LE POLITICHE DI CONVERGENZA DELLA UE
di VALERIA SORU
Le politiche di convergenza della UE destinate alle regioni sottosviluppate, come la Sardegna, il Sud Italia e altre regioni del sud Europa, sono impossibili alla radice.
Recita infatti l’art. 107 del trattato di funzionamento dell’Unione Europea: “sono possibili gli aiuti destinati ad agevolare lo sviluppo di talune attività o di talune regioni economiche, sempre che non alterino le condizioni degli scambi in misura contraria al comune interesse”.
Se gli aiuti fossero efficaci è ovvio che verrebbero alterate le condizioni degli scambi, semplicemente perché una regione sottosviluppata, per diventare sviluppata e colmare il differenziale dovrebbe in pari misura alterare gli scambi, sarebbe infatti impensabile arrivare ad un nuovo equilibrio incidendo esclusivamente sui mercati extraeuropei.
Dal che si arguisce che gli aiuti amissibili dalla UE mai potranno essere efficaci e risolutivi, MAI.
Il destino vero disegnato per le regioni povere è il mantenimento dello status quo se non del peggioramento.
La UE ha impostato le sue norme per evitare che le regioni povere possano mai migliorare la propria condizione e quest’assunto è valido non solo a livello fattuale perché sotto gli occhi di tutti ma addirittura sul piano teorico per la conclamata assenza di strumenti in grado di sovvertire le situazioni di sottosviluppo.
E’ come dire: andiamo a fare la guerra contro un esercito armato di cannoni con un coltellino spuntato.
La nostra amata Costituzione ed il nostro Statuto Speciale, al contrario, non hanno alcun limite teorico della misura di aiuto che si può concedere alle regioni sottosviluppate.
Ci siamo pertanto dati la zappa sui piedi in ragione dell’aderenza italiana ai Trattati Europei, Trattati scritti per tutelare i vincitori di una guerra che è stata combattuta senza informare il popolo o informandolo in modo distorto.
Mi domando quanti sardi e quanti meridionali siano consapevoli di tutto ciò.
Commenti recenti