Il “regalo” di fine anno cioè quello di prorogare l’uso di mascherine e tamponi negli ospedali, hospice, residenze per anziani, etc., non poteva mancare da parte del Ministro Schillaci, prolungando così al 30 giugno 2024 una prevenzione emergenziale non ben definita, lasciata nella discrezionalità delle direzioni sanitarie, dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta, per l’imposizione della mascherine, mentre alle Autorità Regionali o ai Direttori sanitari, per l’obbligo dei tamponi per l’accesso ai Pronto Soccorsi.
Abbiamo spesso documentato come questa “discrezionalità” sia divenuta purtroppo condizione per accedere alle strutture sanitarie e, quindi, alle cure stesse, con casi di negazione di prestazioni sanitarie a chi non si fosse sottoposto ai diktat del burocrate di turno.
Una normativa che ha creato una disomogeneità inconcepibile tra le varie strutture sanitarie del Paese a parità di condizioni, in virtù della moltitudine di soggetti a cui è stata demandata la discrezionalità di valutare i requisiti per imporre mascherine o tamponi per poter accedere alle dette prestazioni sanitarie; ciò, in evidente spregio alla equità, di quello che dovrebbe essere un diritto sacrosanto ed inviolabile alla portata di tutti i cittadini: il diritto a farsi curare.
Una vera e propria prosecuzione delle illogicità incostituzionali di questi ultimi quasi 4 anni, nei quali abbiamo visto una scienza ed una sanità probabilmente finita in mani sbagliate, usata per distruggere la libertà dell’uomo più che per aiutare a migliorarne la vita.
E ancor oggi il ministro Schillaci insiste con gli stessi strumenti prorogando, in maniera apparentemente inspiegabile, la propria precedente Ordinanza del 28 Aprile 2023 fino al 30.06.2024, con una ulteriore ordinanza datata 27 Dicembre dello stesso anno.
Ali tuttavia non ci sta. La nota Associazione di avvocati dopo aver già impugnato la prima Ordinanza di Schillaci comunica di aver impugnato anche la proroga della stessa con l’opera fattiva dei due avvocati dell’Associazione Emilio De Stefano ed Antonio Verdone.
Inoltre, pubblica nel suo canale Telegram il “Report esteso ISS- Sorveglianza COVID-19 sotto riportato che ha depositato al TAR LAZIO nel giudizio N. 9326/23, relativo alla impugnazione della prima ordinanza poi prorogata.
Il grafico ricostruisce esattamente la situazione epidemiologica in quelle date, dove si può notare che, non c’è nessuna emergenza tale da “imporre” misure di prevenzione.
Abbiamo raggiunto il Presidente di ALI l’Avv.to Angelo Di Lorenzo che ci ha rilasciato questa dichiarazione: “L’Ordinanza del 28.4.2023 e stata adottata dal Ministro della salute abusando del potere conferito dalla legge, che gli consente l’esercizio del potere di Ordinanza solo ed esclusivamente in casi eccezionali di necessità ed urgenza e, comunque, sempre nel rispetto della delega ricevuta e della legislazione vigente.
Nulla di tutto ciò è avvenuto, poiché il ministro ha abusato dei poteri in una condizione di normalità sanitaria e ha imposto trattamenti sanitari e prestazioni personali contro la riserva costituzionale di Legge (artt.32 e 23 Cost.).
Solo la legge (quella adottata dal Parlamento) infatti ha una simile prerogativa, e se la Legge ha ritenuto espressamente di escludere tali misure un motivo ci sarà stato, ma di certo il Ministro non può sostituirsi ad essa usurpando competenze del Parlamento ed avocando poteri emergenziali senza motivo e, per di più, delegando a terzi la facoltà di decidere se e dove imporre ai cittadini gli obblighi da lui imposti ex novo.
L’ordinanza perciò è radicalmente nulla, abnorme e illegittima, e noi di Avvocati Liberi l’abbiamo impugnata.
Il Ministero si difende con le stesse tecniche utilizzate in pandemia, quando gli è stato concesso di fare di tutto, senza averne i poteri, senza presupposti, senza controlli e senza responsabilità, perché in un paese civile un Ministro che violenta in questo modo i diritti fondamentali delle persone dovrebbe dimettersi all’istante: invece no, addirittura si proroga impunemente l’ordinanza, nonostante sia ancor più evidente l’assenza di qualsiasi presupposto di fatto o di diritto per farlo.
Paradossale che il Ministero si difenda dicendo che noi di ALI non avremmo più interesse ad agire perché l’ordinanza sarebbe cessata al 31.12.2023 dopo averla prorogata al 30.6.2024, ma tanto noi abbiamo impugnato pure quest’ultima.
Ultima annotazione. Seppure in giro per l’Italia assistiamo continuamente a casi in cui le strutture sanitarie impediscano l’accesso o addirittura i servizi o le operazioni a chi disobbedisca agli ordini dei rispettivi direttori sanitari adottati sulla base dell’ordinanza ministeriale in questione, la difesa del Ministro afferma in giudizio che le indicazioni in essa contenute sarebbero “raccomandazioni”, in pratica il Ministro della Salute raccomanda ai privati di imporre l’uso delle mascherine o l’effettuazione dei tamponi diagnostici per l’accesso alle strutture sanitarie o per essere operati.
Chiunque comprende che tutto ciò non si può fare, e chi lo fa commette reato di violenza privata.
C’è da augurarsi davvero che la magistratura intervenga a interrompere immediatamente gli abusi del potere politico, perché i cittadini sono stanchi di essere violentati per godere di diritti civili, fondamentali e inviolabili, che sono naturali e non devono essere riconosciuti dal Ministro della salute, che forse crede di avere il dominio dei corpi dei cittadini, al pari dello ius primae noctis del signorotto medioevale di turno che fa e disfa a proprio piacimento, tanto nessuno gli dice nulla.
Ma stavolta la popolazione non ha più paura, non crede più alla falsa scienza istituzionale e non starà lì a subire la qualunque.
Speriamo il tribunale rimetta ognuno al proprio posto, altrimenti si corre il rischio dell’apertura di un altro fronte di protesta che sicuramente non farà bene a un contesto sociale ed economico già troppo martoriato”.
E bisogna anche ricordare che fu la stessa OMS a dichiarare che la “pandemia” era finita in data 05 maggio 2023, e allora perché questa insistenza di Schillaci?
Da qui l’impegno di ALI per impugnare anche questa nuova proroga, contro quello che ormai è, sempre più purtroppo, divenuta, in virtù dell’uso distorto fatto dai molteplici burocrati delegati dal Ministro, una vera e propria condizione per l’accesso alle cure, trasformando sempre più quest’ultimo da diritto inviolabile tutelato costituzionalmente ad una concessione, ad una imposizione discrezionale del boss sanitario di turno di indossare un bavaglio e respirare aria asfittica – magari per ore – nonostante ormai numerosi studi dicano che esso non serva ad impedire il contagio dal virus Sars – Cov- 2 (il virus sarebbe troppo piccolo per essere fermato dalle mascherine sino alla FPP2), oppure a subire trattamenti sanitari intrusivi ed a volte anche dolorosi come i tamponi.
E ciò (con sicura gratitudine delle case farmaceutiche produttrici di mascherine e tamponi) in virtù di un mero provvedimento amministrativo nonostante la riserva costituzionale di legge in materia, e, soprattutto, evidenzia ALI, anche senza la urgenza e la contingibilità che dovrebbe comunque caratterizzare questi tipi di provvedimenti del Ministro della Salute.
ALI nel suo post ha lanciato un vero e proprio guanto di sfida, in difesa della persona umana e della sua dignità, all’arroganza ormai arida e senza anima dello Stato.
Quanti diritti ancora dovremmo vedere violati prima di capire che queste non sono né norme, né leggi, ma sono solo azioni arbitrarie di tecno-politici?
Continuare a non voler valutare la gravità di decisioni prese in assoluta assenza di emergenza, corrisponde solo ad acconsentire al governo di turno, di toglierci ogni nostro diritto.
Dobbiamo difenderci da quel senso di sudditanza che ci ha pervaso l’esistenza, inculcato da una narrazione in cui la sola logica risolutiva, è una frenetica corsa ad una “seducente” democrazia che sovrasta e annienta le nostre libertà individuali.
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