Famiglia, popolazione: l’ONU sta per ripetere errori di 50 anni fa
da STILUM CURIAE, Blog PAPI E DINTORNI (Marco Tosatti)
di Ettore Gotti Tedeschi
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, con il permesso dell’Autore, che ringraziamo di cuore, offriamo alla vostra attenzione questo articolo del prof. Ettore Gotti Tedeschi, apparso su La Verità. In abstract, e in integrale in calce. Buona lettura e condivisione.
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Il “capofamiglia” in evoluzione anche lui?
Famiglia, nascite ed educazione dei figli è un tema certamente chiave per i tempi attuali. Non è certo l’unico ma è probabilmente fra i più importanti su cui riflettere per intendere le prospettive della nostra civiltà occidentale in evoluzione drammaticamente preoccupante. Anche la figura del “capofamiglia” è in una fase evolutiva avanzata?
Nell’ansia di assicurare crescita del PIL, nelle economie occidentali, si formulano da tempo tante originali proposte. Diciamo che ci si spreme il cervello per generare idee innovative che accrescano il Pil stagnante in Occidente. Ma se manca la visione d’insieme e ci si limita a elaborare idee da algoritmo, si rischia di ideare utopie. Ed essendo stati spettatori di reset utopistici che non hanno investigato le cause dei problemi ma solo operato sugli effetti (con insuccessi clamorosi), negli ultimi decenni, potremmo anche doverci preoccupare ed invitare a prudenza maggiore nel concepirli e imporli. Ma per riuscirci si dovrebbe tornare a studiare Aristotele e san Tommaso d’Aquino…
Leggendo da decenni documenti ufficiali ONU su popolazione e nascite son sempre più stupito di come venga trattato il valore della vita umana. L’ultimo documento che ho letto (“State of the world population “UNFPA- Onu, novembre 2023) mi ha imposto di pormi la domanda se siamo troppi o troppo pochi (!), senza cercare di capire “dove e perché”, manco fossimo cavallette o topi. Così la naturale domanda successiva è stata: perché ci si preoccupa? Forse solo perché troppa popolazione danneggia il pianeta? Ancora oggi dopo 50anni non si vuole capire che il pianeta è stato danneggiato dalla negazione di leggi naturali (ormai ignorate persino di chi dovrebbe difenderle), cioè dal crollo della popolazione solo in occidente che ha generato iperconsumi (per compensare il crollo PIL) e delocalizzazione low cost in Asia per far consumare di più l’Occidente. E iperconsumi in Occidente con produzione low cost in altri Paesi ha generato il problema ambientale. Ma per carità! guai a dirlo.
Ma in più il crollo nascite in Occidente ha anche prodotto il collasso della stessa Civiltà Occidentale, che oggi viene di fatto trasformata, nella definizione, in “sostenibile e inclusiva” (cioè grazie a transizione energetica e digitale).
Di fatto la civiltà auspicata pretende esseri umani che digitalmente producano, digitalmente consumino, paghino le tasse (per mantenere una burocrazia che si impone), ma non inquinino.
Come ci si riuscirà? Il documento lascia intendere che ci sono più ipotesi nel menù: “gender equality and vasectomy as empowering act of love” (“uguaglianza di genere e vasectomia come atto di amore potenziante “) …Signori stiamo ricadendo nello stessa serie di errori fatti negli ultimi 50 anni. Per correggere il ciclo economico ed illudersi di far crescere (a breve) il Pil si commettono errori strutturali non rimediabili.
Son decenni che auspichiamo che ci si riferisca alle cause dei problemi e non solo agli effetti. Oggi si spiega che 8 Mld di popolazione hanno causato impatto climatico, instabilità economica, fame, povertà, insicurezza… No! tutto ciò è conseguenza del fatto che 50anni fa eravamo 4 Mld di cui 1Mld in Occidente e 3 Mld nel resto del mondo, ed oggi siamo 8 Mld, ma sempre (circa) 1 Mld in Occidente e 7 Mld nel resto del mondo.
Questo ha originato tutti, dico tutti, i problemi citati. Quali soluzioni propongono i nostri grandi esperti, oltre la vasectomia? Il Rapporto Onu citato annuncia che senza eguaglianza gender non c’è progresso (“Without gender equality there is no progress”. Capitolo 5, pag 145). Avrei facilmente capito che senza uguaglianza di gender non ci sarebbero libertà e diritti, ma perché progresso? Così lo spiega il Report citato: “L’obiettivo di resilienza (resilienza significa capacità di fronteggiare una crisi) non può esser raggiunto senza uguaglianza di gender”.
Una recente ricerca (Silva e Klasen, 2021) ritiene di dimostrare che la ineguaglianza di gender è barriera a LungoTermine alla crescita economica perché la non parità nella partecipazione alle attività lavorative genera minor produttività. E’ quanto sottintende che dovrebbe lasciare perplessi. Da molti anni, in Usa soprattutto, si sostiene che per crescere il PIL devono lavorare più donne. Il fondamento sta nel supporre che se le femmine fossero (per esempio paradossale) la metà della popolazione, ma lavorassero solo i maschi, se andassero a lavorare anche tutte loro il Pil raddoppierebbe, si risolverebbero tutti i problemi e saremmo tutti ricchi e felici. Ma questa ipotesi si fonda sull’assunto che esista una domanda di lavoro che soddisfi il raddoppio dell’offerta di lavoro. Perché se cresce solo l’offerta, a parità di domanda, l’effetto prevedibile sarà la concorrenza nell’offerta, decrescita compensi, rischio di disoccupazione, crisi economica. Altro che soluzione alla crescita del Pil.
In più non essendovi dubbio che il talento femminile è molto spesso e in moltissimi campi superiore a quello maschile, potremmo persino prevedere l’effetto “sostituzione” professionale e conseguente sostituzione del ruolo di capofamiglia. Il caso Francia è emblematico. La Francia è il paese nella UE con il maggior tasso di fertilità (1.8 figli a coppia verso 1.5 media europea e poco più di 1.2 in Italia -Fonte World bank 2121). E la Francia ha il più alto tasso di donne che lavorano, per cui discende la conclusione che nei paesi dove la donna lavora si fanno più figli e si ha crescita Pil. Anche se la domanda aperta è: chi alleva, educa e forma i figli?. Che i maschietti si preparino …
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