Elezioni in Venezuela: vince Maduro, l’opposizione filo-americana denuncia brogli
da L’INDIPENDENTE ONLINE (Dario Lucisano)
Si è chiusa con non poche polemiche l’ultima tornata elettorale in Venezuela, dove i cittadini sono stati chiamati alle urne per rinnovare la presidenza del Paese. Secondo i dati ufficiali, a trionfare sarebbe stato il Presidente uscente di stampo chavista Nicolás Maduro, ma le opposizioni si sono già scagliate contro il risultato denunciando brogli e affermando di avere sconfitto il candidato alle urne: «non solo lo [ndr. Maduro] abbiamo sconfitto politicamente, moralmente e spiritualmente; oggi lo abbiamo sconfitto con i voti in tutto il Venezuela», ha dichiarato María Corina Machado, leader dell’opposizione. Secondo gli anti-chavisti, infatti, il candidato della piattaforma d’opposizione Edmundo González Urrutia avrebbe ottenuto circa il 70% delle preferenze, spazzando via la concorrenza del Partito Socialista Unito del Venezuela (PSUV) di Maduro. A dare manforte alle dichiarazioni dell’opposizione, sono arrivati USA, Italia, e vari Paesi dell’America del Sud, mentre a riconoscere la vittoria di Maduro, tra i tanti, sono stati Cina, Iran, e Russia. I 1.300 osservatori nazionali e internazionali, invece, non paiono ancora avere espresso la loro opinione in materia di trasparenza.
Le elezioni in Venezuela si sono tenute domenica 28 luglio, in occasione del settantesimo anniversario dalla nascita di Hugo Chávez, l’ex Presidente socialista del Venezuela che ha dato avvio a quella forma di politica nota come chavismo. I primi risultati sono stati annunciati dal Presidente del Consiglio Elettorale Nazionale Elvis Amoroso durante le prime ore di lunedì 29. Secondo i dati del CNE, il Presidente uscente Maduro avrebbe preso il 51,2% dei voti (pari a 5,15 milioni di voti circa), mentre il leader dell’opposizione Gonzalez si sarebbe fermato al 44,02% (corrispondenti a poco meno di 4,5 milioni). Le opposizioni, tuttavia, hanno già annunciato di non riconoscere il risultato ufficiale, e sostengono di avere vinto le elezioni. Nonostante non sia ancora chiaro in quali modalità il fronte anti-chavista intenda contestare i presunti brogli, è certo che per ora abbia chiesto un conteggio trasparente e manuale dei voti. La leader dell’opposizione Machado ha inoltre proclamato Gonzalez nuovo presidente del Venezuela. A disconoscere apertamente i risultati anche i Governi di Argentina, Chile, Costa Rica, Guatemala, e Perù; a manifestare dubbi sono invece il Segretario di Stato USA Antony Blinken, e il Ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani, mentre la candidata democratica alle elezioni presidenziali USA Kamala Harris ha mostrato supporto all’opposizione venezuelana; l’Alto Funzionario per gli Affari Esteri UE Josep Borrell si è invece limitato a un invito alla trasparenza.
Il fronte venezuelano di Gonzalez, effettivamente risulta particolarmente vicino tanto agli Stati Uniti quanto all’Argentina di Miliei, fervida oppositrice dell’esecutivo Maduro. La “Piattaforma Unitaria”, questo il nome del partito unitario di opposizione, è nata nel 2021 su iniziativa di Juan Guaidó, politico su cui USA e alleati avevano puntato per rovesciare il neochavismo in Venezuela. Egli, nel 2018, tentò di boicottare le elezioni autoproclamandosi Presidente del Paese e invitando la piazza a insorgere contro Maduro. A tale tentativo seguirono ulteriori fallimenti di golpe, dopo i quali Guaidò scelse di porre fine alla strategia del rifiuto elettorale, tentando una riconciliazione civile e provando a puntare su un rovesciamento in chiave politica. Le elezioni tenutesi ieri risultano a tal proposito le prime da quando Maduro ricopre la carica di Presidente in cui la coalizione di destra del Paese presenta un proprio candidato. La scelta del candidato è caduta su Gonzalez dopo l’esclusione della stessa leader del partito Machado, e il ritiro forzato della seconda scelta Corina Yoris. Il programma politico della Piattaforma Unitaria, nello specifico, si fonda sull’eliminazione dei programmi sociali e sulla vendita delle imprese nazionali più strategiche, prima fra tutte quella del petrolio.
Nicolás Maduro ha 61 anni ed è Presidente del Venezuela dal 2013, anno in cui è succeduto al defunto Hugo Chávez. Da oltre 20 anni USA e alleati cercano di rovesciare il sistema di governo costruito dalla sinistra in Venezuela. Il cosiddetto chavismo, che si basa su nazionalizzazioni, gestione sovrana delle ricchezze del Paese (innanzitutto petrolio) sottratte al controllo delle multinazionali, e accesso gratuito dei cittadini a educazione e sanità, è stato infatti fortemente combattuto dagli USA, anche mediante misure economiche come embargo e sanzioni. Maduro, tuttavia, non è inviso solo a Washington e venezuelani filo-statunitensi. Il successore di Chávez è infatti criticato anche da alcune frange della politica interna di sinistra: tra il duro scontro con l’opposizione di Guaidò prima e Machado poi, e la dura crisi economica vissuta dal Paese anche a causa dell’embargo statunitense, le disparità in Venezuela non si sono infatti appianate. La sinistra contesta a Maduro anche di essere troppo di manica larga quando si tratta di concessioni petrolifere a grandi compagnie – anche statunitensi – private. Tra i disagi sociali, quelli economici e l’aumento delle politiche repressive, Maduro viene insomma criticato anche da parte della sinistra del Paese, che rivendica un ritorno a un chavismo originario.
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