Hamas frena sugli ostaggi, Netanyahu non esclude l’intesa. Hezbollah spara su Israele
di ANSA (Massimo Lomonaco)
Il destino dei circa 240 ostaggi israeliani in mano ad Hamas a Gaza è sempre più in bilico.
La fazione islamica, ha annunciato un funzionario palestinese alla Reuters, ha sospeso le trattative con Israele mediate dal Qatar sul rilascio dei rapiti. Il motivo – mentre al nord di Israele la situazione con il Libano sta precipitando – è la battaglia che infuria nei dintorni dell’ospedale Shifa nel centro di Gaza City, stretto nella morsa dell’esercito israeliano a caccia dei miliziani e ormai al collasso. Che la trattativa esista è stato confermato dal consigliere della Sicurezza nazionale Usa Jake Sullivan.
“Ci sono negoziati in corso sugli ostaggi che vedono coinvolti gli israeliani, il Qatar e anche l’Egitto”, ha detto Sullivan dopo che la Nbc in giornata ha rilanciato indiscrezioni sulla possibile intesa per uno scambio di prigionieri: 80 tra donne e bambini israeliani in cambio di altrettanti detenuti palestinesi in Israele. Lo stesso Benyamin Netanyahu, prima della frenata di Hamas, aveva riferito che “potrebbe esserci” un accordo per liberare gli ostaggi, osservando che prima dell’inizio delle operazioni di terra a Gaza un’intesa del genere sarebbe stata impensabile. “Ma poi – ha aggiunto il premier alle televisioni americane – le cose sono cominciate a cambiare”. Anche il ministro della Difesa Yoav Gallant, parlando con le famiglie dei rapiti, ha detto che Israele è impegnato “a riportarli indietro in ogni modo possibile, sia attraverso attività operative sia negoziati”. Lo Stato ebraico non esclude dunque la trattativa ma resta convinto – come ha affermato Netanyahu – che l’unica strada sia la pressione militare su Hamas e le altre fazioni palestinesi della Striscia. Il nodo per i negoziati ora è appunto l’ospedale Shifa, sotto la cui struttura Israele ritiene – in base a testimonianze e indicazioni di intelligence – si nasconda il comando centrale di Hamas, compreso il grande capo della fazione Yahya Sinwar. Il viceministro della Sanità di Hamas, Youssef Abu Rich, ha affermato – senza tuttavia fornire prove – che un attacco israeliano avrebbe distrutto il reparto di malattie cardiache dell’ospedale. Israele ha respinto l’accusa ed ha mostrato invece un video nel quale i suoi soldati lasciano 300 litri di carburante davanti all’ingresso dell’ospedale. Che però, ha spiegato l’esercito, Hamas ha impedito ai dirigenti dell’ospedale di prendere.
Lo stesso Netanyahu in precedenza aveva rivelato che era stato offerto carburante allo Shifa, “ma loro lo hanno rifiutato”. Poi ha spiegato che “100 pazienti sono stati evacuati da lì, come abbiamo chiesto. Non c’è motivo che restino e vengano sfruttati da Hamas”. L’esercito, secondo il portavoce militare Avichai Adraee, ha predisposto un corridoio sicuro dall’ospedale per chi voglia raggiungere la Salah ad Din, l’arteria principale che taglia la Striscia, rimasta aperta di nuovo oggi per 7 ore per consentire l’evacuazione degli sfollati verso il sud di Gaza. Il direttore del nosocomio Mohammad Abu Salmiya, in un’intervista ad una radio, ha dichiarato che il personale medico e i pazienti sono pronti per un’immediata evacuazione se Israele lo consentirà. Ma del trasferimento dei neonati dall’ospedale di cui si è parlato sabato, oggi non si è saputo nulla. Nella Striscia peraltro l’unico ospedale funzionante nella parte nord rimarrebbe l’al Ahli – come dichiarato da uno dei suoi chirurghi – dopo che lo Shifa è stato dichiarato fuori uso dalle autorità di Hamas al pari dell’al Quds di Gaza City “per mancanza di carburante ed elettricità”, come riferito dalla Mezzaluna rossa palestinese.
Le truppe di terra israeliane intanto appaiono ormai avere il controllo completo della parte nord della Striscia e il capo di stato maggiore dell’esercito, Herzi Halevi, oggi ha sorvolato per la prima volta il territorio di Gaza. Mentre il presidente israeliano Isaac Herzog ha denunciato che sul corpo di un miliziano di Hamas – rinvenuto nella stanza da letto di un bambino in una casa civile, usata come base terroristica – è stata trovata una copia del famigerato ‘Mein Kampf’ di Hitler. “Questa – ha denunciato il capo dello Stato – è la guerra che stiamo combattendo”. La temuta apertura di un secondo fronte con il Libano sembra infine essere diventata una preoccupante realtà. Gli Hezbollah filo-iraniani oggi hanno rivendicato due distinti attacchi anche con missili anti tank in cui sono stati feriti 13 israeliani: 7 soldati e 6 civili impiegati della compagnia elettrica, uno di questi gravemente.
Le sirene di allarme hanno risuonato in quasi tutta la fascia di confine e l’esercito ha contato almeno 15 lanci da oltreconfine, di questi 4 intercettati. A rendere più cupo lo scenario è la notizia che circa 700 combattenti siriani, iracheni, libanesi e palestinesi filo-iraniani sarebbero stati dispiegati nelle ultime ore nella Siria sud-occidentale, a ridosso delle Alture del Golan contese con Israele. Il portavoce militare Richard Hecht, riferendosi al Libano, si è augurato che gli Hezbollah “non oltrepassino” il limite che Israele ritiene invalicabile. “Se sentirete che abbiamo attaccato Beirut, saprete che Nasrallah ha oltrepassato quella linea”, ha avvertito sabato il ministro della Difesa Gallant.
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