disonesti; più disonesti sono coloro che leggono la Filosofia della libertà come un qualsiasi altro libro, credendo poi di averne seguito veramente i pensieri. Essi non li hanno seguiti, ma soltanto tradotti in gusci di parole. In questo modo essi scivolano via sulle parole senza trarre ciò che in realtà segue alle parole, come quando si colpisce l’acciaio con delle pietre focaie. Questo è ciò che deve esser preteso da quanto deve intervenire nel presente e nel futuro prossimo dell’evoluzione umana; poiché solo così l’umanità potrà a poco a poco innalzarsi in modo sano al mondo dello spirito. Nel pensare attivo divamperà l’intima affinità dell’uomo con il mondo dello spirito e allora egli si eleverà sempre più” (ibid.).
Pertanto, il nucleo fondamentale della Filosofia della Libertà è comprendere come nell’intima esperienza del pensare ci ricongiungiamo ai misteri dell’universo.
“Nel pensare si afferra il mistero dell’universo per un lembo”.
Infatti, se si sperimenta veramente il pensare non ci si percepisce all’esterno, ma all’interno del mistero dell’universo, del mondo spirituale. Sperimentando il pensare in noi, sperimentiamo in noi il divino.
Nella misura in cui il conoscere non è un mero atto formale, nel momento in cui il conoscere stesso è un processo della realtà, l’azione etica, morale, si presenta come un’emanazione di ciò che in questo divenire l’individuo esperisce in un processo reale mediante la fantasia morale quale intuizione.
Sorge quindi quello che è esposto nella seconda parte della mia Filosofia della libertà: l’individualismo etico; il quale, anche se non è in essa espresso, fa affidamento sull’impulso cristico nell’uomo.
Si affida a ciò che l’uomo si conquista in fatto di libertà, nella misura in cui trasforma il pensare abituale in quello che nella mia Filosofia della libertà viene chiamato pensare puro; il quale si eleva al mondo spirituale estraendo da esso gli stimoli per le azioni morali; li estrae perché l’impulso dell’amore, altrimenti vincolato alla corporeità umana, si spiritualizza.
E nel momento in cui gli ideali morali vengono estratti dal mondo spirituale mediante la fantasia morale, essi si estrinsecano nella loro forza, diventano la forza dell’amore spirituale”
(Rudolf Steiner, La filosofia di Tommaso D’Aquino, O.O. 74).
La filosofia – inizialmente una filiazione diretta dei Misteri – che doveva servire a creare un ponte tra il mondo delle cause, il mondo spirituale e il mondo fisico-sensibile è stata degradata nel corso dei secoli ad ancella della scienza fino a quando, nell’epoca moderna, questa ancella – vale a dire questa serva – non servendo più a nulla è stata brutalmente licenziata.
Ma la filosofia è l’arte dei concetti scrive Steiner in La Filosofia della Libertà.
En passant, va ricordato che, per quanto riguarda il secondo compito citato prima, la manifestazione del Cristo nell’eterico, che avrebbe dovuto aver luogo intorno agli anni ’30 del XIX secolo – inizialmente per un numero limitato di persone, per poi divenire progressivamente un’attitudine generale dell’umanità – sappiamo che proprio nel ’33 ci fu il risveglio della Bestia a due corna con l’avvento di Hitler al potere e il fallimento della missione equilibratrice del popolo tedesco tra l’elemento luciferico dell’Oriente e quello ahrimanico dell’Occidente.
Ita Wegman
Ma se è vero quello che Steiner stesso afferma, vale a dire che La Filosofia della Libertà è qualcosa di fondamentale per l’umanità e se è vero che ciò sarà valido per migliaia di anni dobbiamo porci delle gravi domande rispetto a quanto osserviamo oggi.
Steiner, infatti, affermò che se l’uomo non avesse compreso quello che era il compito della civiltà allora sarebbe intervenuto il destino, il karma, e, come disse ad Ita Wegman sul letto di morte:
…se ne riparlerà tra 100 anni ed allora sarà il karma ad intervenire.
Se vogliamo credere all’incontro sul piano spirituale di Johanna von Keyserlingk con Rudolf Steiner dopo la morte di quest’ultimo, acquistano un valore profetico le parole che egli le avrebbe trasmesso:
“Il mio lavoro è finito. Quello che potevo dare alle persone che erano pronte, l’ho dato. Me ne vado, perché non ho trovato orecchie che potessero udire la parola spirituale dietro la parola. Me ne vado, perché non ho trovato occhi che potessero vedere gli spiriti dietro le immagini della terra. I Misteri rimarranno nascosti fino al mio ritorno. Tornerò e rivelerò i Misteri quando sarò riuscito a creare un altare, un luogo di culto per le anime umane, nei mondi degli spiriti. Allora tornerò. Allora continuerò a rivelare i Misteri.
Ebbene. quanto sta accadendo oggi mi sembra la diretta conseguenza di quella occasione mancata.
LA SITUAZIONE OGGI
E cosa osserviamo oggi?
In primo luogo il fatto che le basi di ricerca gnoseologica di Steiner rivolte alla domanda fondamentale se l’uomo sia un essere libero o meno hanno avuto come risposta da parte delle forze dell’ostacolo un sempre maggiore condizionamento e manipolazione delle masse umane.
Se nell’epoca di Steiner esisteva comunque una manipolazione delle masse – come lui ribadisce allorché, ad esempio, parla delle cause della Prima Guerra Mondiale – era un’epoca in cui non era ancora manifestato quel “divieto di pensare” cui egli allude a partire dall’anno 2000 circa.
“Non sarà trascorso molto tempo da che sul calendario sarà passato l’anno 2000, che si manifesterà – a partire dall’America – un divieto, non diretto, ma comunque un divieto di ogni tipo di pensare, una legge che avrà lo scopo di soffocare ogni pensiero individuale.
Da un lato, si è cominciato con quello che fa oggi la medicina puramente materialista, dove l’anima non può più funzionare, dove l’uomo è trattato come una macchina solo sulla base di sperimentazioni esteriori”.(Rudolf Steiner, Berlino 4 Aprile 1916)
Mi sembra, pertanto, del tutto evidente che la manipolazione e il controllo globale messi in atto in questi ultimi decenni rappresenti qualcosa che ribalta completamente gli obiettivi de La Filosofia della Libertà, in quanto ne rende nulli gli stessi presupposti.
Che senso ha chiedersi se siamo liberi o meno quando oggi il pensiero stesso è diventato un pensiero unico?
Che senso ha oggi chiedersi se siamo moralmente liberi quando la morale che un tempo veniva proposta da istituzioni come Stato, chiesa e società, oggi viene direttamente imposta senza possibile contestazione?
Non solo, come possiamo parlare di libertà come elemento costitutivo dell’essere umano quando oggi è passata l’idea di “libertà consentita” e, dal principio della fiducia sociale, siamo passati alla sfiducia generalizzata?
Oggi abbiamo la teorizzazione della mente alveare, basata sulla raccolta dati che, secondo Burrhus Frederic Skinner, è auspicabile in quanto libera l’uomo dall’illusione della libertà.
“È un errore supporre che la questione sia come rendere l’uomo libero. Il problema è migliorare il modo in cui viene controllato”.
Internet delle cose dove tutto è connesso, con reti di videocamere legate ai dati biometrici realizzeranno, a suo dire per il bene delle persone, strutture che non faranno gli errori che gli umani purtroppo commettono.
Altro che fantasia morale, il transumanesimo promuove il valore della cittadinanza a punti nel moderno capitalismo del controllo.
Il World Economic Forum lancia l’iniziativa Metaverse
“in cui le nostre vite digitali – le nostre identità, esperienze, relazioni e beni online – diventano più significative delle nostre vite fisiche”.
Con questo progetto i Padroni del Mondo definiscono di fatto l’abolizione dell’essere umano come lo abbiamo conosciuto sino ad oggi, riducendolo a schiavo digitale.
Ecco perché parlo di filosofia della schiavitù.
In particolare negli ultimi anni abbiamo assistito ad una crescente spinta a far fallire una teoria della conoscenza fondata scientificamente a partire dalla prima pubblicazione de La Filosofia della Libertà; ad una spinta sempre maggiore a sottrarre all’uomo la capacità del pensiero critico, eliminando la filosofia e infiltrando e condizionando la scienza tramite potere e denaro.
A La Filosofia della Libertà che – come evidenziato più sopra – avrebbe dovuto rappresentare una pietra miliare di sviluppo dell’umanità si sono contrapposti oggi dei testi che hanno pienamente sdoganato la filosofia della schiavitù a cui mi riferisco, tra i quali ricordo:
“Sapiens, da Animali a Dei. Breve storia dell’umanità” (2014) e “Homo Deus“ (2020), due bestseller mondiali di Yuval Noa Harari tradotti in 40 lingue.
Secondo Harari la morte non è un “mistero metafisico”, ma un problema puramente tecnico. L’ingegneria genetica, la medicina rigenerativa e le nanotecnologie gradualmente saranno in grado di sconfiggere del tutto la morte. Nella sua visione del mondo – tanto per cogliere il livello di libertà che essa esprime – i sentimenti sono il prodotto di reazioni biochimiche, la “scienza” non è riuscita a scovare l’anima e l’io è un’invenzione, un’illusione. Pertanto ne consegue che le scelte, le decisioni dovrebbero essere – logicamente – dettate da algoritmi.
Alla faccia della fantasia morale.
La singolarità è vicina (2005) di Raymond Kurzweil dove si auspica un mondo portato alla “superintelligenza” grazie al trasferimento dei suoi schemi cerebrali nei programmi dell’AI. Secondo Kurzweil la singolarità tecnologica – risultante dalla combinazione di tre importanti tecnologie del XXI secolo: la genetica, la nanotecnologia e la robotica (che include l’intelligenza artificiale) – ci permetterà di migliorare i nostri corpi e le nostre menti.
Di libertà, anche qui, neanche a parlarne.
Superintelligenza (2018), di Nick Boström profetizza uno sviluppo il più rapido possibile della superintelligenza, in modo che, essendo essa, evidentemente, più intelligente di noi, possa impedire lo sviluppo di situazioni dannose. Boström si chiede quali conseguenze avrà l’”esplosione dell’intelligenza” sull’economia, in particolare sulla forza-lavoro. La sua risposta è che potrebbe avvenire che, in condizioni di “esplosione dell’intelligenza”, il benessere della macchina potrebbe diventare il fattore più importante rispetto agli “animali da lavoro” lasciati indietro. Per animali da lavoro – ebbene sì – sono intesi gli esseri umani.
Non servono commenti ulteriori per cogliere in pieno il senso della filosofia della schiavitù che si vuole imporre all’umanità.
Vorrei sottolineare che queste non sono fantasie di “teorici della cospirazione” ma teorie e progetti di rilevanza globale che ispirano i più influenti think tank del mondo, in grado dunque di tracciare le linee del futuro dell’intera umanità.
Forse sarebbe il caso di rifletterci su.
LA FILOSOFIA DELLA SCHIAVITÙ
Se tre sono le “colonne portanti” di Filosofia della Libertà:
- CERTEZZA DEL CONOSCERE
- LIBERTÀ
- MORALITÀ
possiamo facilmente verificare come si sia attuato il loro rovesciamento sino a dar vita ad una vera e propria filosofia della schiavitù:
CERTEZZA DEL CONOSCERE
A fronte della certezza che ci fornisce La Filosofia della Libertà di possedere uno strumento operativo scientificamente valido per conoscere, cioè il nostro pensare, quello che è stato trasmesso all’umanità del presente è stata una totale sfiducia nei confronti delle proprie facoltà cognitive, del proprio pensare autonomo.
Il messaggio è che se non si è “esperti” non si può avere certezza alcuna, nessuno può sapere come stanno realmente le cose: meglio affidarsi a chi è autorizzato a parlare. Un vero e proprio depotenziamento del pensare individuale a vantaggio della “narrazione consentita”.
SCIENZA
Se La Filosofia della Libertà ci dice che le dottrine scientifiche non devono avere la forma di obbligo incondizionato in quanto l’uomo attuale non vuole più credere ma conoscere, assistiamo oggi all’instaurazione di una scienza dogmatica e venduta, totalmente controllata dal potere e dal denaro. Si è voluta realizzare la trasformazione della scienza in fede – grazie al principio d’autorità – invertendo completamente la direzione dell’evoluzione.
LIBERTÀ
Se, in accordo con La Filosofia della Libertà,
“io sono libero solo quando produco io stesso le mie rappresentazioni e non quando posso eseguire i motivi che altri hanno posto in me. Un essere libero è chi può volere ciò che ritiene giusto“.
la filosofia della schiavitù ha imposto il concetto di “libertà consentita” dall’autorità che agisce tramite la censura e la manipolazione. Infatti le azioni da fare sono in genere concrete; quelle da non fare hanno forma di concetto (non rubare, non uccidere etc.) ma anche queste agiscono sullo spirito non libero con il richiamo ad una rappresentazione concreta (ad es. la riprovazione sociale, la punizione).
INDIPENDENZA DALLA SPECIE
“Là dove comincia la sfera della libertà di pensare e di agire – afferma Steiner -cessa la possibilità di determinare l’individuo secondo le leggi della specie. L’uomo va considerato come spirito libero nell’ambito di una collettività umana solo secondo il grado in cui egli si è reso libero dalla specie. Nessun uomo è completamente specie, nessuno è interamente individualità”.
A fronte di questo obiettivo l’odierna filosofia della schiavitù intende ridurre l’individuo in categorie, ingabbiandolo nelle sue caratteristiche (bianco, di colore, etero o omosessuale, pro o no-vax etc.) Questo è qualcosa che è stato lungamente manipolato nei decenni; basti pensare a movimenti come antifa, LGTBQ, black lives matter, white suprematists e altro.
TECNICA MORALE
Nonostante l’inevitabilità della fusione uomo-macchina annunciata da Rudolf Steiner un secolo fa, il nostro compito nell’epoca delle macchine è quello di trovare lo spirito proprio nel mondo privo di spirito fornitoci dalla scienza moderna.
A questo la filosofia della schiavitù risponde con il transumanesimo, che intende realizzare sì una meta-fisica, ma non verso il super-umano, lo spirituale, ma verso il sub-umano, l’elemento ahrimanico, con l’eliminazione della realtà in favore di una realtà virtuale (Metaverse) basata sull’elemento elettrico-magnetico, che riveste di messianismo da fine della Storia.
FANTASIA MORALE
“Si ha un progresso morale, quando l’uomo non eleva a motivo del suo agire semplicemente il comandamento di una autorità esterna o di quella interna, ma quando si sforza di riconoscere la ragione, per cui una certa massima deve valergli come motivo” (Rudolf Steiner, La Filosofia della Libertà, Cap.IX).
Se in accordo con La Filosofia della Libertà, il massimo bene della collettività è quello che viene ricercato per il bene in sé stesso, mediante la realizzazione di fini morali individuali nati da pura intuizione, tale impulso viene totalmente ribaltato dalla filosofia della schiavitù secondo la quale la morale è imposta dall’alto di default, grazie a leggi, decreti, manipolazione mediatica, consenso sociale costruito. Siamo passati dall’azione fondata sul giudizio morale – necessità della vita morale – alla morale autoritaria.
ELEMENTO SOCIALE BASATO SULLA FIDUCIA
“Se nell’umanità si aprirà quella sorgente di cui parlo nella mia Filosofia della Libertà come della vera intuizione, allora anche per le questioni più eminenti della vita si potrà fondare una comunità sociale sulla fiducia, allo stesso modo in cui sulla fiducia dovrà infine fondarsi la vita di tutti i giorni” (Rudolf Steiner, Questioni dell’anima e questioni della vita, O.O.335)
Nei confronti di questo ideale la filosofia della schiavitù ha spinto i popoli sulla via della sfiducia, dell’opposizione, della paura dell’altro che può contagiare o denunciare – pro-vax vs. no-vax, bianchi vs. di colore, pro-immigrati vs. anti-sbarchi etc – con l’evidente obiettivo del dividere ed indebolire le coscienze e rendere impossibile la nascita della comunità sociale indicata da La Filosofia della Libertà.
CONCLUSIONE
Naturalmente le categorie di libertà e schiavitù non riguardano solo il mondo fisico esteriore ma anche quello interiore.
Un prigioniero può essere l’essere più libero del mondo mentre un essere fisicamente libero può essere la persona meno libera al mondo. Pertanto, l’uomo può essere indotto alla schiavitù da un agente esterno ma anche dai propri istinti, dalle proprie passioni o dalle proprie dipendenze.
Viceversa, anche in un sistema repressivo l’uomo può essere profondamente libero, in quanto l’ambito della libertà non è quello dell’agire, ma del volere.
Basti ricordare, a tal proposito, le parole di Massimo Scaligero riguardo alla sua esperienza a Regina Coeli, narrata in Dallo Yoga alla Rosacroce:
“Ravvisando in quella prigionia formalmente un sopruso politico, ma in realtà un’occasione spirituale, decisi di non perdere tempo. Raccolsi tutte le mie esperienze esoteriche trascorse, che è dire il senso finale, in quanto sintesi, della meditazione secondo la Scienza dello Spirito, e passai all’azione. Decisi di non concedermi la minima distrazione, o fantasticheria, nelle lunghe ore solitarie che seguirono: solo così sentivo di poter positivamente rispondere alla occasione in quel modo offertami dal ‘destino’. In tale direzione, nei primi giorni fui soccorso, in un momento di serie difficoltà fisiche, da qualcosa che potrei chiamare una radicale esperienza dell’Io: qualcosa che, come una forza di folgore, di colpo mi tolse febbre, dolor di gola, sfinimento. L’essere solo, senza programmi umani, senza limitazione di orari, mi dava la sensazione di potermi abbandonare a un’esperienza “assoluta” delle forze” (Massimo Scaligero, Dallo Yoga alla Rosacroce, Cap. IX).
Abbiamo quindi, a seconda che si parli di libertà esteriore o interiore, questa dinamica:
Per quanto riguarda la libertà esteriore:
- Uomo libero esteriormente e interiormente
- Uomo libero esteriormente ma schiavo interiormente
Per quanto riguarda la schiavitù esteriore:
- Uomo schiavo esteriormente e interiormente
- Uomo schiavo esteriormente ma libero interiormente
Ora, rispetto a quanto analizzato sin ora, non è che non fossero – a ben guardare – visibili le premesse che hanno portato, in particolare negli ultimi tre anni, ad una umanità in cui è stato indotto un sonno ipnotico; ma il punto è che tale sonno ipnotico è stato possibile perché si è dimenticato di pensare, in quanto la maggior parte degli esseri umani si è occupata esclusivamente di vivere la vita – perché si è vivi – senza porsi delle domande.
L’annientamento dei valori, il materialismo dominante hanno fatto sì che domande quali “perché sono qui? Qual è il senso della mia vita? Qual è il mio compito? Quale il senso del mio destino?” divenissero del tutto innaturali, perdessero qualunque significato. Tutto ciò è stato pazientemente preparato dall’educazione – o, meglio, dalla dis-educazione – dai media, con la complicità di tutti coloro che hanno avallato tutto questo – la maggioranza silenziosa – in quanto anche se sono le élite a dirigere il processo, esse sono comunque espressione dei popoli.
In estrema sintesi, rispetto alle tre “colonne portanti” de La Filosofia della Libertà, possiamo concludere:
1 CERTEZZA DEL CONOSCERE
La certezza del conoscere oggi non viene rimandata al pensiero individuale ma alla narrazione imposta e il singolo ne è del tutto esautorato.
2 LIBERTÀ
La libertà oggi non è un valore riconosciuto nel capitalismo del controllo e del pensiero unico; esiste esclusivamente come “libertà consentita”.
3 MORALITÀ
Pe la filosofia della schiavitù la moralità non è qualcosa che nasce dalla libera intuizione dell’individuo ma dall’imposizione della cultura dominante. Il globalismo, il multiculturalismo, il politicamente corretto, la politica dell’identità di genere, il fondamentalismo ambientale, le ortodossie del woke, il dogma e il culto della biosicurezza sono i fondamenti cui si deve uniformare la morale attuale.
Questo dimostra al di là di ogni ragionevole dubbio che i principi-chiave de La Filosofia della Libertà sono stati ribaltati.
Purtroppo solo le crisi ed i disastri potranno far crescere la coscienza dell’umanità.
Ciò ci rimanda al nostro compito; quello di dare, attraverso il lavoro interiore e la creazione di comunità, il nostro contributo affinché La Filosofia della Libertà possa riprendere il suo giusto posto nella cultura futura dell’umanità.
FONTE: https://www.liberopensare.com/filosofia-della-liberta-o-della-schiavitu/
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