Pensione integrativa: cos’è e come funziona. Conviene davvero?
di TERMOMETRO POLITICO (Guglielmo Sano)
Pensione integrativa: uno strumento destinato a diventare sempre più importante per garantirsi un’uscita dal lavoro serena. Quanto si spende e conviene davvero dotarsi di un fondo o di un piano pensionistico individuale? Una panoramica delle informazioni più importanti sull’argomento.
Pensione integrativa: cos’è e come funziona
Pensione integrativa: in sostanza, si tratta di uno strumento a metà tra risparmio e investimento. Permette di accumulare una determinata somma, grazie ai propri versamenti regolari ma anche agli interessi proposti dalle assicurazioni in base al profilo di rischio prescelto, che poi si andrà ad associare – sotto forma di rendita quindi – all’assegno pensionistico erogato dall’Inps o comunque dalla propria cassa previdenziale al termine della carriera lavorativa. A seconda delle preferenze è possibile riscuotere una parte cospicua se non l’intero importo in un’unica soluzione una volta giunto il momento dell’uscita dal lavoro. Al momento di sottoscrivere il contratto è possibile anche richiedere la reversibilità – dunque l’erogazione ad altro beneficiario – in caso di morte.
Conviene davvero?
Pensione integrativa: in generale, si può dire che più si è vicini all’uscita dal lavoro meno risulta conveniente ricorrere a questo strumento. In tal caso sarà sicuramente più utile guardare ad altri tipi di investimento. Se ancora si è lontani dal pensionamento, invece, per approfondire la questione andrà verificato l’importo della propria contribuzione: un indicatore abbastanza affidabile rispetto all’assegno di cui si potrà disporre al momento della pensione.
A questo punto si potrà valutare quanto delle proprie entrate mensili potrà essere investito nella pensione integrativa al fine di integrare l’assegno che si riceverà in futuro: compreso quanto si potrà investire si potrà scegliere con più cognizione su quale offerta orientarsi. Sono principalmente due le tipologie di pensione integrativa: il fondo pensione (esistono quelli aperti cui può accedere, appunto, chiunque e quelli chiusi, riservati a certe categorie lavorative) e i PIP, i Piani Individuali Pensionistici.
La differenza tra PIP e fondo pensione è che il primo è un prodotto assicurativo, di fatto un’assicurazione sulla vita che però si incassa al momento di andare in pensione, mentre il secondo non è un prodotto assicurativo ma un dispositivo di accumulo con rendimento variabile in base al proprio profilo di rischio. Altra differenza fondamentale: in breve, se si aderisce a un PIP l’investimento viene gestito per conto del sottoscrivente mentre nel caso del fondo è la banca, l’assicurazione, la società di investimenti che tiene il timone. In entrambi i casi, d’altra parte, il contratto di adesione prevede vincoli rigidi per quanto riguarda recupero di capitale o rescissione del contratto per cui bisogna sempre sottolineare che la convenienza dipende sempre da quanto si è disposti a rischiare per ottenere rendimenti più alti.
Aggiungerei che, alcuni di questi piani sono abbastanza Carucci…..non fanno nulla x nulla.
Occhio… Mettere una parte in oro fisico, non una truffa Etf, nn è male