CARO AFFITTI: C’ERA UNA VOLTA L’EQUO CANONE
di STEFANO ROSATI
C’ è un grande assente nella protesta contro il caro affitti – che ora si estende a professori e personale ATA – ed è la reintroduzione della legge sull’equo canone.
Ed è proprio il fatto che nessuno riesca nemmeno a pronunciare questo provvedimento che mi rende indifferente questa protesta.
Si chiedono sussidi pubblici per aiutare chi non ce la fa a pagare l’affitto. Si chiede cioè di tenere alti gli affitti finanziando la bolla immobiliare con il bilancio pubblico. Si chiede in buona sostanza di sostenere la rendita dei proprietari a carico della fiscalità generale.
MI sembra troppo: l’ennesimo provvedimento che privilegia la rendita. Un provvedimento a favore della rendita chiesto da chi subisce gli effetti della rendita. Non ce la posso fare. Ancora Tafazzi.
Non mi è chiaro se ai protestanti non interessa o se non hanno capito chi è il beneficiario reale delle misure che richiedono e – sia chiaro – non ho nulla contro i proprietari ma proprio nulla. Non è questo il punto.
Chi protesta per il caro affitti senza chiedere leggi che reprimano la rendita non lo riesco a compatire.
Se vuole un sussidio se lo facesse dare dal suo professore di economia aziendale, o di economia politica o da qualche altro accademico liberale che lo continua a convincere che non deve contestare il mercato ma se mai lagnarsi dello Stato brutto e fascista che non gli paga il diritto allo studio. Oppure se lo facesse pagare dalla Littizzetto o dalla Merlino. Insomma da tutto quel circo di nani che lo vuole far sentire come un miliardario in crisi temporanea di liquidità e non come un gigantesco pirletti.
Quale meritevolezza sociale esprime uno studente, un maestro o un professore che chiede di dare soldi pubblici a chi, senza violare alcuna regola, chiede un prezzo di mercato per dargli in affitto un suo bene?
Per quale motivo la collettività dovrebbe assumersi un onere per te, che, in fondo, ragioni come uno schiavo?
Dal 1999 al 2008 l’incremento medio dei canoni è stato pari al 145% nelle grandi città, come Milano.
La legge sull’equo canone è stata abrogata nel 1998.
“Coincidenze? Io non credo”.
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