Euro digitale e moneta virtuale
di TELEBORSA (Guido Salerno Aletta)
Tre sfide per la BCE: Pagamenti elettronici, Intermediari non bancari e Criptovalute
Tutte le Banche Centrali stanno correndo ai ripari: il sistema dei pagamenti elettronici ha dato la possibilità ad una molteplicità di soggetti nuovi, non bancari, di tenere in gestione la moneta. Sono soggetti che non si occupano solo di fungere da intermediari, per effettuare le transazioni sulle piattaforme di commercio elettronico, prelevando le somme da un conto per versarle su un altro conto, ma che offrono sempre più spesso anche dilazioni di pagamento sugli acquisti: qualcosa di molto simile alla concessione del credito al consumo, una attività appositamente disciplinata. Ed ancora, per poter concedere le dilazioni di pagamento, questi soggetti devono contare o su risorse proprie o su accordi stipulati con terzi che garantiscano a loro volta.
Non solo, alcune piattaforme informatiche raccolgono depositi remunerandoli lautamente, spiazzando le banche. Il sistema dei pagamenti elettronici ha creato un mercato nuovo, parallelo a quello bancario, che gestisce somme enormi.
Storicamente, è sempre stato costoso e spesso anche pericoloso pagare in contanti, usando le monete che una volta erano d’oro o d’argento oppure le banconote, per regolare le compravendite e tutti gli altri contratti per importi rilevanti e soprattutto tra soggetti che risiedono in luoghi distanti tra loro. Un problema vecchio di secoli, risolto con le lettere di cambio e con le cambiali tratte: tutto però veniva intermediato dai Banchieri e dai Cambiavalute, che detenevano effettivamente l’oro, le monete e le banconote. Mettevano queste risorse a disposizione dei clienti, compensando le diverse operazioni in una apposita “stanza” e saldando a periodi fissi le differenze tra il dare e l’avere.
La Banca di deposito è un’istituzione recente, del tardo Ottocento, che nasce con la finalità di rendere disponibile il risparmio popolare, monete e banconote, che veniva tesaurizzato nascondendolo in casa. Erano risorse liquide che potevano essere messe a disposizione di chi ne aveva bisogno, concesse a credito con il pagamento di interessi da una parte e remunerando i depositanti dall’altra. Nasce così la moneta bancaria: ogni deposito di moneta e di banconote determina la disponibilità per erogare credito, che a sua volta determina un nuovo deposito. Poiché il primo depositante ha la garanzia da parte della propria banca di poterlo ritirare “a vista”, così come il secondo può disporre liberamente delle risorse concessegli a credito, la moneta in circolazione si virtualizza, moltiplicandosi.
Il sistema dei pagamenti si era già andato demonetizzando per mezzo degli assegni, anche questi gestiti dalle banche.
Anche in questa maniera, con lo sviluppo delle carte di credito, si è creata nuova moneta: un soggetto terzo, non bancario, affida una serie di clienti che possono così pagare merci o servizi utilizzando questa credenziale. I venditori si fidano dell’emittente della carta, che da una parte accredita loro le somme della transazione trattenendo una percentuale, e dall’altra parte addebita integralmente la somma pattuita dal compratore a data fissa, posticipata, una volta al mese. L’accredito e l’addebito, si riferiscono anche in questi casi ai conti di deposito bancario del venditore e del compratore, ma lo sfasamento temporale tra le due operazioni determina la creazione di nuova moneta.
La moltiplicazione dei pagamenti elettronici ha cambiato ancora la natura stessa dei depositi bancari, che non corrispondono più ad un risparmio: i conti correnti “a vista” sono uno strumento finalizzato alla gestione dei pagamenti correnti. Le carte di debito emesse direttamente dalle banche hanno fatto evolvere ulteriormente il sistema dei pagamenti: il cliente può pagare una transazione sulla base della disponibilità dei fondi che ha depositato in banca, ma le transazioni elettroniche istantanee rappresentano un’eccezione, visto che in genere mentre l’addebito su un conto è immediato l’accredito è comunque differito. Per i pagamenti con POS o sulle piattaforme di e-commerce, si tratta di almeno un paio di giorni.
C’è di più: mentre le banche si cautelano sempre di più in relazione al ritiro dai conti correnti di rilevanti somme in contanti, non possono invece rifiutarsi di procedere al pagamento o al bonifico a terzi di somme importanti, purché il conto sia “a vista” e presenti la occorrente capienza. Il Bank run, il ritiro dei depositi non si farà più mettendosi in fila allo sportello per ritirare i contanti, ma svuotando i conti correnti attraverso bonifici e pagamenti elettronici.
Con grande cautela, la Bce è comunque determinata ad emettere un “euro digitale”: se le banconote che emette e le monete che vengono coniate dagli Stati nei limiti da lei stessa stabiliti non sono più da tempo lo strumento principale per i pagamenti, anche la stessa moneta scritturale che emette prestandola a tempo al sistema bancario le sta sfuggendo di mano per via della progressiva digitalizzazione delle transazioni. Ad un conto espresso in euro non corrisponde più né un deposito in contanti, di monete o di banconote, né tanto meno una “moneta bancaria” creata con la erogazione del credito: è moneta elettronica transazionale.
L’idea della Bce è quello di procedere alla creazione di portafogli, detti wallet, di “euro digitali”, inizialmente per importi limitati, da detenere e da poter utilizzare in parallelo alle altre disponibilità in euro sui medesimi conti bancari: in pratica, così come oggi si ha la disponibilità di tenere in tasca banconote o monete che sono “autentiche” in quanto emesse direttamente dalla Bce o dagli Stati sotto il suo controllo, si potrà avere anche una disponibilità parallela di “moneta digitale autentica” sul proprio conto.
Le CBDC, acronimo di Central Bank Digital Cunrrency, rappresentano un modo per “entrare nel mondo delle transazioni digitali” che sta sfuggendo di mano sia alle Banche centrali che al sistema bancario che a queste fa riferimento.
Il tema delle criptovalute, emesse in quantità limitata per via del loro costo di “estrazione e gestione” è troppo importante per essere trascurato.
Forse anche l'”euro digitale” avrà in futuro un suo valore specifico e preferenziale in quanto emesso e soprattutto gestito direttamente dalla Bce, e dunque con maggiori garanzie: un futuro tutto da scoprire.
Fonte: https://www.teleborsa.it/Editoriali/2023/12/05/euro-digitale-e-moneta-virtuale-1.html
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