La folle ricerca della “bomba gay”: il piano segreto del Pentagono
di INSIDE OVER (Emanuel Pietrobon)
Non tutte le guerre si combattono con baionette e carri armate. La maggior parte dei conflitti ha natura ibrida, non convenzionale, dalla notte dei tempi. E tutti i conflitti, senza eccezione, hanno un lato psicologico alquanto pronunciato.
La psicologia, in una guerra, è tutto. Psicologia per abbattere il morale di un nemico tenace. Psicologia per demonizzare un nemico presso la comunità internazionale. Psicologia per volgere il popolo del nemico contro il suo re. Psicologia per convincere la propria opinione pubblica a sposare la causa dell’invasione.
All’indomani della Guerra fredda, nei primi anni Novanta, alcuni scienziati militari statunitensi investigarono la possibilità di sviluppare un’arma psicologica più unica che rara, più bizzarra che paurosa, che premetteva e prometteva di vincere il nemico facendolo regredire a uno stato semi-primitivo, stimolando nei suoi soldati un insaziabile appetito sessuale. I visionari scienziati operanti nei laboratori chimici della base Wright-Patterson, in Ohio, avrebbero ribattezzato tale dispositivo la “bomba gay“.
I feromoni come arma
Stati Uniti, 1994. La Guerra fredda è alle spalle, il Momento unipolare è appena cominciato e l’arrivo dei nuovi tempi richiede l’adozione di nuove strategie. Nel laboratorio Wright-Patterson, precursore dell’odierno Laboratorio di Ricerca dell’Aviazione (Air Force Research Laboratory), degli scienziati sottopongono all’attenzione del Pentagono un progetto avveniristico pensato per abbattere creativamente le difese nemiche in uno scenario di conflitto.
Il progetto degli scienziati del laboratorio Wright, condensato in un documento di tre pagine, prevede di realizzare un’arma psicochimica unica al mondo, funzionante come uno spray a base di feromoni che, una volta spruzzato nell’aria, sarebbe in grado di accendere delle irresistibili pulsioni sessuali nelle vittime. Le implicazioni sono chiare: delle truppe stazionanti in una base, una volta esposte a questo potente concentrato afrodisiaco, non vedrebbero arrivare un blitz perché impegnate a consumare le loro inspiegabili e incontenibili voglie sessuali.
La bomba gay, affermano gli scienziati di Wright, può funzionare. Vero è che si tratterebbe del primo esperimento volto a utilizzare feromoni per indurre dei cambiamenti comportamentali tanto celeri quanto profondi negli esseri umani, ma le ricerche pregresse gli darebbero ragione: è dagli anni Settanta, periodo della commercializzazione delle prime copuline, che gli ormoni in pillole sono sul mercato – e se c’è domanda, è perché sono effettivi.
Non solo feromoni
Gli scienziati del Wright chiesero 7,5 milioni di dollari al Pentagono per sviluppare la pionieristica arma psicochimica, descritta come “sgradevole ma completamente non letale” e capace di “causare comportamenti omosessuali”, ma la loro richiesta sarebbe stata rifiutata.
Secondo l’organizzazione che ha portato questa strana storia a galla, il Sunshine Project, la piega presa dagli eventi sarebbe stata però diversa da come raccontato dal Pentagono. Non soltanto i documenti declassificati, che il Sunshine Project ha ottenuto grazie al Freedom of Information Act, dimostrano l’esistenza di interesse per il progetto da parte del Pentagono, ma dal laboratorio dell’Aviazione giunsero anche altre stravaganti proposte: bombe alitosiche, bombe flatulenti, bombe iperidrosiche.
Gli scienziati del laboratorio dell’Aviazione, molti dei quali specializzati nella militarizzazione della biologia, erano alla ricerca di armi non letali innovative. Armi in grado di ridurre le difese degli eserciti nemici per vie non convenzionali: soldati emarginati dai commilitoni a causa di sudorazione maleodorante e/o dell’alitosi, soldati costretti a letto da attacchi di super-dissenteria, soldati attaccati da sciami di insetti particolarmente aggressivi con gli esseri umani, soldati convertiti in predatori sessuali dai feromoni.
Il Sunshine Project ha scoperto che la bomba gay e i suoi parenti non sarebbero stati rigettati dagli addetti del Pentagono, ma ricevettero “ulteriore considerazione”. Considerazione che nel 2000, cioè ben sei anni dopo la richiesta di fondi per l’avvio dei lavori, condusse alla ricomparsa dell’insieme di proposte di armi psicochimiche in un cd-rom per addetti ai lavori e alla sua successiva presentazione all’Accademia nazionale delle scienze.
Non è dato sapere se la bomba gay e le altre armi psicochimiche immaginate nei laboratori dell’Aviazione a stelle e strisce abbiano mai ricevuto fondi. Analisti militari e scienziati mainstream sono comunque dell’idea che, anche se sviluppate, la armi psicochimiche non avrebbero avuto nessun impatto.
La love story di Washington con parapsicologia e fantascienza
Gli Stati Uniti guidano indiscutibilmente la classifica delle ricerche militari più folli, che non di rado hanno superato e superano i limiti del fantascientifico, avendo trascorso la Guerra fredda e i decenni successivi a iniettare dollari in un numero imprecisato di progetti guidati da fumettistici scienziati pazzi.
Prima che i chimici del laboratorio Wright concepissero l’idea di una bomba a base di feromoni progettata per convertire i soldati nemici in violentatori dei loro commilitoni, gli scienziati di Langley dedicarono un ventennio al controllo mentale nel contesto del progetto MK-ULTRA, conducendo esperimenti su carcerati, studenti e pazienti psichiatrici, reclutando prostitute per drogare clientela inconsapevole e infiltrando l’hippieverso per addormentare la grande contestazione con lsd, hashish ed eroina.
Sul finire della lunga epopea di MK-ULTRA, nei primi anni Settanta, la Dia aprì le porte dei cantieri del progetto Stargate a presunti possessori di poteri paranormali, come chiaroudenti, chiaroveggenti, telecineti, visualizzatori remoti e viaggiatori astrali, nel tentativo di costruire delle “armi psichiche”. Una storia troppo singolare per fuggire all’attenzione di Hollywood, che nel 2009 la trasformò in un blockbuster dalle tinte comiche: L’uomo che fissa le capre.
La love story degli Stati Uniti col paranormale, con la parapsicologia e con la fantasia non termina con la fine del Novecento. Nei primi anni Duemila, agli albori della Guerra al Terrore, la Cia investì nella produzione di action figure di Osama bin Loden inoculate di sostanze allucinogene. Obiettivo: spaventare a morte i bambini che le avessero avute tra le mani, confidando nello sviluppo di riflessi pavloviani di lunga durata per via dell’associazione di bin Laden con l’esperienza traumatica.
Armi psichiche, armi psicochimiche e bambolotti allucinogeni sono capitoli differenti di un corposo libro, made in USA, del quale hanno conoscenza soltanto addetti ai lavori e appassionati di argomenti di nicchia. È un libro a tratti comico, perché la storia della bomba gay è sicuramente fonte di ilarità, e a tratti drammatico, perché qualcuno è morto sull’altare di MK-ULTRA, che vale la pena di leggere. Perché se alcuni esperimenti sono falliti, altri hanno avuto successo.
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