A soli 37 anni, Kyrylo Budanov è uno degli uomini più potenti dell’Ucraina. Almeno da quando, nell’agosto del 2020, il presidente Zelensky l’ha messo alla testa della Direzione dell’intelligence del ministero della Difesa. Non parla molto, Budanov, ma quando lo fa dice sempre cose interessanti. Una delle sue ultime dichiarazioni è arrivata in risposta alla domanda su quale, tra gli ufficiali russi, ritenesse il più pericoloso per l’Ucraina. In modo piuttosto sorprendente, Budanov ha fatto il nome del generale Sergej Beseda: “Ci ha sempre dato problemi, resta una persona per noi difficile”.
Dove sta la sorpresa? Sergej Beseda, 69 anni, è dal 2009 capo del Quinto direttorato dell’FSB, specializzato in “operazioni di informazione e relazioni internazionali”, dopo una lunga carriera nei settori dell’analisi e della pianificazione strategica. Una mente, insomma, più che un braccio. Però nel marzo del 2022, ovvero ancora nel primo mese dell’invasione russa dell’Ucraina, sono arrivate da Mosca voci insistenti di un suo siluramento. Non solo: Beseda, dicevano quelle voci, sarebbe stato posto prima agli arresti domiciliari e poi addirittura trasferito nella prigione di Lefortovo. E con lui anche il suo vice, Anatolyj Bolyuk.
Secondo i rumours, avallati anche da veri e presunti esperti di cose russe, Beseda non solo avrebbe pagato le errate previsioni sulle capacità di resistenza delle forze armate ucraine ma sarebbe addirittura stato sospettato di essere una spia dell’Ucraina e dell’Occidente, una talpa che avrebbe fatto trapelare i piani di invasione predisposti dal Cremlino. Su di lui, quindi, si sarebbe abbattuta la vendetta di Vladimir Putin.
Molti di queste voci erano poi state ridimensionate o smentite dagli stessi media occidentali. E infine, nel maggio 2022, lo stesso Beseda era riapparso in un’occasione semi-ufficiale, il funerale del veterano dell’FSB Nikolaj Leonov, di cui aveva tenuto l’elogio funebre. Adesso, nelle parole del collega-nemico Budanov, Beseda risulta non solo ancora in carica ma attivo nelle operazioni in Ucraina. E’ lo stesso Budanov a dirlo, in un altro passo dell’intervista citata.
Mistero. Che forse mistero non è. Al netto degli scossoni che l’andamento dell’invasione ha di certo provocato nei ranghi politico-militari russi, basta liberarsi per un attimo della muffa informativa di questo periodo per notare che Putin è rimasto sostanzialmente fedele ai suoi apparati, alla sua verticale del potere. Non un solo ministro è stato cambiato. I vertici delle forze armate, dal ministro Shoigu al capo di stato maggiore Gerasimov, sono rimasti al loro posto, ed è stata proprio la “fedeltà” di Putin a provocare la tentata insurrezione di Evgenyj Prigozhin. I capi dei servizi segreti sono sempre Naryshkin (spionaggio estero) e Bortnikov (FSB). L’amministrazione presidenziale, a parte qualche figura secondaria, è la stessa di prima. Idem per il Consiglio di Sicurezza, dal 2008 presieduto da Nikolaj Patrushev. Ora arriva da Budanov la conferma che anche Beseda è al suo posto.
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