Gestione pandemica: due inchieste quasi “omologate” per archiviare
da QUOTIDIANO WEB (Andrea Caldart)
Fa un po’ riflettere il perché la magistratura stia spingendo l’acceleratore sull’archiviazione delle due inchieste che riguardano l’ex ministro della Salute Roberto Speranza posto che, se la verità che ha raccontato è tutta onesta, a maggior ragione sarebbe utile portare alla luce l’evidenza del suo buon operato.
Ma nella prima inchiesta, quella che lo riguarda assieme all’ex direttore generale di AIFA Magrini, ci sono alcuni elementi che andrebbero chiariti meglio, come ad esempio capire se, il governo Draghi nell’aver obbligato a vaccinarsi gli over 50 guariti dal Covid-19, ignorò deliberatamente i rischi ai quali andavano incontro i soggetti inoculati, perché più di qualche perplessità stanno emergendo attraverso le pubblicazioni di numerosi studi scientifici.
Mentre nella seconda, quella che è seguita dall’Avv.to Consuelo Locati in rappresentanza delle famiglie delle 630 vittime della bergamasca, per il fatto che non fosse stato aggiornato il Piano Pandemico, tale aggiornamento viene considerato dalla Procura di Roma come una semplice misura non obbligatoria, e questo potrebbe far affossare il reato d’omissione d’atti d’ufficio.
Con decine e decine di miglia di morti e centinaia di migliaia di nostri concittadini danneggiati da vaccino, non è una bella immagine vedere la Magistratura ricorrere allo strumento dell’archiviazione, proprio sulla ricerca della verità di alcuni atti decretati dai governi Conte e Draghi.
Con questo cercare di dribblare alle istanze dei cittadini, si corre il rischio di far passare il messaggio che a prevalere sia il principio di “non correlazione”, rispetto al principio costituzionale di libertà.
In un Paese che si dice democratico, la Magistratura deve garantire lo stato di diritto, la verità e la conoscenza dei fatti, assicurando e tutelando ogni parte, quale arbitro unico indipendente della realtà dei fatti.
A questo proposito vengono in mente le parole del Procuratore capo di Bergamo Dott. Antonio Chiappani: “Ci sono molte difficoltà tecniche ma il mio obbiettivo è che la gente sappia quello che è successo”
E il punto è proprio questo, sapere cosa è avvenuto e perché le morti improvvise non terminano e i danneggiati continuano ad aumentare esponenzialmente.
Ma interessante sarebbe anche sapere perché si promulgano circolari ministeriali su di un’emergenza che non c’è più, quasi si voglia riproporre quel blackout governativo che ha lasciato morire in quelle bare di Bergamo delle persone sole, accudite da solo un sacco di plastica, ed oggi continuare a lasciare la discrezionalità alle direzioni sanitarie, di limitare il diritto alle cure.
E ancora oggi perché non chiarire la decisione su quell’obbligo vaccinale che colpiva dai cinquantenni in su senza far conoscere i rischi e senza un consenso informato, istanze alle quali ancora nessuno ha dato una risposta, per non parlare poi di quelle misure illogiche dei lockdown, che non hanno fermato il diffondersi del virus e dei contagi tra vaccinati, e diciamolo anche tra gli irriducibili del “vaccino” tridosati o quadridosati.
L’omologazione portata avanti in queste due inchieste sembra quasi voler fissare dei limiti nella ricerca della verità, al contrario invece di quello che si aspettano i cittadini dai magistrati che hanno gli strumenti per riportare questo nostro Paese alla vera realtà.
La percezione che si ha è quella di uno Stato che con le sue istituzioni, versa nella più ampia devastazione morale, il quale ha agito e agisce incurante delle sofferenze che provoca nella società civile, ma che può essere corretta solo dall’agire indipendente della Magistratura, per ridare fiducia a quel piccolo barlume di speranza che è rimasto nell’anima degli italiani che per ora, si sentono ancora una comunità, un popolo.
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