Il Texas ha sempre costituito un caso particolare negli USA
di GABRIELE GERMANI (Pagina FB)
In questi giorni in Texas si sta disputando l’ennesima polemica tra il governo centrale degli USA e lo Stato e quindi tra Repubblicani e Democratici.
In giro si leggono molte analisi, già da tempo, di un possibile collasso degli USA; penso che anche per capire queste dinamiche interne alla potenza egemone, dobbiamo ricorrere alla teoria del sistema-mondo e alla sua suddivisione in centro-periferia del sistema economico e politico.
Il Texas ha sempre costituito un caso particolare negli USA, partito come territorio messicano, annesso agli USA e causa immediata di un conflitto col Messico che ha portato gli Stati Uniti a prendere quello che all’epoca era un’enorme scatolone di sabbia: il Sud-Ovest. Non solo, lo Stato fu anche teatro della guerra civile e contribuì attivamente a far saltare l’equilibrio tra Stati schiavisti e non.
Quindi di base parliamo di un territorio da sempre riottoso rispetto all’autorità centrale.
Va poi approfondita la questione rapporto tra Texas e “centro”. A partire dagli anni ’60-’70, gli USA hanno visto lentamente spostarsi il baricentro interno dal Nord-Est al Sud-Ovest (California e rivoluzione informatica). La possiamo considerare la conseguenza finale della corsa verso il West o se preferite un riadattamento alla crescita economica asiatica e al declino europeo, per la prima volta nella storia dell’umanità, il Pacifico assumeva un potenziale centrale come via di comunicazione.
Negli ultimi anni, il Texas grazie a tasse basse e scarso costo dell’energia ha però drenato imprese e quindi posti di lavoro e investimenti alla California. Il covid in questo senso è stato il colpo di grazie, lo spostamento di molti posti di lavoro in remoto, ha spinto molti tecnici a spostarsi nello Stato della stella solitaria, più economico e anche con un prezzo più basso di terre e immobili. Partiva quindi un’ennesima competizione interna agli USA, in cui per giunta la California rappresenta un po’ una sorta di Eden Dem.
La crisi all’interno dell’ordine occidentale, accentuata dal 2014, ha spinto a una competizione intra-occidentale (vedi quanto accade tra USA-UE; paesi UE tra loro; persino Stati USA tra loro).
Questo si associa al generale declino della “verità” in Occidente, l’opinione pubblica si fida molto meno delle classe dirigente.
Questo però non deve spingerci a pensare a un rapido declino degli USA. Il paese ha tenuto durante enormi scioperi sindacali e proteste di massa negli anni ’20-’30, ha dovuto combattere la mafia (la nostra), ha visto un enorme movimento contro il conflitto in Vietnam e un Presidente costretto a dimettersi dopo aver sganciato il dollaro dall’oro, ma è sempre sopravvissuto.
Ieri i dati sul PIL USA erano super-incoraggianti, la storia è un fenomeno dialettico, se possiamo riconoscere già ora segni di declino nel sistema-USA, non possiamo anticipare un tracollo.
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