Ucraina: i tre niet USA alla fine della guerra
da PICCOLE NOTE (Redazione)
Articolo storico quello di Ted Snider pubblicato su The American Conservative del 16 agosto. Ne pubblichiamo ampi stralci.
“Il 25 febbraio, il giorno dopo l’inizio dell’invasione, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ebbe a dichiarare di essere pronto ad abbandonare l’idea di far aderire l’Ucraina alla NATO”.
Primo tentativo di pace: il primo, Zelensky
Così Zelensky: “Non abbiamo paura di parlare con la Russia. Non abbiamo paura di parlare delle garanzie di sicurezza per il nostro stato. Non abbiamo paura di parlare della possibilità di uno stato neutrale. Non siamo nella NATO adesso… Dobbiamo parlare della fine dell’invasione. Dobbiamo parlare di un cessate il fuoco”.
Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente ucraino, aveva confermato: “l’Ucraina vuole la pace ed è pronta per un negoziato con la Russia, anche sullo status neutrale in rapporto alla NATO”. Interpellato dalla alla Reuters il 25 febbraio aveva detto: “Se i colloqui sono possibili, si devono fare. Se a Mosca dicono di voler negoziare, anche sullo status neutrale, non abbiamo timore di farlo. Possiamo parlare anche di questo”.
“[…] Il 27 febbraio, a soli tre giorni dall’inizio della guerra, Russia e Ucraina hanno così annunciato che avrebbero tenuto dei colloqui in Bielorussia. La delegazione ucraina vi giungeva con la volontà di negoziare la neutralità. Infatti, Zelensky aveva dichiarato: ‘Abbiamo concordato che la delegazione ucraina s’incontrerà con quella russa senza precondizioni‘”.
“Dopo il primo round negoziale, le due delegazioni tornarono in patria per consultazioni, dopo aver però già focalizzato i temi prioritari [dell’accordo]. A incoraggiare le aspettative, l’intesa per un secondo round […] svolti in Bielorussia, al confine tra Bielorussia e Ucraina, il 3 marzo”.
“Sebbene l’Ucraina fosse disposta a discutere la neutralità e ‘la fine dell’invasione’, gli Stati Uniti non lo erano affatto. Il 25 febbraio, lo stesso giorno in cui Zelensky aveva dichiarato di ‘non aver paura di parlare con la Russia’ e di ‘non aver paura di parlare di neutralità del suo stato’, il portavoce del Dipartimento di Stato Ned Price, in una conferenza stampa, dichiarava: ‘[…] Osserviamo che Mosca suggerisce l’avvio di contatti diplomatici mentre ha i fucili spianati e mentre i razzi, i mortai e l’artiglieria di Mosca prendono di mira il popolo ucraino. Questa non è vera diplomazia. Queste non sono le condizioni per una vera diplomazia’. Gli Stati Uniti hanno detto no ai colloqui con la Bielorussia”, conclude Snider.
Secondo tentativo di pace: la mediazione di Bennet
“[…] Il 6 marzo, pochi giorni dopo la conclusione del secondo round negoziale in Bielorussia, i media israeliani riferirono che l’allora primo ministro Naftali Bennett aveva compiuto un viaggio a sorpresa a Mosca, per incontrare Putin nel tentativo di dar vita a una mediazione. Dopo aver incontrato Putin, Bennet parlò due volte con Zelensky e, successivamente, con il presidente francese Emmanuel Macron recandosi poi in Germania per incontrare il cancelliere tedesco Olaf Scholz”.
“[…] in un’intervista del 2 febbraio 2023, Bennet ha rivelato dettagli su quanto era stato concordato, di come i colloqui serrati avessero avuto successo e cosa è avvenuto dopo. Secondo Bennett, ‘Zelensky mi ha chiesto di contattare Putin’”, cosa che Bennett fece dopo aver detto agli Stati Uniti: “Godo della fiducia di entrambe le parti” e ‘posso parlare con confidenza con Putin. Posso essere un tramite’”.
“[…] Secondo Bennet, sebbene gli Stati Uniti gli avessero detto che ‘non c’erano possibilità di successo’, Putin gli aveva invece confidato: ‘Possiamo raggiungere un cessate il fuoco’. E per raggiungere il cessate il fuoco, Bennet afferma che Putin aveva fatto ‘enormi concessioni’” Tra queste, la più importante: “Putin ha ‘rinunciato’ alla richiesta di ‘un disarmo totale dell’Ucraina”.
“Anche Zelenskyj aveva fatto ‘un’enorme concessione’. Secondo Bennet, Putin si era lamentato della promessa non mantenuta dell’Occidente riguardo all’espansione della NATO e aveva chiesto a Bennet di trasmettere un messaggio a Zelensky: ‘Dimmi che non aderirai alla NATO e l’invasione cesserà’. Bennett afferma che ‘Zelensky aveva rinunciato all’adesione alla NATO’”.
“Avendo promesso di non aderire alla NATO, Zelensky voleva garanzie sulla sicurezza. Putin, però, temeva che gli accordi di sicurezza con le grandi potenze fossero qualcosa di simile all’adesione alla NATO. Ma Bennett suggerì di abbandonare le garanzie in stile NATO per adattare all’Ucraina, invece, ‘il modello israeliano’, basato sulla creazione di un esercito forte e indipendente in grado di difendersi. Questa soluzione fu accettata sia da Putin che da Zelensky” [per inciso, a inizi luglio, Biden ha proposto esattamente il modello israeliano come garanzia di sicurezza per l’Ucraina, invece della sua adesione alla NATO, ndr].
Dopo aver ottenuto tali “promesse”, Bennet informò gli alleati. Così Snider sintetizza il ricordo di Bennet: “Boris Johnson assunse una posizione aggressiva. Macron e Scholz erano più pragmatici. Biden oscillava tra le due posizioni. Bennett disse che ‘c’erano buone possibilità per raggiungere un cessate il fuoco’. Ma l’ostruzione statunitense, evidenziata per la prima volta [nei negoziati] in Bielorussia, è proseguita. Bennett ha dichiarato che l’Occidente aveva deciso di ‘continuare a colpire Putin’”.
Alla domanda dell’intervistatore che chiedeva se, quindi, il negoziato fosse stato “bloccato”, Bennet ha risposto: “L’hanno bloccato”. Eppure, ricorda Snider, “fonti ‘al corrente dei dettagli dell’incontro’ dissero che Zelenskyj reputava la proposta ‘difficile’, ma non ‘impossibile’ e che “il divario tra le parti non è così grande’”.
“Il giornalista Barak Ravid riferì ad Axios che le concessioni russe comprendevano una smilitarizzazione limitata al solo Donbass, l’assicurazione non ci sarebbe stato nessun regime-change a Kiev e che l’Ucraina avrebbe potuto mantenere la sua sovranità. Zelensky, a sua volta, aveva assicurato che era ormai ‘disincantato’ riguardo l’adesione alla NATO e che aveva trovato la proposta di Putin ‘non così estrema come aveva previsto’”.
“Come accaduto [per i negoziati] in Bielorussia, la chance di concedere la non adesione alla NATO in cambio della pace è stata ‘bloccata’ dagli Stati Uniti”.
Terzo tentativo, la mediazione della Turchia
Così arriviamo all’aprile del 2022, terzo tentativo, stavolta a mediare è la Turchia, il tentativo più fruttuoso. “Già al 20 marzo, Zelensky sembrava aver capito che la porta aperta della NATO per l’Ucraina era un mero gioco di prestigio. Infatti, in un’intervista alla CNN aveva dichiarato di aver chiesto personalmente ai leader della NATO ‘di dire apertamente se avrebbero accettato [l’Ucraina] nella NATO tra un anno o due o cinque, Basta che lo dicano apertamente e chiaramente, altrimenti possono semplicemente dire di no. E la risposta è stata molto chiara, non diventerai mai membro della NATO, ma nelle dichiarazioni pubbliche le porte rimarranno aperte”.
“Ai colloqui di Istanbul di fine di marzo, Zelensky si mosse in base a questa consapevolezza, promettendo di non aderire alla NATO. Il 29 marzo, i negoziatori ucraini affermarono che Kiev era pronta ad accettare la neutralità se, in base a un accordo internazionale, stati occidentali come Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna avessero dato a loro volta garanzie di sicurezza vincolanti”.
Così Fiona Hill su Foreign Policy del settembre-ottobre 2022: “Secondo molti ex alti funzionari statunitensi con cui abbiamo parlato, nell’aprile 2022, i negoziatori russi e ucraini avrebbero concordato in via provvisoria le linee guida di un accordo: la Russia si sarebbe ritirata sulla sue posizioni del 23 febbraio, quando controllava parte della regione del Donbass e tutta la Crimea, e in cambio l’Ucraina avrebbe promesso di non chiedere l’adesione alla NATO, ma di ottenere garanzie di sicurezza da un certo numero di paesi”.
“Putin ha recentemente rivelato ulteriori dettagli dell’accordo. Il 13 giugno 2023, rispondendo alle domande dei corrispondenti di guerra, ha confermato: ‘Abbiamo raggiunto un accordo a Istanbul’”. In seguito, ha rivelato che l’accordo non era solo verbale. Si era arrivati al punto di produrre un documento firmato”.
Altro dettaglio importante rivelato da Putin, annota Snider: “Durante i colloqui di Istanbul, abbiamo firmato questo documento. Abbiamo discusso a lungo, ci siamo scontrati e così via, ma il documento era molto corposo ed è stato firmato da Medinsky per la nostra parte e dal capo della loro squadra negoziale” [Arakhamia, ndr].
La bozza di accordo è stata poi resa pubblica in occasione del vertice con i leader africani. Nell’occasione Putin l’ha mostrata ai suoi interlocutori, spiegando: “Vorrei richiamare la vostra attenzione sul fatto che attraverso la mediazione del presidente [Tayyip] Erdogan, come sapete, si sono svolti in Turchia una serie di colloqui tra Russia e Ucraina allo scopo di elaborare sia le misure di rafforzamento della fiducia reciproca che di redigere il testo di un accordo. Non abbiamo detto agli ucraini che questo trattato sarebbe stato classificato [cioè tenuto segreto, ndr], ma, allo stesso tempo, non l’abbiamo mai reso pubblico, né commentato. Questa bozza di accordo è stata firmata dal capo del team negoziale di Kiev. C’è la sua firma”.
“[…] L’accordo, dal titolo ‘Trattato sulla neutralità permanente e le garanzie di sicurezza dell’Ucraina’, dichiarava che l’Ucraina avrebbe fatto della ‘neutralità permanente’ una norma della sua Costituzione. Secondo quanto riferito da RT, un media finanziato dallo stato russo, ‘Russia, Stati Uniti, Gran Bretagna, Cina e Francia sono garanti” [dell’accordo, ndr],
“[…] Come per i negoziati intrattenuti con Bennett, la Russia avrebbe rinunciato alla richiesta della completa smilitarizzazione dell’Ucraina, sebbene ci fosse ancora divario tra Russia e Ucraina sulle dimensioni delle forze armate ucraine e sul numero di carri armati, aerei e lanciamissili” [di cui potevano dotarsi].
Ai leader africani giunti a Mosca, Putin ha spiegato l’epilogo della vicenda: “Dopo aver ritirato le nostre truppe da Kiev – come avevamo promesso [il neretto è nostro, ndr] – le autorità di Kiev… hanno gettato [i loro impegni] nella pattumiera della storia. Hanno lasciato cadere tutto”. Putin, scrive Snider, “ha implicitamente incolpato gli Stati Uniti di quanto avvenuto, affermando che quando gli interessi dell’Ucraina ‘non sono in sintonia’ con gli interessi degli Stati Uniti, ‘alla fine contano gli interessi degli Stati Uniti. Sappiamo che hanno loro la chiave per risolvere i problemi’” ucraini.
A conferma delle parole di Putin, quanto dichiarato dal “ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu, il quale ha affermato che, dopo i negoziati, ‘la Turchia non pensava che la guerra Russia-Ucraina sarebbe durata a lungo”. Ma, ha detto , ‘ci sono paesi all’interno della NATO che vogliono che la guerra prosegua’. Dopo la riunione dei ministri degli Esteri della NATO’, ha aggiunto, ‘ho avuto l’impressione che… ci fosse chi, all’interno della NATO, volesse […] che la guerra proseguisse per indebolire la Russia’”.
Altra conferma, le dichiarazioni del vicepresidente del partito di Erdogan, Numan Kurtulmus, il quale, interpellato dalla CNN, ha detto: “Sappiamo che il nostro presidente sta parlando con i leader di entrambi i paesi. Su alcuni temi ci sono stati progressi e si è raggiunta un’intesa, poi all’improvviso abbiamo visto che la guerra ha accelerato… Qualcuno sta cercando di non porre fine alla guerra. Gli Stati Uniti credono che sia nel loro interesse la prosecuzione della guerra… C’è chi vuole che questa guerra continui… Putin-Zelensky stavano per firmare, ma qualcuno non ha voluto”.
“Agli Stati Uniti si è unita la Gran Bretagna”, conclude Snider, anch’essa ha interesse affinché “il conflitto prosegua”. “Il 9 aprile [2022] l’allora primo ministro britannico Boris Johnson si precipitò a Kiev per frenare Zelensky, insistendo sul fatto che il presidente russo Vladimir Putin ‘deve essere messo sotto pressione, non ci si deve negoziare” e che, anche se l’Ucraina fosse pronta a firmare un accordo con la Russia, ‘l’Occidente non lo è affatto’”.
FONTE: https://www.piccolenote.it/mondo/ucraina-usa-guerra
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