La classe “dirigente” italiana alla tavola del ricco epulone d’oltreoceano
DA LA FIONDA (Di Ennio Bordato)
Gli ultimi dati del primo trimestre 2024 attestano una straordinaria crescita del PIL della Russia al 5,4% (Rosstat). L’Europa e l’Occidente stanno cercando di trovare una risposta alla domanda: come mai l’economia russa sta crescendo al contrario di loro?
La Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale hanno nuovamente alzato le stime sulla crescita economica della Russia. Come si spiega che le sanzioni non solo non hanno portato al crollo previsto, ma che l’economia russa cresce più velocemente di quella europea?
La prima e più importante conclusione: il fatto che l’economia russa sia sopravvissuta è un miracolo per gli economisti di casa nostra. Nessuno si aspettava una cosa del genere. Nessuno aveva previsto niente di simile a quello che è successo. Ricordate Draghi …?
Qualcuno si è opposto pubblicamente quando la Presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen aveva “visto” che l’economia russa stava già “cadendo a pezzi”? Qualcuno degli espertoni ha avvertito che una tale orgia di sanzioni avrebbe potuto essere assolutamente inutile? No, gli esperti si sono superati l’un l’altro nello stimare di quanti punti percentuali sarebbe crollato il prodotto nazionale lordo della Russia. Una gara a ridurre il numero di mesi nei quali la Russia sarebbe stata in grado di sostenere i costi della guerra. Gli economisti borghesi hanno commesso un enorme errore – e non è la prima volta – quando si tratta di stime fondamentali sullo sviluppo economico … Gli economisti borghesi hanno i loro modelli e le loro teorie e credono di capire il capitalismo perché conoscono queste teorie. Ma il funzionamento di questo sistema economico è rimasto per loro un libro chiuso. I fondamenti delle loro teorie non corrispondono alla realtà. Non sorprende quindi che anche le loro previsioni sul crollo dell’economia russa siano fallite.
La seconda conclusione: l’economia russa è sopravvissuta solo passando dal civile al militare è un mito.
Andate buche tutte le precedenti teorie si è iniziato a spiegare che i risultati positivi arrivavano dal trasferimento dell’economia russa civile in un’economia militare. Ma questo non spiega nulla. Prima della guerra l’Occidente aveva già i bilanci della difesa molto più alti, diverse volte superiori a quelli della Russia ed ora li ha gonfiati ancora di più. Ma è comunque il sistema economico europeo che sta appassendo, a differenza di quello russo. In Occidente i debiti aumentano, mentre la Russia ha ripagato tutti i suoi debiti esteri nonostante le sanzioni ed il peso della guerra. Accecati dalle loro teorie, gli economisti borghesi non riescono a riconoscere le semplici verità della realtà. Gli eventi ed i fenomeni dell’economia globale sono troppo diversi per fare previsioni a lungo termine. Nuove invenzioni, tecnologie appena sviluppate, giacimenti appena scoperti o conflitti scoppiati di recente producono effetti non prevedibili sullo sviluppo.
Gli economisti occidentali non hanno tenuto conto del fatto che la Russia non è l’URSS. Accecati da questa immagine ideologica pensavano di poter mettere in grave crisi la Russia agendo sul blocco delle esportazioni di materie prime ed energia.
Ma l’URSS non c’è più da trent’anni e la Russia ha gettato le basi per un’economia efficiente e di mercato, con “caratteristiche russe” ovviamente.
Con l’introduzione delle sanzioni, orrore, l’economia russa ha ripreso a respirare e a svilupparsi, prima padroneggiando le nicchie libere del proprio mercato ed ora “prendendo il volo” nei mercati dei Paesi vicini, soprattutto dello spazio post-sovietico. È stato l’Occidente, con le sue mani, che ha dato all’economia russa la possibilità di risollevarsi e svilupparsi.
Non solo, ma le entrate derivanti dall’esportazione di materie prime non sono state utilizzate come avvenuto storicamente per acquistare beni e servizi all’estero. Al contrario, questo business è diventato più redditizio, perché ha anche dato alle aziende russe la possibilità di produrre a livello infrastrutturale i propri pezzi di ricambio, pompe, tubi, fornendo essi stessi servizi per il petrolio e il gas.
Un altro errore della “superiorità” dell’Occidente: le sanzioni non hanno colpito solo le esportazioni russe, ma hanno soprattutto chiuso alle aziende occidentali la possibilità di continuare a fare affari in e con la Russia. Ora le aziende russe, grazie a questo, sono in grado di penetrare nei mercati precedentemente dominati dalle aziende occidentali. Questo spostamento del mercato è stato possibile perché il sistema finanziario russo disponeva di capitali sufficienti per sostenere le proprie aziende con prestiti per espandere la loro capacità produttiva. Il capitale che mancava all’Unione Sovietica per il suo sviluppo è ora disponibile in Russia.
Altro punto a favore è rappresentato dal fatto che le aziende occidentali se ne siano andate, “sbattendo la porta” ma gli impianti di produzione e i lavoratori russi qualificati sono rimasti.
Alla base di tutti questi drammatici errori vi è come sempre l’arroganza intrinseca dell’Occidente. Ancora non ci si rende conto perché, nella cultura occidentale, si sottovaluta sempre l’importanza dei lavoratori nella produzione. In Occidente si tiene conto solo degli imprenditori. Ma i russi, che hanno livelli di istruzione e competenze molto elevati, non hanno necessariamente bisogno degli imprenditori occidentali per la produzione. Possono produrre da soli perché hanno tutte le competenze necessarie.
La Russia impara velocemente dalle situazioni in cui si trova e sebbene le sanzioni abbiano rappresentato uno shock per l’economia russa nei primi mesi dell’Operazione Militare Speciale il Paese si è subito ripreso. L’abbandono, anzi la fuga poco dignitosa delle aziende occidentali ha fatto si che i profitti di queste aziende ora in mano russa, rimangono nel paese e non tornino in Occidente. Questo rafforza la forza finanziaria del Paese.
Anche in quei settori tradizionalmente di scarso successo, come l’industria automobilistica, la Russia non è passata alle biciclette o non ha iniziato a guidare su vecchie auto, rattoppando quelle usate come a Cuba. I cinesi hanno immediatamente riempito le nicchie lasciate libere.
Per l’industria cinese, in particolare per i produttori di automobili, la partenza delle aziende occidentali è stata come una vincita alla lotteria. Senza doversi impegnare in una costosa competizione, le case automobilistiche cinesi sono state in grado di conquistare quote di mercato e, in alcuni casi, anche capacità produttive che le case automobilistiche occidentali avevano ceduto senza combattere. I cinesi si sono trovati in un vuoto di mercato che ha inghiottito tutti i loro prodotti.
Laddove il know-how ed i capitali occidentali hanno lasciato la Russia, la Cina è intervenuta con le sue conoscenze, la sua produzione industriale e i suoi capitali
Ciò che manca alla Cina in termini di materie prime, lo possiede la Russia che utilizza le entrate derivanti dalle esportazioni di materie prime per pagare le importazioni dalla Cina. A differenza degli equilibri tra Cina e Occidente, i loro rapporti sono ampiamente bilanciati. Di conseguenza il commercio e lo sviluppo sono fiorenti. Ed i dati dell’interscambio lo confermano ampiamente.
Questa lezione di politica economia dovrebbe far riflettere tutti. Ma, si sa, l’Occidente ammalato del dogma dell’infallibilità, continuerà, “orgogliosamente”, sulla strada dell’impoverimento e dell’emarginazione dai centri decisionali del mondo.
E recuperare questa immensa, tragica sequela di errori, non sarà possibile per lunghi anni.
6 milioni di italiani vivono oggi in povertà assoluta. Non per colpa di nessun “cattivo”, solo ed unicamente per l’immensa responsabilità della cosiddetta “classe dirigente” italiana, da decenni impegnata a rubarsi l’un l’altro gli avanzi della tavola del Ricco Epulone d’oltreoceano. Sinora in pace, domani in guerra. Guerra che perderà ancora una volta, come storica nostra abitudine. E non ci sarà alcuna possibilità di fare un secondo 8 settembre per allearsi con la Russia ….
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